Il Sessantotto secondo Pasolini

Pierpaolo Pasolini

Pierpaolo Pasolini

I RIBELLI SECONDO PASOLINI: i figli del potere

Intervista sul ’68

D. Vorrei avere il suo parere su questa generazione di giovani contestatori, e conoscere le ragioni di certe sue reticenze nei loro confronti.

R. Penso che la principale caratteristica di questi giovani contestatori è di essere «sottosviluppati» sul piano culturale… Di qui a fare della propria ignoranza una specie di ideologia, il passo è breve: la mitizzazione del «pragma» (organizzativo) che ne deriva, è poi l’atteggiamento richiesto… dal neocapitalismo: un buon tecnico deve ignorare il passato; deve amare soltanto il «fare». Distruggendo la propria cultura, la massa informe dei contestatori distrugge la cultura della società borghese: ed è quello che la società borghese oggi vuole. (…) Suppongo che l’abbandono di certi centri di interesse culturali, quali li concepisco personalmente, sia dovuto al fatto che l’attuale cultura, agli occhi dei giovani, ha raggiunto l’ultimo grado di saturazione.

(Pasolini, Il sogno del Centauro (a cura di Jean Duflot), Editori Riuniti, Roma.)

Pier Paolo Pasolini compose una poesia divenuta famosa. Era rivolta agli studenti che avevano innescato i disordini di Valle Giulia, e diceva:

Adesso i giornalisti di tutto il mondo

(compresi quelli delle televisioni)
vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio
goliardico) il culo. Io no, cari.

Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.

Buona razza non mente.

Siete pavidi, incerti, disperati

(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo
anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità.(…)