Evoluzione, da figli di scimmie a padri di microbi

microboTempi n.21 del 18 maggio 2006

Per i libri scolastici non c’è altra verità che la teoria insegnata da Darwin. né altra soluzione per il sovraffollamento terrestre che l’ipotesi maltusiana

di Giojelli Caterina

«Penso che il darwinismo sia un abito mentale imprescindibile per chi crede nella funzione suprema della ragione e nella sua capacità di modificare il mondo a beneficio dell’uomo. (…) Ecco perché dobbiamo accendere quella che io definisco “illuministica curiosità”, quando la mente è più fertile, già addirittura negli anni delle elementari (…). È la curiosità dei bambini e la capacità di utilizzo della loro ragione che ne farà uomini e donne consapevoli e responsabili nella civiltà del futuro».

Così Umberto Veronesi si univa all’appello «dei colleghi e amici scienziati», affinché il ministero dell’Istruzione riconsiderasse l’inserimento delle teorie darwiniane nei programmi della scuola media italiana (Repubblica, 24 aprile 2004). Il giorno dopo, gli amici scienziati Luca e Francesco Cavalli Sforza, precisando al Sole 24ore che «più che riforma sembra di ritornare alla Controriforma», domandavano: «Cosa succederà agli insegnanti che sceglieranno di parlare dell’argomento proibito?

Dovranno mentire, rispondendo che non si sa nulla sull’evoluzione, dare spiegazioni creazioniste, o dire che di questi argomenti potranno occuparsi da grandi? (…) Si dovranno scartare i testi che parleranno degli argomenti proibiti (e ve ne sono parecchi in giro), li si dovrà buttar via e preparare di nuovi?».

L’allarme (grazie a una commissione presieduta dal nobel Rita Levi Montalcini) rientrò senza danno. Oggi abbiamo testi scolastici su cui ogni bambino “responsabile della civiltà del futuro” può apprendere che «come gli aeroplani anche gli organismi si sono evoluti passo dopo passo, partendo da un “vecchio modello” e modificandolo di generazione in generazione» (Antonelli, Borgioli, von Borries, Osservatorio di Scienze, B, La vita e il sistema Uomo), o che «i fossili sono la testimonianza concreta delle trasformazioni delle specie nel tempo» (Gaiotti, Modelli, La Biologia. Diversità e unità della vita), ma non, come nota Andrea Bartelloni, che «i cosiddetti anelli intermedi che tale affermazione presuppone non sono stati ancora trovati.

Non si possono insegnare teorie sull’origine della vita prescindendo dalle obiezioni sollevate dal genetista Giuseppe Sermonti, il paleontologo Roberto Fondi o il fisico Antonino Zichichi».

Bartelloni, membro dell’Osservatorio permanente dei libri di testo, racconta a Tempi come, nascondendosi dietro parole incomprensibili («l’ontogenesi ricapitola la filogenesi, ad esempio»), sia facile ammantare di scientificità qualcosa che altrimenti rimarrebbe avvolto nel mistero, «e sappiamo bene quanto una certa mentalità scientista abbia in odio il mistero».

Testi e scienziati da manuale

Evoluzionismo, scientismo, esplosione demografica sembrano infatti essere i leit-motiv di gran parte dei libri di testo. C’è posto per Darwin e la sua chiarezza apodittica sull’origine dell’uomo, ma non per quel senso del mistero che i grandi scienziati hanno detto essere l’anima del loro lavoro. Per questo, nel 1999, l’Osservatorio (emanazione dell’associazione “Gymnasium”) decide di prendere in esame la manualistica scolastica, smascherando errori e omissioni dei libri di scienze e biologia più diffusi nelle scuole medie e superiori italiane, tracciandone schede valutative degli aspetti tecnici e della trattazione di argomenti “sensibili” come l’origine della vita.

«Un’indagine che offre uno spaccato della scuola italiana, nella quale alberga il mito di rendere ipotesi la verità assoluta», dice Bartelloni. L’immagine della scimmia che diventa uomo nei sussidiari elementari, sembra innocente paragonata a ben altre affermazioni da manuale: «Che l’evoluzione si sia verificata o meno, tuttavia, non è più tra i biologi argomento di discussione. Di fatto si è tutti d’accordo (…) che i complessi organismi viventi, inclusi noi stessi, si siano originati da forme più semplici. (…) Unici oppositori i fondamentalisti religiosi» (Curtis, Barnes, Invito alla Biologia); «è piuttosto possibile che la nostra specie sia in grado di provocare la sua stessa estinzione per le gravi alterazioni portate all’ambiente.

