Voti scolastici contro l’egualitarismo assurdo  

Abstract: voti scolastici contro l’egualitarismo assurdo e imperante. Da sempre c’è chi sperimenta il modello della scuola senza voti. Dare i voti, dicono, produce differenze, e questo non è bello poiché vengono discriminati i meno capaci. Il risultato è stato un netto calo nel rendimento scolasti: i ragazzi non si sentono motivati. Reintroducendo i voti, il rendimento torna ad alzarsi. Trascriviamo la testimonianza di una insegnante.

Tradizione famiglia Proprietà numero 101 dicembre 2023  

Egualitarismo assurdo  

L’egualitarismo imperante nella società può condurre a situazioni assurde. Prendiamo l’esempio delle scuole. Da sempre c’è chi sperimenta il modello della scuola senza voti. Dare i voti, dicono, produce differenze, e questo non è bello poiché vengono discriminati i meno capaci. Il risultato è stato un netto calo nel rendimento scolasti: i ragazzi non si sentono motivati. Reintroducendo i voti, il rendimento torna ad alzarsi. Trascriviamo la testimonianza di una insegnante.

Patrizia Intropido

Insegno da tempo le materie nell’ambito matematico-scientifico alla scuola primaria, ed attualmente seguo alunni di classe quarta.

La difficoltà di un’insegnante non è tanto nel far comprendere le tecniche operative o le procedure logiche da mettere in atto. L’ostacolo è attivare l’impegno degli alunni. Non tutti infatti sanno applicarsi con la necessaria assiduità ai lavori proposti in classe. Da sempre la valutazione è stata uno strumento valido per gratificare i più meritevoli e per spronare chi necessita di uno strumento valido. I più piccoli vivono un bel voto come una sorta di “dono” da portare a casa mamma e papà, sicuri di essere lodati.

Più tardi subentra l’autostima, il la gratificazione aumenta l’impegno sia dei migliori sia di chi ancora fatica e attende un feedback positivo per potenziare l’acidità, la costanza e l’attenzione punto

Purtroppo però i voti sono ormai soppressi, sostituiti da una valutazione “formativa” e non più “sommativa”. Nulla da eccepire: è molto utile e valido considerare l’intero percorso educativo nella sua interezza, evidenziando i progressi e sottolineando la continuità dell’impegno applicato allo studio, ma la mancanza di una puntuale valutazione delle singole prove quotidiane può demotivare gli alunni.

Ne ho avuto una prova tangibile: lo scorso mese di dicembre lamentavo con bambini un generale calo nella resa sul piano didattico rispetto alle potenzialità della classe. Dalla discussione è emerso che loro avevano perso lo stimolo a migliorare dando il meglio di sé da quando non attribuivo una valutazione numerica al compito dal loro svolto. Hanno proprio detto: “E’ come se ci mancasse un obiettivo da raggiungere”.

Rilevando questa esigenza, ho promesso che avrei pensato ad una possibile soluzione. Dopo la pausa natalizia, ho proposto un “accordo tra me  e i ragazzi”. Non potendo più assegnare i vecchi voti numerici ormai obsoleti e banditi, in loro sostituzione avremmo usato i colori dell’arcobaleno: partendo dal rosso  per una valutazione eccellente, via via digradando secondo la scansione cromatica ben nota a tutti.

Ebbene, già dopo un solo mese di applicazione di tale esperimento, i risultati ottenuti hanno fatto riscontrare un rapido e progressivo miglioramento nella correttezza e nell’ordine di esecuzione degli elaborati scritti e contestualmente un sostanziale progresso nelle esposizioni orali. Sono altresì aumentate l’attenzione, la concentrazione e l’impegno generale pervenendo in breve tempo a risultati decisamente soddisfacenti nelle diverse materie.

Ciò a dimostrazione del fatto che un sistema meritocratico produce effetti più che positivi, stimolando ogni individuo a mettere in atto al meglio le proprie potenzialità. Se non ci sono più i voti, usiamo i colori, i fiori, i simboli, ma diamo merito all’impegno profuso e raccoglieremo buoni frutti.

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“Basta proteggere i ragazzi I brutti voti servono, eccome”