Ecologia, troppi falsi profeti. Il j’accuse di Crichton

Michael CrichtonArticolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale il 7 maggio 2005

di Gaimpaolo Pioli

Il nuovo best seller contro le certezze ambientaliste

NEW YORK – L’uomo di Juras­sic, e di «Preda», di «Rivelazioni» e «Il mondo perduto» il medico prestato alla letteratura, torna in Italia per farci «paura». Michael Crichton questa volta si è fatto pre­cedere da una sorta di dibattito glo­bale sul suo nuovo libro «State of fear» (Stato di paura), già due mi­lioni di copie vendute negli Stati Uniti e in Germania, che dall’Ame­rica si allarga all’Africa, dall’In­ghilterra arriva al Sud America , dalla Francia raggiunge l’Antarti­ca e dalla Russia si spinge fino alla Nuova Zelanda.

La letteratura di­venta una sorta di «arma letale» co­me le catastrofi. A Parigi c’è una strana morte di un medico che ha appena completato un intervento su un’intrigante e misterioso perso­naggio, nella fitta vegetazione del­la Malesia vengono messe a punto tecnologie con effetti mortali, nel­le acque della Nuova Guinea si ag­gira un piccolo sottomarino che sembra voler depistare gli sforzi di alcuni agenti segreti impegnati a capire che cosa sta succedendo nel pianeta.

«Kyoto, un’aberrazione»

L’uomo che con la sua penna tra­sferita in un computer ha saputo trasformare l’ambiente scientifico nel terreno fertile per thriller da mi­lioni di copie, ribattezzato il «Jules Verne d’America» ha finito col cre­are un vero e proprio network sulle sue stravaganti e geniali provoca­zioni. Crichton va oltre la letteratu­ra spicciola, che pure gli rende ol­tre 70 milioni di dollari l’anno in diritti, per entrare di prepotenza in Internet, contagiare il mondo del cinema, e animare i dibattiti nei campus universitari.

«Stato di pau­ra» nelle librerie italiane (per Gar­zanti) la settimana prossima, ac­compagnato da roventi polemiche, racconta di un gruppo di ecoterrori­sti che tentano di fabbricare terre­moti e tsunami artificiali alla vigi­lia di una conferenza internaziona­le sull’ambiente per condizionare il mondo sull’ «effetto serra» che in realtà, per l’autore, sarebbe «ine­sistente», frutto solo di una calcola­ta esagerazione scientifica.

Il trattato di Kyoto per Crichton è una sorta di aberrazione perché la «formula magica del risanamento» non solo non risolverebbe il proble­ma ma con i soli finanziamenti che servono per applicarlo senza la cer­tezza dei risultati, si salverebbe la vita ogni giorno a 20.000 persone su 850 milioni di disperati che muoiono perché non hanno ancora acqua potabile.

«Diffido, diffido profondamente dagli scienziati che fanno politica» dice lo scrittore che scatena nelle sue quasi 600 pagine medici e kil­ler, agenti segreti e personaggi di Orwell che si rincorrono sfidando­si in uno spietato gioco mortale, do­ve decine di idee diverse anche se difese con accanimento non fanno una sola certezza.

«Ho studiato per 3 anni la situazione mondiale dell’ambiente prima di mettermi a scrivere – aggiunge Crichton – e sono arrivato alla conclusione che ciascuno ha un’agenda e lavora per realizzarla a dispetto degli al­tri. Questo vale non solo per i poli­tici ma anche per le imprese, le lob­by e gli stessi scienziati che spesso con la loro “arroganza” sono diven­tati i veri responsabili dell’effetto serra».

E gli scettici applaudono

Il mondo dell’accademia non si è fatto attendere e ha accusato lo scrittore di aver usato «l’effetto ser­ra» solo come «penosa scusa per ambientare un thriller». In altre pa­role se la sinistra americana mor­mora scontenta per le sue teorie, la destra geopolitica applaude all’«ambientalismo scettico».

Il grande scrittore che oggi ha, 62 anni e frequenta sempre prima i luoghi di cui parla, intende comun­que rimanere all’offensiva e in que­sta sua moderna «missione vernia­na» ma piena di «complotti», invi­ta a tenere rigorosamente separate la scienza e la politica.«Le due co­se non si mescolano» continua a ri­petere nei campus: «Da una parte ci sono i dati che vanno giudicati e analizzati per quelli che sono, dall’altro i meccanismi di persua­sione che sono tutta un’altra cosa. Mischiare scienza e politica vuol dire uccidere la scienza e lo sappia­mo.

Occorrerebbe un “meccani­smo bipartisan” ancora da inventa­re. Il cambiamento globale del cli­ma ad esempio, di fronte al quale tanti si eccitano, risulta essere sol­tanto di 1/3 di grado. In America abbiamo avuto due delle più fred­de estati dell’ultimo secolo, ma tut­to questo è stato invece schiacciato dalla dominante teoria che ci stia­mo surriscaldando».

Ecco perché i suoi personaggi già proiettati in un mondo di micro computer e intelligenze artificiali non fanno che chiedersi: «ma la ter­ra sta davvero andando arrosto»? Ai critici, che certo non manche­ranno anche in Italia, risponderà lo stesso Crichton, martedì 10 mag­gio, alle 21, al Museo della Scien­za e della Tecnologia di Milano, dove illustrerà le tematiche scientifiche che riecheggiano nel suo ro­manzo.