Un manifesto per ricostruire cattedrali

Alleanza Cattolica Martedì, 3 giugno 202

Contenuti e significato del manifesto Conservatori del futuro presentato il 27 maggio ad un convegno, a Roma, che ha visto tra i suoi organizzatori anche Alleanza Cattolica

di Achille Paliotta

Cosa vogliono oggigiorno i conservatori? Cos’è il conservatorismo e a quali principi fa riferimento?

Per rispondere a queste domande, tutt’altro che semplici, le quali si possono far risalire almeno alla metà del secolo scorso, diverse associazioni, quali Alleanza Cattolica, la fondazione Fare Futuro, il Centro Studi Livatino, l’associazione LabOra Conserviamo il futuro e la fondazione Nazione Futura, dopo aver svolto un adeguato approfondimento, si sono date appuntamento a Roma il 27 maggio alla Lumsa, in un primo incontro pubblico, per rendere noto il manifesto dei Conservatori del Futuro.

Se non è stato mai semplice rispondere a tali domande è perché il movimento conservatore ha sempre avuto al proprio interno moltissime sfumature, che non è semplice ricondurre a un quadro unitario. Oggi, come nel recente passato. Per non parlare, infine, dell’attuale ri-emersione del nazional-populismo che, in molte pieghe del suo multiforme pensiero, in più parti, sembra sovrapporsi ai principi conservatori.

In questo senso, la risposta alle domande iniziali deve essere, allo stesso tempo, sia intellettuale sia politica poiché essa non può essere confinata solo al mondo accademico e intellettuale. Da qui l’attivo operato di queste associazioni, in un percorso peraltro non precluso ad altre entità organizzative, al fine di edificare un inedito movimento conservatore “fusionista”. Con quest’ultimo termine si intende il tentativo riuscito, promosso dal filosofo e attivista politico statunitense Frank Straus Meyer [1909-1972], con In Defense of Freedom. A Conservative Credo del 1962, di cercare di definire i confini filosofici di questa complessa, e allora inedita, operazione culturale e politica. La stessa non poteva non essere edificata su alcuni pilastri storici e filosofici radicati in tre secoli di pensiero cristiano e occidentale. La premessa al manifesto dei Conservatori del futuro si sintetizza nei termini seguenti: «Il riconoscimento delle tradizioni, il senso del sacro, l’appartenenza ad una comunità nazionale, il concetto di libertà connesso a quello di bene, la centralità della famiglia, la sacralità della vita e il rispetto per l’autorità sono ancora pilastri su cui costruire il futuro. Questo risveglio testimonia la forza di un’idea» o, per dirla con il filosofo e critico sociale inglese Sir Roger Vernon Scruton [1944-2020], «di un “istinto” che, lungi dall’essere superato, continua a plasmare il dibattito pubblico contemporaneo».

L’ora presente sembra essere quanto mai appropriata per quest’operazione culturale e politica in quanto partiti e movimenti conservatori sono in ascesa ovunque. Anche perché le persone mostrano di voler fortemente difendere e custodire i valori permanenti che hanno garantito la stabilità e la prosperità della società occidentale, nel corso del tempo. Nel manifesto, vengono individuati dieci principi: 1) Persona; 2) Libertà; 3) Famiglia; 4) Patria; 5) Sussidiarietà; 6) Identità; 7) Occidente; 8) Proprietà; 9) Natura; 10) Futuro.

Da una breve analisi di questi principi, si può vedere che la persona emerge come concetto cardine, contrapposto all’individualismo radicale. Il manifesto sottolinea come l’identità umana si formi attraverso legami comunitari preesistenti allo Stato, laddove la libertà individuale si esercita nel quadro di responsabilità sociali condivise. La famiglia naturale viene identificata come cellula primaria della società, con un’esplicita correlazione tra crisi demografica e disgregazione valoriale. I principi di sussidiarietà e di solidarietà sono in grado di plasmare il rapporto Stato-società, privilegiando i corpi intermedi rispetto all’interventismo statale. Parallelamente, la difesa della proprietà privata viene concettualizzata non come diritto assoluto ma come strumento di trasmissione intergenerazionale del bene comune. La visione dell’Occidente come sintesi di classicità, cristianesimo e modernità delinea un orizzonte geopolitico basato sull’equilibrio tra identità nazionale e cooperazione sovranazionale. In ultimo, di fronte alla rivoluzione della tecnica (in primis, intelligenza artificiale), il conservatorismo propone un umanesimo che subordini il progresso tecnologico all’antropologia filosofica nonché avverte contro i rischi di una futuribile deriva postumanista, ribadendo la centralità della persona umana nella sua integrità ontologica.

In definitiva, le anime principali del conservatorismo italiano possono essere esemplificate e sintetizzate, dunque, in quelle del cattolicesimo basato sulla dottrina sociale della Chiesa, da cui è lecito attendersi una sua forte riproposizione nel magistero di Leone XIV e nella difesa dell’Occidente da tutti i suoi innumerevoli e variegati nemici attuali, progressismo woke in testa, che nelle sue ultime propaggini estremistiche si propone come una sorta di continua Quarta Rivoluzione in interiore homine, ben illustrata dal pensatore e attivista brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira [1908-1995].

Vale qui solo chiedersi se tale operazione intellettuale e politica possa avere successo e possa così diffondersi, ancor più, nel corpo sociale della Nazione, che è poi il vero obiettivo delle associazioni promotrici. A parere dello scrivente, ciò avverrà nella misura in cui si riuscirà a trovare un equilibrio dinamico tra questi principi, in quanto la sfida principale rimane quella di conciliare permanenza e cambiamento nella società attuale soprattutto in presenza di una tecnica egemone, oramai onnipervasiva, nelle sue declinazioni tecnocratiche, ma innanzitutto, nella capacità, da parte del mondo conservatore, di riuscire a trasformare imperituri principi in agenda politica coerente. L’attuale Governo Meloni fa ben sperare al riguardo in quanto lo stesso premier ha più volte citato i principi costitutivi di questo manifesto, nei suoi interventi programmatici, a partire dal discorso di insediamento al Parlamento dell’ottobre 2022. «Costruiremo ancora cattedrali», avrebbe chiosato il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni [1938-2020].