La scimmia nuda

creazionismoper Rassegna Stampa

La teoria evoluzionista, elevata con fideistica ostinazione a “verità” provata, ha un solo surrettizio scopo: ridurre l’essere umano a materia in evoluzione appiattendo qualsiasi differenza col resto della natura.

di Andrea Bartelloni

Che il credo evoluzionista neo darwiniano appaia vincente è abbastanza evidente. Dai manuali scolastici alle pubblicità i riferimenti all’uomo come evoluto dalla scimmia non mancano.

Le corrazzate dell’informazione scientifica sfornano di continuo  numeri speciali dedicati al tema e come se non bastasse adesso una mostra in grande stile si dedica a sottolineare questa discendenza con un titolo che non dà adito ad equivoci: La scimmia nuda. Storia naturale dell’umanità. Scienza e arte in una mostra interattiva. Allestita al museo tridentino di scienze naturali di Trento, resterà aperta fino al 6 gennaio 2008.

La scimmia nuda di cui si parla altro non è che l’uomo che, condividendo col presunto antenato il 98% del suo patrimonio genetico (fra l’altro il 90% con i topi e una piccola percentuale anche con i vermi), vedrebbe così dimostrata la comune ascendenza.

Ascendenza che, se andiamo a ritroso, porterebbe ai topi e poi ai… vermi?

L’etologo Frans de Waal sostiene, in alcuni pannelli della mostra, che anche le scimmie hanno una morale e il tutto senza alcuna prova evidente, ma sufficiente a far dubitare del primato della coscienza dell’uomo.

Appena entrati alla  mostra ci si presentano  scimmie saltellanti e una voce di sottofondo che spiega come abbiano una vita sociale e affettiva simile alla nostra e sembra, addirittura, che si intendano anche di medicina.

Le  “prove” dell’evoluzione vengono prese in esame non aggiungendo nulla a quanto si sa o forse, sarebbe meglio dire, non si sa, sulle nostre origini, ma nella guida distribuita ai giornalisti si legge una frase che fa riflettere sui veri scopi di questo sforzo organizzativo: “Nel mondo occidentale mentre la scienza ci pone dentro alla Natura, la religione dominante ci dice che siamo separati, se non al di sopra della Natura”.

E alla fine del percorso, dopo aver attraversato un salone dedicato ai miti tra i quali Adamo ed Eva, sorge spontanea la domanda sull’apparente contrasto tra scienza e fede, ma alcuni messaggi espliciti e ambigui vengono lanciati ai visitatori:

  1. se gli uomini non sono altro che animali è giusto distinguere tra diritti umani e animali?
  2. che tipo di ingegneria genetica dovrebbe essere ammessa per correggere anomalie e imperfezioni?
  3. sulla Terra siamo in troppi (un tabellone fa scorrere di continuo il numero crescente di abitanti della Terra con un senso di angoscia e di soffocamento!).
Questi messaggi lasciano intendere il vero scopo del continuo interesse nei confronti dell’evoluzionismo e dell’insistenza sulle origini animali dell’uomo: ridurre l’essere umano a materia in evoluzione appiattendo qualsiasi differenza col resto della natura.

Materia in evoluzione sulla quale è possibile intervenire come si vuole: selezionare, modificare, sopprimere. Tutto questo spiegherebbe il perché dell’insistenza su questi temi di personaggi come il prof. Umberto Veronesi impegnati nelle liberalizzazioni della fecondazione assistita, delle diagnosi prenatali e dell’eutanasia.

Il mondo nuovo della cupa profezia di Aldous Huxley non sembra poi così lontano.