Cammei di santità. Tra memoria e attesa

Marco_TangheroniPubblicato su Il Corriere del sud, 15/30 agosto 2005

di Andrea Bartelloni

Marco Tangheroni (1946-2004) illustre medievista pisano era noto per le sue importanti ricerche e molto noto, a chi ha avuto l’occasione di frequentarlo, per la grande umiltà. Umiltà che sta rendendo difficile la ricerca dei suoi numerosissimi interventi sulla stampa quotidiana che lui non conservava e, se conservava, magari smarriva. Interventi che, pur nel loro carattere, spesso contingente, inviavano sempre al lettore dei messaggi con un respiro e una profondità che riportano alla mente un aforisma di Nicola Gomez Davila: “Non vale la pena ascoltare chi non può promettere un presente eterno”.

Il ritrovamento di alcune pagine di Avvenire con il Canone redatto dal prof. Tangheroni nel 1990 e nel 1991 e la  paziente opera di trascrizione di Maria Eugenia Cadeddu ha permesso la pubblicazione, voluta dalla famiglia Tangheroni, delle cinquantuno brevi biografie di santi e beati,  molti dei quali sconosciuti al grande pubblico, ma, attraverso i quali giungono fino a noi esempi di santità e continui riferimenti utili alla nostra crescita spirituale.

Ne è nato un prezioso volumetto, Cammei di santità. Tra memoria e attesa, stampato per i tipi di Pacini Editore (pagg. 47, € 5,50) che,  come si legge nella presentazione del prof. Cesare Alzati, collega e amico del prof. Tangheroni,  «rappresenta uno spiraglio aperto sul suo mondo interiore, sul quale di pagina in pagina il lettore è condotto ad affacciarsi, in un’esperienza di coinvolgente comunione spirituale».

Rapidi scritti che, oltre a inviare messaggi edificanti collegati alla vita del personaggio in questione associano sempre riferimenti storici ed  esortazioni a rendere attuali gli esempi di santità che brevemente sono tratteggiati.

Accanto a santi molto noti come San Gennaro, Santa Rosalia, San Maurizio o San Gerolamo, troviamo nomi poco conosciuti come l’abate San Ludolfo, San Ciarano abate anch’egli, o San Gamaliele, il maestro di San Paolo; un grande esempio “della straordinaria varietà della santità cristiana”.

Tra questi esempi vorrei soffermarmi su un sacerdote toscano, nato a Siena nel 1135, Sant’Alberto di Chiatina, soprannominato il «Giobbe della Toscana». Trascorse  venti anni afflitto da gravi infermità che lo costrinsero a letto fino alla morte sopravvenuta il 17 agosto del 1202.

Tangheroni ce lo descrive come un “fulgido esempio di accettazione dei disegni della Provvidenza” (…) “in un tempo in cui (…) l’accettazione della malattia e della sofferenza è ancora più difficile che nel Medioevo”. Sicuramente questo santo e la sua intercessione lo hanno aiutato nelle sofferenze che lo hanno accompagnato per la maggior parte della sua vita.