La battaglia per i principi “non negoziabili” nell’Italia di Prodi

Prodiil Foglio quotidiano giovedì 13 aprile 2006

Per i cattolici la strada è chiara: opposizione dura per stanare i “fratelli che sbagliano” nella sinistra 

Milano. C’è un episodio narrato da Tito Livio a proposito di una certa battaglia tra romani ed etruschi, così drammatica che non si riusciva nemmeno a decidere chi l’avesse vinta. Finché, nel bosco, un soldato rifece il conteggio: gli etruschi avevano un morto in più, dunque avevano perso loro. Leggenda efficacemente attuale, quella che Marta Sordi, professore emerito di Storia greca e romana alla Cattolica di Milano cava dal suo straordinario archivio mnemonico.

Ma, prima ancora, un invito a non gettare la spugna anzitempo, perché non sono questi momenti in cui sia lecito perdersi d’animo, e bene ha fatto Silvio Berlusconi a non “concedere” la vittoria a Romano Prodi prima di aver verificato fino all’ultimo voto.

Per il resto, il “che fare” dei cattolici stilato dalla professoressa Sordi è chiaro, lineare e non concede deroghe: “Mi auguro che i partiti del centrodestra siano uniti, svolgano un’opposizione compatta in grado di far emergere le contraddizioni presenti nello schieramento di sinistra”, spiega.

La nuova Italia guidata dal centrosinistra non sposta di un millimetro i confini: “Lo dico soprattutto in relazione a quei temi che sono di assoluto rilievo per i cattolici: il rispetto della vita, la tutela della famiglia, ma anche l’attenzione all’educazione. Solo un’opposizione forte, compatta e senza sconti su questi argomenti è in grado di stanare, di far uscire allo scoperto i tanti cattolici presenti nell’altro schieramento”.

I quali hanno sempre affermato che saranno liberi di non appoggiare provvedimenti “contrari alla propria coscienza”. E allora, secondo Marta Sordi, l’obiettivo deve proprio essere quello di metterli alle strette. “Non bisogna cedere ai compromessi, in questo momento la forza dei cristiani sta nella chiarezza”.

Stesso ordine di problemi, e addirittura stessa tattica, suggerisce lo storico Roberto de Mattei, vicepresidente del Cnr e direttore della rivista Radici Cristiane. “Per queste elezioni si è molto spesso evocato il paragone con il 18 aprile del ’48. A me pare che il parallelo più stringente e attuale sia quello con il 13 giugno 2005, i referendum sulla legge 40”, esordisce De Mattei. “Come sappiamo nel 1948 l’Italia era divisa in due, ma la linea della spaccatura, pure drammatica, era quella di una diversa concezione politica, culturale.

Oggi invece la spaccatura si è trasferita su un piano etico, più profondo. Lo si è visto nei referendum, e l’esito delle elezioni lo ha confermato. Vede, mi sembra riduttivo leggere l’opposizione tra i due elettorati solo in chiave di tassazione, di economia”.

Insomma ci sono due Italie divise proprio sul modo di concepire l’essere umano, la sua vita, il suo posto nel mondo? “Sì, da una parte una cultura del nichilismo, del relativismo, dall’altra una cultura che dà spazio a quelle verità naturali che non sono patrimonio solo del cristianesimo”. Il problema è che di gente che crede in questi stessi valori ce n’è anche dall’altra parte, quella in cui milita pure la Rosa nel pugno. Dunque, che fare? Si può cercare una “larga intesa”, come ha suggerito martedì Berlusconi?

“La politica ha i suoi metodi, si basa sulla diplomazia. Ma su questi temi fondativi non ci può essere un’intesa nel senso di un accordo al ribasso. L’unica intesa possibile scaturisce da un netto confronto culturale. Dal coraggio di mettere sul tavolo e far pesare quei valori non negoziabili cui Benedetto XVI ha richiamato tutti. Questo solo, del resto, può stanare i cattolici della sinistra. Che la destra, soprattutto al Senato, faccia proposte serie, dirompenti, sui temi come l’aiuto alla vita, la famiglia. I cattolici della sinistra vanno messi alla prova”.

Secondo de Mattei, l’attuale situazione politica non è però da leggere solo in chiave negativa: la sinistra al governo è invece anche “un’occasione per la chiesa di fare chiarezza, di farsi sentire. Di comprendere l’insegnamento che il cardinale Ratzinger aveva più volte espresso: non ridurre il cristianesimo alla sola dimensione privata”.

Analoga insistenza sui “valori non negoziabili” richiamati dal Papa mette al centro anche Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica all’Università di Venezia. Che ne individua anche altri ugualmente importanti: “Rispetto della vita deve significare anche miglior riconoscimento del diritto al lavoro, soprattutto per i giovani, e poi il tema della giustizia, e della giustizia internazionale, della pace.

Tutti questi sono problemi che stanno particolarmente a cuore ai cattolici, ma che non sono solo ‘di pertinenza’ dei cattolici. Dal diritto alla vita alla giustizia, sono argomenti che possiedono un rilievo addirittura costituzionale. O anche sociale: pensiamo a quanto il problema della denatalità sia legato anche al problema della scarsa iniziativa economica della nostra società. A una sua concezione declinante”.

Dunque, come devono agire i cattolici in questo momento storico? “C’è una sensibilità su questi argomenti che è diffusa in modo ampio in entrambi gli schieramenti. Senza pensare a una Grosse Koalition che al momento non mi sembra proponibile, ritengo che vada coltivato un modo di operare trasversale su questi argomenti di rilievo. Io non metto in discussione la lealtà di partito sulle questioni politiche che non impegnano questi valori, ma quando entrano in discussione temi come abbiamo detto ‘non negoziabili’, occorre la capacità di costruire un’opinione diffusa trasversale”.

Un richiamo alla purezza senza cedimenti dell’impostazione culturale ed etica viene anche dal professor Giovanni Reale, storico della filosofia. Che rivendica per sé una concezione platonica, nella quale la forza e la purezza dei valori etici non può essere “cosa di questo mondo”. Ma poiché in questo mondo i cattolici, e pure i politici, ci vivono, il richiamo di Reale è a “dare la massima importanza a quei valori ‘non negoziabili’ indicati dal Papa. Più si tiene presente, più si fa riferimento a una visione etica alta come questa, e meno si rischia di cadere nel compromesso della politica”.