Il colosso russo Gazprom cambia i vertici alla sovietica

GazpromIl Sole 24 Ore.com 31 gennaio 2008

di Pierio Sinatti

Fino a pochi mesi fa, su Viktor Zubkov, il sessantacinquenne ex-presidente di sovkhoz e dallo scorso settembre premier del governo russo, si ipotizzava che sarebbe diventato il presidente del Paese, per conto di Putin.

In un’intervista, Zubkov, non aveva escluso questa possibilità, confermata dalle sempre più frequenti apparizioni giornaliere nei principali telegiornali dei canali pubblici russi.

Poi il Kremlino ha designato il quarantaduenne brillante primo vicepremier Dmitrij Medvedev, che dal 2000 è anche presidente del consiglio di amministrazione di Gazprom. Zubkov ha riposto i suoi sogni nel cassetto per sempre.

Ora, però, gli sarebbero stati riservati due posti, non solo di consolazione: gli stessi finora occupati proprio dal delfino di Putin.

Il futuro CdA di Gazprom: i nomi in corsa

La nomina di Zubkov dovrebbe avvenire il 4 febbraio quando si procederà al rinnovo del CdA o “Consiglio (Sovet) dei Direttori” – del monopolio.

Secondo quanto è apparso tra ieri e oggi sulle principali agenzie e giornali russi rappresenteranno il maggior azionista della compagnia – lo Stato (51% del pacchetto azionario) – oltre a Zubkov, la ministra dell’economia e commercio estero Elvira Nabiullina (succeduta pochi mesi a German Gref, passato a dirigere una delle maggiori banche russe, la Sberbank: uscirà dal consiglio di Gazprom).

Il ministro per l’industria e l’energia Viktor Khristenko e il suo vice Andrei Dement’ev. Il vicedirettore dell’Agenzia di gestione della proprietà statale Jurij Medvedev (solo omonimo del successore di Putin). Inoltre saranno confermati nel Consiglio dei direttori l’ex-ministro dell’energia Igor’ Jusufov e l’ex-ministro per i rapporti di proprietà Farit Gazizullin (vecchia guardia Gazprom).

Tra i rappresentanti degli azionisti privati, saranno riconfermati Burkhard Bergmann, CEO della tedesca E.On Ruhrgas (con Gazprom è dal 2006 maggiore azionista della compagnia russo-tedesca che costruisce il “North European Gas Pipeline”o baltico), il gestore dei fondi d’investimento Boris Fjodorov (già ministro delle finanze in epoca eltsiniana) e l’attuale vice di Miller Ananenkov.

Quanto all’attuale AD (in carica dal 2001), il quarantatreenne Aleksej Miller sarà confermato nel “Sovet dei direttori” e nella carica di amministratore delegato (CEO) del colosso energetico russo.

Gazprom: un libro

Come si vede, non ci sono novità nel rinnovo del CdA. E neppure nella strategia di espansione di Gazprom, in un quadro internazionale segnato da forti pressioni contrarie, specie in materie di reti di trasporto, tra Ucraina e Asia centrale.

Sarà un caso, ma sta per uscire in Russia, dopo essere stato presentato a metà gennaio a Berlino, un libro sul monopolio, dal titolo rivelatore: “Gazprom: la nuova arma russa”. Gli autori, Mikhajl Zygar’ e Valerij Panjushkin, giornalisti economici rispettivamente dei quotidiani “Kommersant” e di “Vedomosti”, raccontano l’intera storia della holding, nata nel 1989 per intuizione dell’allora ministro sovietico del gas Viktor Chernomyrdin.

Particolarmente interessante la descrizione del rapporto tra Gazporm e potere politico. In particolare l’ascesa degli uomini di Putin alla direzione dell’azienda e la contemporanea emarginazione e allontanamento dei suoi fondatori e manager storici: tra cui emergono il pensionamento di Rem Vjakhirev e l’esilio a Kiev, come ambasciatore, imposto (in stile sovietico) all’ideatore e fondatore Chernomyrdin. Personalità cui rapporti della CIA e la voce comune attribuiscono grandi patrimoni accumulati gestendo Gazprom.

Hanno sostituito la vecchia guardia, manager e funzionari pietroburghesi che dirigevano nella città baltica aziende legate a quella municipalità dove aveva lavorato per un quinquennio lo stesso Putin, come vicesindaco e responsabile dei rapporti esteri.

Aleksej Miller

Particolarmente pungente è il ritratto di Akleksej Miller: economista, aveva diretto l’Ente porto marittimo pietroburghese e altre società di piccola dimensione. Compiti di poco rilievo se commisurati al ruolo enorme che Putin gli affida, ponendolo (nel 2001) al vertice esecutivo di Gazprom.

Miller si distinguerebbe non per creatività e spirito d’iniziativa, ma per una straordinaria capacità di ascoltare, prendere nota, tacere ed eseguire gli ordini che riceve da Putin: non per niente il presidente uscente veniva indicato come possibile nuovo leader di Gazprom.  Miller è noto come rabotjaga, sgobbone. Entra in ufficio prima delle otto del mattino e ne esce verso mezzanotte.

È sempre presente, ma all’ombra di Putin, nella trattative per i grandi accordi internazionali su forniture di gas e costruzione dei gasdotti internazionali.

Tuttavia, è con lui AD e con Dmitrij Medvedev presidente (dal 2000) che Gazprom è diventata un’azienda leader nel mondo e come tale un efficace strumento per la nuova ascesa di Mosca sulla scena della politica ed economica internazionale.

C’è da chiedersi se il libro costituisca un tentativo di screditare Miller e con lui la gestione di Gazprom. Lo può far pensare (a noi che ne abbiamo letto solo alcuni stralci apparsi pochi giorni fa su “Kommersant”) il momento topico in cui esce: si rinnova il CdA dell’azienda e incombono le presidenziali di marzo, in cui il presidente (uscente) di Gazprom, Dmitrij Medvedev, si profila come unico protagonista e vincitore indiscusso prima del voto.