«Meglio il matrimonio, coppie e Paese riflettano»

famigliaAvvenire, 19 ottobre 2007

di Elisabetta Del Soldato

Uno strano fenomeno sta verificandosi nella famiglia britannica: mentre calano i matrimoni e aumentano le convivenze, uno studio dal titolo “Focus on Family” dimostra che il modello vincente per una vita più lunga e felice è quello tradizionale.

Di fronte all’evidenza, perché dunque sempre più britannici scelgono di convivere? «È ovvio – spiega Mike Murphy, professore di Demografia alla London School of Economics e tra gli autori dello studio – che nel matrimonio tradizionale esistono benefici intrinseci che vanno al di là di quelli palesemente economici. Uno degli elementi più interessanti della ricerca condotta dall’Ufficio nazionale di statistica è che pur con la diminuzione dei “pregiudizi” legati al divorzio e alle convivenze non è comunque calato l’impatto positivo del matrimonio sulla società. Alcuni benefici del matrimonio possono essere spiegati dalla condizione economica, perché i gruppi più agiati tendono a sposarsi di più. Ma i dati indicano anche che c’è qualcosa di positivo nel matrimonio in sé».

Nella liberale Gran Bretagna le coppie sono dunque chiamate a riflettere. Dallo studio, che analizza lo stato della famiglia nel Regno Unito, continua Murphy, «emergono prove inconfutabili che le coppie sposate vivono più a lungo, sono più sane e in vecchiaia possono contare sulla cura dei familiari più delle coppie divorziate, di quelle che convivono o dei genitori singoli».Il matrimonio è inoltre il nido più adeguato per crescere bambini sani e felici, che vanno bene a scuola e che non ricevono eccessive pressioni psicologiche. I ragazzi che crescono in famiglie tradizionali, continua Murphy, «sono quelli che continuano a studiare più a lungo e più frequentemente fino al livello universitario».

I risultati della ricerca sono destinati ad alimentare il dibattito politico sulla famiglia, che vede schierati da una parte i conservatori di David Cameron e dall’altra il governo di Gordon Brown. «Alcune iniziative recenti dei conservatori – sostiene Murphy – promettono alle coppie sposate nuovi benefici tra cui tagli alle tasse e la possibilità di ricevere sussidi finora destinati solo ai genitori singoli.

La posizione dei laburisti è invece che i sussidi dovrebbero essere distribuiti alle famiglie più povere al di là che queste siano sposate, divorziate o singole. Ma è ancora difficile capire quale sarà l’impatto di questo studio sulle decisioni del governo. Senz’altro è sorprendente il fatto che in una società in cui il matrimonio è scelto sempre meno, le famiglie più felici siano proprio quelle tradizionali».

Se la tendenza attuale persiste, suggerisce lo studio, tra una generazione il numero delle coppie che convivono e dei genitori singoli in Gran Bretagna avrà superato quello delle coppie sposate. Negli ultimi dieci anni la cifra dei conviventi è salita del 65 per cento, raggiungendo quota 2,3 milioni, mentre quella dei genitori singoli dell’8 per cento (2,6 milioni). Nello stesso periodo il numero delle coppie sposate è diminuito del 4 per cento (12,1 milioni).

Nell’ambito di “Focus on Family” Murphy ha seguito la tematica della salute e spiega che gli uomini vedovi e le madri singole sono i due gruppi che registrano condizioni di salute peggiori, con alti numeri di patologie croniche. Le famiglie sposate sono invece quelle più sane.

«Dando un’occhiata ai dati sulla mortalità – prosegue il professore – si nota per esempio che la mortalità tra gli uomini singoli sotto i 34 anni è 21 volte più alta di quella dei giovani uomini sposati. Lo stesso vale per gli uomini divorziati sopra gli 80 anni che hanno una mortalità di un terzo più alta di quella dei coetanei sposati. Quanto ai minorenni, quelli con malattie più lunghe provengono da famiglie con un genitore singolo».

Che siano dunque i valori etici, morali o religiosi che tengono unita la famiglia a fare la differenza? «È impossibile negare che l’unione familiare tradizionale abbia un effetto benefico sulla crescita dei figli. La cura dei parenti anziani, inoltre, è un modello di solidarietà che rende il nucleo più unito e lo studio lo dimostra. I benefici del matrimonio sono evidenti quando si tratta di fornire assistenza gratuita, non pagata dallo Stato, a parenti anziani, malati o invalidi. Questo, assieme ai dati sulla mortalità, suggerisce che il legame tra salute e famiglia tradizionale rimane molto forte».

Ian Duncan Smith, ex leader dei Tory e attualmente alla guida della Commissione di giustizia sociale dei conservatori, sostiene che lo studio dell’Ufficio nazionale di statistica non fa che rivelare l’ovvio. «Nei due rapporti sulla famiglia che abbiamo pubblicato recentemente – spiega – abbiamo sottolineato il fatto che il matrimonio conferisce benefici enormi agli adulti e ai bambini. Tra le coppie non sposate il tasso di separazione è molto più alto così come quelli relativi al crimine, alcolismo, droga e difficoltà finanziarie».

Eppure, continua, «il declino del matrimonio è molto difficile da arrestare e non sarà un taglio delle tasse a fermarlo».

Un bambino su 4 vive con un solo genitore

Il numero delle coppie conviventi del Regno Unito è cresciuto del 65% nell’ultimo decennio e ha raggiunto i 2,3 milioni. Nello stesso periodo i nuclei formati da singole persone sono cresciuti dell’8%, arrivando a quota 2,6 milioni.

– Il matrimonio è in declino. Il numero di coppie sposate è sceso del 4% negli ultimi dieci anni, raggiungendo i 12,1 milioni.

– Due terzi (65 per cento) dei bambini vivono con genitori sposati, rispetto al 72% del 1996. Il 12 per cento vive con genitori conviventi (nel 1997 era il 7%) e il 24% vive con genitori singoli rispetto al 21% di dieci anni fa.

– Le nuove famiglie composte da genitori già divorziati e da bambini con genitori diversi rappresentano oggi il 38% delle coppie che convivono ma solo l’8% di quelle sposate.

– Il 78% delle ragazze che vivono in famiglie sposate frequenta la scuola contro il 69% di quelle in famiglie di genitori singoli.

– Il 10% delle persone singole dopo i 75 anni si trova in una casa di cura a spese dello Stato contro l’1% di quelle sposate. Un milione e 200 mila adulti si prendono cura di un parente per almeno 20 ore la settimana.

(A.C. Valdera)