Corriere del Sud 28 Maggio 2025
di Andrea Bartelloni
Tra il 1976 e il 1977 escono due libri dedicati alla Cambogia, che, praticamente in diretta, descrivono il dramma che sta attraversando il popolo khmer. Padre Gheddo (1929-2017), missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), quarantanove anni fa è tra i primi a dare notizia del genocidio che i Khmer rossi stanno attuando in Cambogia (Cambogia: rivoluzione senza amore, Sei, 1976) assieme ad un altro missionario, padre Francois Ponchaud (1939-2025) entrambi accusati di essere al servizio della Cia. Il Pci impone una lettura dei fatti che, se non coincidono con la lettura ideologica dominante, tanto peggio per loro, in compagnia di tutti gli intellettuali di sinistra.
Padre Ponchaud missionario in Asia dal 1965 e che vive in prima persona l’arrivo dei Khmer rossi cinquant’anni fa nel 1975 descrive la storia di quei giorni nel volume: Cambogia anno zero, Sonzogno (1977).
Entrambi, Gheddo e Ponchaud, hanno informazioni di prima mano: tant’è che i negazionisti del genocidio, come Noam Chomsky, se la prendono con padre Ponchaud. Ad arricchire il numero delle testimonianze è appena stato pubblicato, nell’elegante traduzione di Nicoletta Prandoni, il racconto scritto da Laurence Picq, un’insegnante francese che, sposata ad un Khmer rosso, rientra dalla Cina nella Cambogia appena “liberata”.
Unica straniera ammessa nel gruppo dirigente, tollerata in quanto straniera, ma sfruttata come traduttrice, vive dall’interno e da un punto di vista privilegiato, gli orrori della Kampuchea Democratica, il nuovo nome della Cambogia comunista, fino a vedere il dramma del comunismo realizzato.
Nel dicembre 1979 il Vietnam invade la Cambogia e costringe alla fuga i capi Khmer e finisce la storia di questo genocidio. Laurence Picq con i suoi due figli fugge con loro, partorisce il terzo figlio, ma riesce a salvarsi e ad arrivare a Parigi. Parigi, dove tutto è nato. Si, i sanguinari Khmer si sono formati nelle università parigine dove la giovane Laurence conosce quello che sarà il padre dei suoi figli, Suong Sikouen.
Sikouen studia geografia alla Sorbona come molti cambogiani che avevano beneficiato di borse di studio e si sposano nel 1967. Il percorso di formazione ideologica è ben dettagliato nell’introduzione del libro scritta da Marco Respinti che ha curato e ampliato l’edizione italiana pubblicata da Tralerighe Libri e che ospita un prezioso invito alla lettura di Antonia Arslan.
Ma che libro è questo scritto dalla Picq? Non è un libro di storia, né la ricostruzione di eventi luttuosi, né un’autobiografia, ci ricorda Respinti, è un diario. Una testimonianza senza esagerazioni, quasi in sordina e “per questo il suo libro è completamente convincente. È infatti vero, mai affettato. È sincero, e non studiato” si legge ancora nell’introduzione.
Il libro è uscito in Francia nel 1984, dopo quarant’anni una coraggiosa casa editrice indipendente di Lucca (https://www.tralerighelibri.com/) lo presenta al pubblico italiano. Una occasione per riprendere in mano la riflessione su un genocidio che sembrava essere stato descritto in maniera approfondita, ma mai dall’interno come fa Laurence Picq.