
Nell’immagine gli investimenti diretti della Cina in Africa (Foreign Direct Investment -FDI). Dati del 2011, fonte BloGobal, Osservatorio di Politica Internazionale.
Laogai Research Foundation, 24 agosto 2014
Gianni Taeshin Da Valle.
Un nuovo colonialismo vede come protagonisti gli Stati affamati di terra coltivabile (come la Cina anche gli stati del Medio Oriente), e grandi imprese occidentali allettate dal profitto che consegue alla produzione di carburanti biologici, o dalla speculazione sulla compra-vendita di terra.
La Cina va a caccia di grandi terreni agricoli da coltivare in tutto il mondo, così da poter garantire che potrà sfamare la sua popolazione anche in caso di iperinflazione e crisi dei raccolti. In Sud America, Australia e Nuova Zelanda, però, la terra è piuttosto cara: i governi e proprietari terrieri sono abbastanza evoluti e smaliziati da pretendere un giusto corrispettivo. Nel Sud asiatico la terra disponibile non è poi così abbondante (per quanto Stati come il Vietnam e la Cambogia siano disposti a vendere di tutto pur di far entrare capitali stranieri). Perciò le mire espansionistiche cinesi hanno trovato “terreno fertile”, specialmente in Africa, ricca com’è, oltre che di terra estremamente prolifica, anche di petrolio e di altre materie prime.
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