L’agonia della Siria non è affatto finita

InFormazione cattolica 21 Luglio 2025

La testimonianza di una siriano greco ortodosso

di Pietro Licciardi

Chi sperava in un processo di pacificazione democratica in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad probabilmente resterà deluso e come al solito in qualche cancelleria c’è chi, forse nemmeno in buona fede, ha sbagliato i conti. Dopo l’esperienza irachena e quella fallimentare afgana avrebbe infatti dovuto risultare chiaro che istaurare regimi democratici “all’occidentale” nell’area islamica, caratterizzata da fondamentalismi e tribalismo, è probabilmente una pia illusione e per quanto antipatico riconoscerlo la forma di governo che è riuscita a garantire una certa stabilità e la convivenza delle diverse minoranze è stata la dittatura: quella di Saddam in Iraq e di Assad in Siria. Paesi in cui soprattutto i cristiani potevano vivere in pace, con l’unica condizione di non frapporre ostacoli ai rispettivi regimi.

Una testimonianza dell’attuale pericolosa situazione che si è creata in Siria con l’avvento al potere dell’ex jihadista Ahmed al-Sharaa ci viene da Edoardo – un nome fittizio per motivi di sicurezza, poiché parte della sua famiglia vive ancora nel Paese mediorientale – cristiano greco ortodosso che vive ormai da trent’anni in Italia ma che ha ancora forti legami con la sua patria d’origine e che negli anni, della lunga guerra ha sempre seguito le vicende del suo popolo restando in contatto con le comunità cristiane delle maggiori città del Paese.

Edoardo, la guerra che ha dilaniato la Siria è stata “venduta” a noi occidentali come la sollevazione di una parte del popolo siriano contro la feroce dittatura della famiglia Assad, una specie di “primavera siriana”. Come è stata vissuta in realtà dai siriani e in particolare dai cristiani?

«E’ stata vissuta con grande difficoltà. In Siria fin dal 2011 sono penetrati oltre centomila terroristi appoggiati da Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Stati Uniti e il governo ha cercato di proteggere il popolo da questi guerriglieri. I siriani fuggiti dal Paese non sono scappati da Assad ma da Al Qaida e dalle altre sigle terroristiche infiltrate».

Quindi le sollevazioni di piazza che abbiamo visto? Erano spontanee?

«In buona parte erano persone pagate dai paesi arabi. Qualcuno che protestava spontaneamente c’era, ma si trattava di un dieci per cento. Si è trattato sicuramente di una sollevazione all’inizio pilotata dall’esterno per dimostrare che Assad uccideva i siriani ma mentre in Siria a quel tempo c’erano venticinque milioni di abitanti adesso ne sono rimasti sette, tutti fuggiti dai terroristi penetrati nel Paese. Chi era allora ad ammazzare i siriani?».

Quindi i gruppi armati che si sono costituiti per combattere il regime non erano appoggiati dal popolo.

«Assolutamente no. Se si voleva cambiare qualcosa in Siria non si doveva farlo con le armi ma col dialogo. Certamente con Bashar al-Assad non era facile dialogare ma sotto di lui vivevamo bene. Lui non ha mai ucciso un cristiano o un druso e le minoranze vivevano in pace».

Ma Bashar al-Assad non era tanto democratico…

«certamente no ma noi vivevamo bene e in pace, perché il suo governo era laico e non aveva interesse a perseguitare le minoranze religiose, purché ovviamente non facessero politica. Può non sembrare giusto ma è così. Prima della guerra in Siria la disoccupazione era all’uno per cento».

Dopo la fine della guerra chi comanda veramente in Siria? Qual è il consenso popolare di cui gode l’attuale leader Ahmed al-Sharaa?

«In questo momento Stati Uniti, Europa, Turchia ed emirati arabi hanno messo alla guida del Paese un assassino, ex membro di Al Qaida, perché vogliono dare la Siria nelle mani dei sunniti senza cristiani alawiti o sciiti tra i piedi. Hanno messo un assassino di siriani alla guida della Siria. Una cosa che non ci spieghiamo. Tanto più che attorno a lui ci sono solo stranieri che lo proteggono e nessun siriano».

Qual è il consenso di cui gode l’attale governo in Siria?

«Zero. I siriani non lo vogliono».

La rivista di geopolitica Briefing ha titolato un articolo di Arianne Ghersi sul cambio di regime in Siria “da Assad alla brace”. Cosa è cambiato rispetto al passato regime della famiglia Assad? In Siria ci sarà la democrazia?

«La situazione è peggiorata. Quello che Assad ha fatto il cinquant’anni il regime Ahmed al-Sharaa lo fatto in sei mesi. Ci sono vendette e persecuzioni di ogni minoranza come stiamo ascoltando in questi giorni».

Dunque di democrazia non se ne parla…

«No. I pochi siriani rimasti stanno morendo di fame e le sanzioni continuano. Inoltre le donne da sole non possono camminare per strada e se sei cristiano non puoi camminare con una croce al collo. Il sindaco di Latakia ha vietato di andare al mare col bichini. In Siria ormai si vedono circolare solo terroristi barbuti e armati e se un siriano esce di casa rischia di morire».

Come vedono i siriani il loro futuro?

«Spero molto presto cambi qualcosa perché non si può andare avanti così. Prima di tutto che se ne vada questo governo».

E i cristiani?

«In Siria i cristiani non hanno più un futuro, devono morire o andarsene. A Damasco e Aleppo entrano nelle chiese e tolgono tutte le croci, impediscono ai cristiani di andare a pregare».

Invece qual è la sorte sempre dei cristiani in quella parte della Siria adesso in mano curda?

«Neppure lì sono liberi. Ho parlato con chi abita in quella zona e per ogni cosa devono chiedere il permesso e sono stati rinchiusi nei loro villaggi dai quali non possono allontanarsi, come faceva Daesh»

Sul blog Caput Mundi si legge che il rappresentante speciale degli Stati Uniti Tom Barak ha dichiarato che l’azione contro la chiesa di Damasco – da lui definita “orribile” – «non deve trovare posto nel nuovo paradigma di tolleranza e accettazione che sta emergendo in Siria». Questo secondo lei significa che gli Stati Uniti si faranno garanti di una transizione pacifica e della ricostruzione anche morale della Siria devastata dalla lunga guerra?

«Questo è quello che scrivono i giornali e che si sente nelle interviste ma non c’è niente di tutto questo. La Siria è adesso abbandonata a sé stessa».

Al-Shara, appoggiato da Turchia e Stati Uniti, da qualche anno sembrava aver avviato una fase di trasformazione ideologica e politica del suo movimento, riducendo notevolmente le detenzioni per violazioni di norme religiose, come quelle relative all’abbigliamento femminile, e ha consentito la riapertura delle Chiese cristiane, sottolineando un maggiore impegno verso la tolleranza religiosa. Poi il 22 Giugno c’è stato il sanguinoso attentato alla chiesa greco-ortodossa di Damasco. Si tratta di un episodio isolato di qualche frangia estremista dell’Isis o si tratta di qualcos’altro?

«Quello che ha fatto la strage nella chiesa di S. Elia era un pachistano al servizio di al-Sharaa, presidente della Siria. Come ho tetto i cristiani devono andarsene o morire e tutto quello che dice o fa questo presidente è una bugia. Non ci si può fidare di un assassino».

Qual è il sentimento oggi dei siriani riguardo il loro futuro? Ci sarà ancora una Siria indipendente?

«Con questo presidente non c’è futuro».