Provetta

16 maggio 2005

Sul numero di aprile 2005 di «Studi cattolici» il costituzionalista Aldo Loiodice ha pubblicato un articolo dal titolo inquietante: «I “miliardari della provetta”. Aspetti mercantili della Fivet».

Stralci: «Con la donazione di ovociti (i costi, ndr) si aggirano sugli 8.000 euro per il primo tentativo e crescono via via sino a superare i 20.000 euro. Vi sono cataloghi dei donatori, con foto, storia sanitaria e albero genalogico.Altro costo riguarda la diagnosi preimpianto per verificare se l’embrione è portatore di gravi malattie (anche se ciò arreca danno allo stesso embrione); (…): intorno ai 6.000 euro. (…) l’intera procedura raggiunge livelli non attingibili da tutti gli utenti (specie quelli a reddito fisso)».

Ancora: «La restrizione normativa degli utenti alle sole coppie sterili (…) inpedisce che i “capricci” della provetta possano sollecitare anche le coppie fertili, rendendo più ricco il mercato della provetta». Ancora: «Al momento, non sono ancora emersi, nel dibattito in corso, tutti gli interessi e le prospettive che, in effetti, vengono in gioco; per esempio, l’aspetto più nascosto (quasi difeso) è quello che si veste della tutela costituzionale per la libertà di ricerca per coprire la sua vera natura di esigenza di ampliare la libertà d’impresa reclamata (tramite la ricerca) dalle case farmaceutiche, dalle case cosmetiche, dalla case di cura private e dai ginecologi interessati».

Ancora: «Le regole poste da tale normativa (la legge 40/2004 oggetto di referendum abrogativo, ndr) hanno infatti chiuso i mercati collegati alla fecondazione, quali (…) quelli degli spermatozoi, degli ovuli, degli uteri in affitto con vera e propria prostituzione (che equivale a far mercato di sé)». Ancora: «(…) la ricerca su staminali non embrionali è l’unica acclarata scientificamente con guarigioni accertate». Invece, «l’uso delle cellule staminali embrionali, fin ad ora mai tentato neppure in via sperimentale sull’uomo, si è dimostrato cancerogeno nella sperimentazione animale (in corsivo nel testo, ndr)».

Ancora, «che senso costituzionale può assegnarsi alla pretesa di intromissione, nella disciplina della legge, di una dimensione ipoteticamente più ampia della libertà di ricerca a fini che non sono solo terapeutici? (…) quale obiettivo reale persegue il soprannumero degli embrioni? Si tratta del diritto alla salute della donna ovvero di altri interessi? (…) Se lo scopo della legge 40/2004 è quello di superare una patologia (infertilità e sterilità), (…) che senso avrebbe l’allargamento (anche ai fertili) della sfera dei soggetti che possono accedere alla Pma (procreazione medicalmente assisitita, ndr)? (…) se la legge vuol rendere concreta la traduzione in realtà del desiderio (o diritto) di un figlio proprio, che senso avrebbe la fecondazione eterologa che porta ad avere un figlio altrui o non totalmente proprio?».

La legge «ha vietato la clonazione e la selezione eugenetica (di nazista memoria)» ed «ha lo scopo di impedire l’ignobile mercato degli embrioni e dei tessuti staminali e l’altrettanto ignobile mercato degli interventi chirurgici e delle illusioni tecnico-mediche, i cui costi sono elevati e inducono le coppie sterili e infertili a indebitarsi oltre i limiti delle loro possibilità». Infine, «forse alcuni gruppi finanziari (collegati o meno alla case di cura ed ai tecnici e ricercatori ginecologici e genetici) hanno subito avvertito il grande rischio (per loro) della legge» (che aveva cercato di porre fine al cosiddetto Far West: leggi «libero mercato» o «liberalizzazione», ndr).