Nel qual caso (…) “Il Pianeta tirerebbe un metaforico sospiro di sollievo per il definitivo insuccesso di un esperimento interessante ma pericoloso: noi”» (Gainotti, Modelli, La Biologia. Diversità e unità della vita); «Noi ci siamo evoluti mantenendo da adulti le caratteristiche infantili dei nostri antenati» (Bertini, Danise, Franchini, Dire, fare, conoscere le Scienze); «La teoria dell’evoluzione per selezione naturale ha avuto l’importantissimo merito di unificare tutte le branche della Biologia: si possono interpretare alla luce della teoria di Darwin tutte le relazioni che gli esseri viventi instaurano tra loro e nei confronti dell’ambiente (Ecologia), il comportamento (Etologia), la classificazione (Sistematica) e i rapporti esistenti tra la struttura di un organo e la funzione (Anatomia e Fisiologia)» (Colombi, Negrino, Rondano, I grandi temi delle scienze naturali. Corso di scienze per la scuola media); «L’esplosione della popolazione umana presenta analogie con la diffusione dei microbi nel nostro corpo: o fermiamo la crescita dei germi o finiremo per soccombere» (Casagrande, Fantini, Menotta, Monesi, Piazzino, 15 moduli per lo studio delle scienze della natura); «Evoluzionismo. La teoria è universalmente accettata e viene considerata un’importante conquista del pensiero umano» (M. Jones, G. Jones, Lineamenti di Biologia). è solo un assaggio del lavoro dell’Osservatorio, consultabile sul sito del Centro cattolico di documentazione (rassegnastampa.totustuus.it).

Nello stesso sito si trova il “film” della storia dell’origine della vita, montato dai Cavalli Sforza in un manuale per le scuole medie, e le pagine di un sussidiario elementare, che divide le diverse teorie sulla nascita dell’uomo, sotto le diciture: “Secondo la religione”, “Secondo il mito” e “Secondo la scienza” (chi propenderà per quest’ultima avrà la certezza di derivare dalla scimmia antropomorfa).

«Sarei tuo nonno?»

Evoluzionismo, scientismo, esplosione demografica: il 15 per cento dei manuali è interamente occupato da Darwin e affini. E sui giornali si etichetta come “fascisti” i ragazzi di Alleanza Studentesca, rei di aver animato una settimana antievoluzionista e, vestiti da gorilla, domandato ad ogni aderente al Darwin Day: «E io sarei tuo nonno?».

Già, i giornali, così distratti da non segnalare ciò di cui solo il mensile Quark e Bartelloni sul Corriere del Sud hanno scritto: nel rapporto “Gli italiani e Darwin”, realizzato a dicembre dall’Osservatorio Scienza e Società di Observa, il 51 per cento degli intervistati ritiene presente la mano di Dio nella creazione o nell’evoluzione dell’uomo, contro un 30 per cento che individua nell’evoluzione l’unico artefice.

Il 65 per cento ritiene utile nelle scuole l’insegnamento sia dell’evoluzione sia della visione cristiana delle origini, e solo l’11 per cento pretende la sola darwiniana. «Tutto questo – commenta Bartelloni – la dice lunga sulla capacità dei media di influenzare il pensiero».

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INSEGNAMO LA REALTÀ, NON TEORIE

di Giojelli Caterina

Mentre i luminari sgomitano per un posto sui giornali, c’è chi continua a fare il proprio lavoro in classe. Come Armando Baldissin, professore di scienze alla scuola La Traccia di Calcinate (Bg) che da qualche anno ha spostato Darwin dalle medie al liceo: «Ci vuole spirito critico per affrontare un ragionamento sui fatti, come il darwinismo, e sono molti gli scienziati che stanno prendendo le mosse da affermazioni alla Richard Dawkins, per il quale l’uomo è solo frutto del caso. Non è efficace come dire che deriva dalla scimmia, ma per parlarne ci vuole la maturità di un percorso didattico che sottoponga il pensiero alla prova dei fatti anziché all’ideologia».

Per Maria Cristina Speciani, docente di scienze naturali e caporedattore della rivista scientifica Emmeciquadro, occorre «offrire, a qualsiasi livello scolare, il contesto in cui un’informazione è inserita e mostrarne l’orizzonte nel quale l’insegnante si fa guida e compagno dello studente».

A Umberto Veronesi Raffaella Manara, insegnante di matematica all’Istituto Sacro Cuore di Milano, vorrebbe ricordare che «la curiosità di un bambino è rivolta al reale, prima che alle teorie sul reale, e si coltiva se si spalanca la sua mente alla conoscenza attraverso il metodo dell’esperienza.

Una volta che il bambino avrà capito che le teorie sono distinte dalla realtà, gli insegneremo quello che il vaglio della critica scientifica e storica riterranno di mantenere del darwinismo come accade per tutte le teorie. Fino ad allora, per un bambino il darwinismo può risultare pari alla fiaba di Biancaneve e i sette nani, privo com’è degli strumenti, che può acquisire solo gradualmente, per poterlo vagliare».