Jerzy Popieluszko martire

Jerzy_Popieluszko

padre Jerzy Popieluszko

ZENIT – Il mondo visto da Roma Servizio quotidiano

19 ottobre 2005

Nel 2006 dovrebbe essere proclamato beato il cappellano di Solidarność. Simbolo della Polonia libera, don Popieluszko venne ucciso dai servizi segreti comunisti

VARSAVIA, mercoledì, 19 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Speriamo che il processo di beatificazione del Servo di Dio Jerzy Popieluszko si possa concludere entro un anno. Lo ha detto, questo lunedì, il postulatore don Tomasso Kaczmarek che ha terminato il lavoro sulla cosiddetta “positio sul martirio”.

Il volume, composto da 1.100 pagine, descrive sia i fatti della vita del cappellano di “Solidarność”, Primo Sindacato Indipendente ed Autogestito della Polonia, sia le prove convincenti che “dimostrano che è stato ammazzato a causa dell’odio verso la Chiesa e Dio”.

Il martirio sussiste quando si verificano contemporaneamente diverse circostanze come: la morte violenta del cristiano; l’accettazione della morte come scelta di fedeltà a Cristo; e l’azione del persecutore in odio alla fede o contro altra virtù cristiana. Secondo il postulatore la positio prova senza ombra di dubbio che “don Jerzy è morto riconciliato con Dio e che ha accettato le sofferenze subite e la morte violenta nello spirito di Amore”. La beatificazione potrebbe quindi, a suo avviso, avvenire già nel giugno del 2006, durante il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Polonia.

In base alla nuova legislazione per le cause dei santi, la Costituzione apostolica Divinus perfectionis Magister, pubblicata da Giovanni Paolo II nel 1983, oggi per procedere alla beatificazione dei martiri non serve più la previa approvazione del miracolo. Questo per una ragione teologica che si può rintracciare nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, dove il martirio è definito come “dono esimio e prova suprema di carità” che “viene concesso a pochi”. L’offerta della propria vita a Cristo non viene quindi considerato come un fatto umano, ma come una grazia.

Adesso la “positio sul martirio” verrà trasmessa al Relatore padre Hieronim Fokcinski che rappresenta la Congregazione delle Cause dei Santi. Poi sarà letta da 7 consultori. Se il loro parere sarà positivo il Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, monsignor Edward Nowak, preparerà una relazione sullo stato della causa, che il Prefetto del dicastero vaticano, il Cardinale José Saraiva Martins, presenterà al Santo Padre.

Qualora Benedetto XVI la dovesse accettare, verrà poi letto durante il Concistoro il decreto sulle virtù eroiche. Trovandoci in presenza di una causa sul martirio, questo significa che la Santa Sede potrebbe proclamare subito beato don Jerzy, permettendo così anche il suo culto locale.

Commentando l’andamento del processo di beatificazione del cappellano di Solidarność, il postulatore ha sottolineato che la data di beatificazione dipenderà dal lavoro dei consultori, in quanto tratteranno questa causa come “prioritaria”. Il processo diocesano di beatificazione di don Jerzy Popieluszko è durato solo 4 anni e si è concluso l’8 febbraio del 2001. La tappa romana del processo è cominciata, invece, il 3 maggio 2001.

Il cappellano di Solidarność aveva solo 37 anni. Erano gli anni bui della legge marziale del Generale Wojciech Jaruzelski. Don Jerzy Popieluszko celebrava le messe per la Patria. La sua chiesa di San Stanislao Kostka a Varsavia-Zoliborz era di giorno in giorno sempre più affollata. Per il regime era un fanatico, un esempio di clericalismo militante; per la gente, invece, un pastore saggio e coraggioso.

Il 19 ottobre 1984 don Jerzy Popieluszko venne sequestrato e assassinato da tre agenti dei servizi segreti che, dopo averlo massacrato di botte, lo gettarono nelle acque gelide della Vistola. A dare la notizia del rapimento fu l’autista di don Jerzy, Waldemar Chrostowski, che riuscì a saltar fuori dall’auto dei sequestratori e a dileguarsi nel bosco.

Per lunghi giorni si continuò a sperare che il cappellano di Solidarność fosse ancora vivo. Fino a quando, il 27 ottobre, il capitano Grzegorz Piotrowski confessò: “L’ho ucciso io, con le mie mani”. Il corpo verrà poi ritrovato nel lago artificiale formato dalla diga di Wloclawek, un centinaio di chilometri a nord di Varsavia. Lo choc fu immenso ma la nazione polacca lo affrontò senza cedere alla rabbia o alla violenza, memore delle parole che don Jerzy soleva ripetere: “Dobbiamo vincere il male col bene”.

I mandanti del delitto, compiuto con ferocia bestiale e raccontato con macabri dettagli dagli assassini nel corso di un drammatico processo, non furono mai giudicati. Gli imputati vennero condannati ma ebbero la pena ridotta, e per questo sono già usciti tutti dal carcere.

La tomba di don Jerzy, che si trova a Varsavia accanto alla chiesa dove celebrava le messe per la Patria, è diventata meta di pellegrinaggio per milioni di persone che lo venerano come il testimone della resistenza morale e spirituale della nazione polacca. In questi giorni tutta la Polonia ricorda il cappellano di Solidarność: il 18 ottobre a Wloclawek, dove è stato ritrovato il corpo di don Jerzy, è stata infatti celebrata una messa per la beatificazione di don Popieluszko. Questo mercoledì, il Cardinale Jozef Glemp, Primate della Polonia, presiederà invece una messa solenne nella chiesa di San Stanislao Kostka a Varsavia.

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