Ai Parlamentari cattolici occorrono più coraggio e serietà

parlamentari_cattIl Popolo settimanale della diocesi di Tortona del 22 giugno 2006

I valori cristiani non sono né di destra né di sinistra

don Maurizio Ceriani

Qualche mese fa Benedetto XVI indicò i valori “non negoziabili” dell’impegno cattolico in politica: la difesa della vita, della famiglia fondata sul matrimonio e del diritto dei genitori a educare i loro figli. Il Papa non voleva porre semplicemente un limite, un argine oltre il quale l’arte della negoziazione, propria della politica, non potesse tracimare, quanto invece indicare un preciso criterio per l’agire dei cattolici nel mondo della politica, al di là di ogni schieramento partitico o di ogni coalizione.

Sulla scena mondiale ci sono, infatti, urgenze di una drammatica impellenza che non possono lasciare indifferenti i cattolici e che non possono passare in secondo piano, nemmeno davanti ai problemi dell’economia e della finanza o davanti ai giochi delle grandi strategie internazionali.

C’era anche da dare una risposta alla domanda che da molte parti avanzava: che cosa significa per un partito o un uomo politico dirsi cattolico? Con la chiarezza mite del suo magistero Joseph Ratzinger ha definito anche questo: può dirsi veramente cattolico chi in politica non scende a compromessi e non negozia sulla difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione. Altrimenti l’appellativo “cattolico” resta un vuoto nome, al massimo uno specchietto per le allodole in periodo elettorale.

L’intervento papale porta con sé un’ulteriore riflessione che non va sottaciuta, anche se non è immediatamente individuabile: viene spostato l’accento del pensiero politico cattolico dall’interpretazione che vedeva l’opzione per i poveri individuata principalmente – e spesso esclusivamente – nelle politiche economico-sindacali a favore dei ceti operai. Certamente non va abbandonato quell’impegno sociale che rappresenta la grande ricchezza della politica di matrice cattolica e che si sviluppa a partire dalla Rerum Novarum, ma occorre che i Cattolici prendano coscienza delle “nuove” povertà del XXI secolo.

I nuovi poveri sono oggi gli embrioni prodotti artificialmente in provetta, congelati, usati come cavie da laboratorio; sono i concepiti minacciati dall’aborto chirurgico e da quello chimico della RU486; sono i malati terminali su cui si proietta la cupa ombra dell’eutanasia; sono le famiglie equiparate a qualsiasi convivenza che il capriccio umano possa escogitare; sono le donne non tutelate nel loro tratto più originale che è la maternità; sono i genitori, menomati nel diritto di educare i propri figli da uno statalismo asfissiante ed invadente che non sopporta l’iniziativa privata.

Ugualmente l’alto pensiero di Benedetto XVI si oppone alla semplificazione che vorrebbe individuare i valori della politica cattolica con uno schieramento partitico. In altri termini, da un lato si può tranquillamente ammettere che sia finito il tempo della militanza cattolica in un partito unico di riferimento, si può ritenere normale la presenza cattolica sia a destra che a sinistra, si può aderire a diverse, opinabili e rispettabilissime idee e programmi circa l’economia, la difesa, la politica internazionale, la legge finanziaria, lo sviluppo imprenditoriale, il mondo del lavoro, la riforma costituzionale.

Dall’altro lato, tuttavia, deve essere chiaro che i Cattolici possono avere una sola e identica posizione – che non è né di destra, né di sinistra, ma semplicemente cattolica – sulla vita, sulla famiglia, sulla libertà di educazione, pena l’irriconoscibilità della loro stessa identità cristiana. Calato nell’attuale contesto politico italiano sembra che questo messaggio sia ancora al di là dall’essere recepito.

I Cattolici del centrodestra non sembrano opporsi al tentativo di strumentalizzare queste tematiche per farne altrettante clave contro il governo. Quelli del centrosinistra sembrano semplicemente assenti. Così abbiamo assistito alle tristi figure di questi giorni, dopo il colpo di mano del ministro Mussi. Al centrodestra stava più a cuore dare una “spallata” a Prodi, al centrosinistra fare un dispetto a Berlusconi… e chi ne ha fatto le spese è stato l’embrione.

Antonello Soro, portavoce della Margherita, ha precisato che la mozione sui temi della bioetica, con cui il Parlamento avrebbe dovuto chiedere conto al ministro Mussi del suo arbitrato, è stata respinta perché “rischiava di essere strumentalizzata da chi, nella CdL, cerca solo di mettere in difficoltà il Governo”.

Dal suo punto di vista non gli si può dar torto, ma viene da chiedersi se i Cattolici del suo schieramento possano accettare di sedere in Parlamento solo per evitare ad ogni costo che il governo Prodi sia messo in difficoltà (di fatto è stato messo in difficoltà dallo sciagurato colpo di mano di Mussi, non certo dai Cattolici!).

Non scandalizziamoci se per qualcuno “Parigi val pure una Messa (e magari anche un embrione)”, ma sia chiaro che per i Cattolici “una Messa e un embrione valgon sempre più di Parigi”!