Da “Il Foglio” del 3 gennaio 2016.
Alfredo Mantovano
In un sistema sicurezza – quello italiano – che è probabilmente il migliore in Europa, la vicenda di Anis Amri fa emergere l’inadeguatezza delle scelte politiche degli ultimi 3- 4 anni in tema di immigrazione.
Amri non viene in Italia per compiere un attentato, vi giunge su un barcone, commette reati comuni, viene giudicato, condannato e condotto in carcere, al cui interno è “radicalizzato”: terminata l’espiazione, la sua potenzialità criminale lo fa collocare per breve tempo in un Cie, dal quale è poi rimesso in libertà, con un decreto di espulsione non eseguito.
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