I maestri del politicamente corretto

Maria delle milizie

Regina delle milizie

Pubblicato su Il Giornale 12 maggio 2004

 di Rino Cammilleri

Come puntualmente de­nunciato da Oriana Fallaci nei suoi libri, or­mai sempre più spesso a distinguersi per ec­cessi di zelo politica­mente corretto sono i preti. I quali hanno adesso deciso di intervenire, con sensibilità fa­stidiosa e soprattutto non ri­chiesta, sui più venerati san­tuari della cattolicità.

Già è in corso il progetto per trasformare quello di Fati­ma in un centro multireligio­so, dove anche gli animisti africani e i loro stregoni avranno uno spazio per il lo­ro culto. Le comprensibili proteste da parte dei fedeli e dei lettori delle innumerevoli riviste mariane si sono senti­te sprezzantemente liquida­re, da parte della direzione del santuario, come “fanati­smi”.

Ora è il turno di Compostel­la, il cuore del cattolicesimo spagnolo e meta di uno dei più importanti pellegrinaggi del mondo. Già, perché in quella basilica c’è la famosa statua di “Santiago Matamoros”, un’opera lignea del seco­lo XVIII che raffigura san Gia­como Apostolo su un cavallo bianco, spada in mano e so­vrastante un gruppo di terro­rizzati arabi e berberi. I cano­nici hanno deciso di occulta­re quella statua all’interno del museo della cattedrale, così che la sua vista non offen­da la sensibilità di “altre cultu­re”.

Il linguaggio felpato non ce la fa, naturalmente, a na­scondere dietro un dito che si tratta dei musulmani. Come al solito, dal timore (perché di questo si tratta) si cade nel grottesco, dal momento che le probabilità che un islamico entri in una chiesa cristiana sono notevolmente inferiori a quelle che visiti un museo.

In ogni caso, c’è da star si­curi che al primo vagito d’in­sofferenza da parte di qual­che convertito (sì, perché so­no i neofiti quelli che di solito più schiamazzano) la statua verrà tolta anche dal museo e con tante scuse. Certi preti hanno uno strano concetto della democrazia: totale disprezzo per la maggioranza e ogni untuosità per il primo pincopallino che alza la voce. Già accaduto, a Monza, che si sia cercato di togliere la spa­da a san Michele Arcangelo, suscitando la comprensibile disapprovazione di Polizia e Paracadutisti, di cui quel san­to è patrono. Anche qui, la “pace”. Bah.

Per fortuna a Bologna c’era un pastore serio come Biffi (ora degnamente sostituito da Caffarra, un altro che non ha paura di parlar chiaro), al­trimenti in San Petronio l’af­fresco medievale e dantesco in cui Maometto sta all’Infer­no sarebbe stato asportato senza tanti complimenti, e a spese dei fedeli.

Un’indicazione per i preti più realisti del re: a Scicli, in Sicilia, si venera una statua della Madonna “Regina delle Milizie”: è a cavallo, corazza sul petto e sciabola in pugno. Apparve ai normanni di Rug­gero e li guidò alla vittoria contro i saraceni. Sì, avete let­to bene: la Madonna in perso­na. Vediamo quanto tempo ci metteranno i preti politically correct a disarmarla per “ri­spetto” alle “altre culture”.

Gli spagnoli considerano Santiago il loro patrono prin­cipale, fin da quando appar­ve alla battaglia di Clavijo nel LX secolo, incitando le truppe cristiane alla reconquista del Paese ai Moros. La guerra durò secoli e si concluse solo nel 1492 con la presa di Gra­nada.

Nelle battaglie più impor­tanti Santiago appariva ai cri­stiani e li spronava alla vitto­ria, per questo gfl spagnoli lo hanno sempre identificato con la loro volontà nazionale di essere cristiani e non mu­sulmani. Il pellegrinaggio alla tomba di Santiago a Compo­stella in Galizia registra af­fluenze sempre crescenti, e anche laici dichiarati ne subi­scono il fascino, un fascino che parla di identità europea e rende parte di un’antichissi­ma tradizione comune. Quel­la tradizione e quella identità di cui proprio i preti dovreb­bero essere i primi guardiani.