Pepe Mujica e il fallimento della sinistra

Tradizione Famiglia Proprietà newsletter 29 Maggio 2025

Pepe Mujica: La sinistra non è riuscita ad attuare il socialismo autogestionario

di John Horvat

Niente rallegra di più un controrivoluzionario quanto le confessioni dei militanti di sinistra che lamentano gli errori della loro rivoluzione. L’ammissione sincera del fallimento da parte di un militante di sinistra serve a incoraggiare coloro che si oppongono al programma della sinistra perché dimostra che il successo è possibile.

Il defunto ex presidente uruguaiano e guerrigliero marxista José “Pepe” Mujica è uno di questi casi. Le sue recriminazioni sul fallimento della sinistra nell’attuare l’autogestione sono particolarmente penetranti. Egli mostra che il socialismo si è arenato negli anni Ottanta senza riuscire a compiere il passo successivo. Prima della sua morte, avvenuta il 13 maggio, l’ex terrorista tupamaro, condannato per l’omicidio di un poliziotto, ha ammesso che la sinistra si trovava in una fase di stagnazione.

Le sue dichiarazioni danno ragione agli sforzi delle Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), che si opposero al progetto del socialismo autogestionario quando fu introdotto in Francia nel 1981. All’epoca, furono pochi a capire l’importanza di questo movimento per la causa della sinistra.

L’importanza della cultura

Tuttavia, era molto rilevante poiché questo tipo di socialismo attaccava radicalmente la cultura occidentale nei minimi dettagli.

In un libro di prossima pubblicazione (1) scritto insieme all’autore di sinistra americano Noam Chomsky, Pepe Mujica lamenta che la sua generazione abbia commesso un «errore ingenuo», scambiando il controllo delle istituzioni e la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e distribuzione con la sostituzione necessaria della cultura. La sinistra non ha capito che la cultura ha a che fare con quei «valori non detti» che determinano il modo in cui «milioni di persone anonime» interagiscono tra loro nella vita quotidiana.

Egli sostiene che questi valori sono più forti di qualsiasi esercito o persino di una bomba atomica. Anzi, ritiene che siano proprio questi “valori non detti” a mantenere al potere l’odierna società capitalista e consumistica. Tutti gli sforzi della sinistra non sono riusciti a sconfiggere la “cultura dell’egoismo” del capitalismo.

Il fallimento nella formazione di una cultura

L’ammissione di fallimento è curiosa, dato l’impatto che l’ex presidente uruguaiano ha avuto sulla vita della sua nazione. Durante il suo mandato presidenziale, dal 2010 al 2015, ha legalizzato la marijuana, approvato l’aborto e il matrimonio omosessuale e imposto altri cambiamenti radicali al Paese.

Tuttavia, ha commesso l’“ingenuo errore” di non conquistare il cuore e la mente dei cittadini della nazione. Egli sostiene che la sua generazione non ha compreso la necessità di costruire una “cultura della solidarietà” alternativa per avere influenza su questi “valori non detti”. La sinistra ha presentato programmi e leggi freddi e pragmatici, invece di considerare quanto sia il cuore a motivare spesso i valori umani più potenti.

Peggio ancora, la sinistra è sprofondata nella cultura consumistica odierna e non è riuscita a essere coerente con la causa socialista. I progressisti hanno ceduto e adottato modi capitalisti, infedeli ai loro dettami socialisti. Egli sostiene che la sinistra ha finito per fare “lo stesso del capitalismo, ma con più uguaglianza”.

Bloccati nel passato

Pertanto, la sinistra odierna manca di creatività e ha “esaurito le idee”. Non è riuscita a realizzare quel tipo di socialismo che sarebbe entrato nei minimi dettagli della vita quotidiana e della cultura. Questa proposta di integrare il pensiero socialista nei minimi dettagli della società era l’essenza del socialismo autogestionario francese proposto dall’allora presidente François Mitterrand nel 1981.

L’ex presidente uruguaiano sostiene che questo tipo di socialismo manca alla sinistra poco creativa.

“Significa vivere come si pensa. Altrimenti finiamo per pensare come viviamo. La lotta è per una società autogestita, per imparare a essere padroni di noi stessi e a guidare i nostri progetti comuni”.

Egli sostiene che una “nuova sinistra” dovrà discutere queste idee. Dopo tutti questi anni, deve ricominciare da capo per adattarsi ai tempi che cambiano. Ritiene che la vecchia sinistra “viva troppo di nostalgia”, “faccia fatica a capire perché ha fallito” e “abbia grandi difficoltà a immaginare nuove vie da seguire”.

In effetti, la sinistra decadente ha fallito in tutto il mondo perché non è riuscita a portare avanti il suo programma al di là di versioni marxiste ormai superate e scollegate dalla realtà. Avrebbe dovuto seguire il processo attuando l’autogestione e andando oltre.

La campagna della TFP contro l’autogestione

Nel 1981, le TFP di tredici paesi pubblicarono un messaggio contro il socialismo autogestionario sotto forma di un annuncio pubblicitario di sei pagine su decine di importanti quotidiani di tutto il mondo. Il messaggio era stato scritto dal Prof. Plinio Corrêa de Oliveira e intitolato “Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo una barriera o una testa di ponte?”.

Il messaggio delle TFP denunciava questo aspetto “culturale” del socialismo autogestionario che avrebbe finito per controllare la vita delle persone, estendendosi persino alla decorazione delle case e al tempo libero. Avrebbe invaso la famiglia, le scuole e l’industria. La proposta, come la descrive Pepe Mujica, era davvero una rivoluzione culturale di proporzioni colossali.

Quello che funzionò non era socialista

L’enorme sforzo delle TFP contribuì notevolmente al clamoroso fallimento del socialismo autogestionario. Dopo poco tempo al potere, il presidente Mitterrand abbandonò la strada del progetto di autogestione per la Francia.

Secondo John Vinocur, che scriveva per The New York Times, la caduta del socialismo autogestionario rappresentava ciò che egli definiva «il fallimento di un metodo, l’abbandono di una teoria economica e la crisi del mito e dell’ideologia che avevano dominato la vita intellettuale francese per quasi 100 anni» (2).

Il presidente Mitterrand fece marcia indietro a tal punto che l’economista socialista francese Laurent Joffrin ammise: “Ciò che era socialista non funzionava e ciò che funzionava non era socialista” (3).

Una sinistra fallita

Pepe Mujica è morto senza vedere la vittoria della sua rivoluzione. La causa per cui ha lottato così duramente in gioventù come terrorista languisce. Infatti, è stato costretto ad ammettere che cambiare «un sistema senza affrontare il problema di un cambiamento culturale è inutile». È morto lasciando dietro di sé una sinistra fallita e senza un piano per il futuro.

Note

1) Noam Chomsky e José Mujica, Surviving the 21st Century, a cura di Saúl Alvídrez, in uscita verso settembre 2025.

2) John Vinocur, «France’s Leftist Leaders Veer From Chartered Path», The New York Times, 24 dicembre 1983, p. 1.

3) Ibid.

Fonte: Tfp.org, 22 maggio 2025. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.