L’Aeronautica Militare rassicura sul pericolo “buco nell’ozono”

TERRACorrispondenza Romana n.997
del 23 giugno 2007

Si è svolto presso l’Università di Manchester in Inghilterra, un workshop dei massimi esperti mondiali sulla strumentazione per la misura dell’ozono stratosferico.

Quest’anno il meeting è avvenuto in concomitanza con la XXV Giornata mondiale dell’ambiente e con la ricorrenza dei 20 anni dalla firma del Trattato di Montreal per la riduzione dei gas che causano il “buco dell’ozono”. Una novità rassicurante è stata fornita dai dati presentati dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Mili-tare che hanno evidenziato come nel nostro Paese non esista attualmente un pericolo “buco dell’ozono”. Ne par-liamo con il Magg. Fabio Malaspina, Capo Sezione Osservazioni e Misurazioni Speciali del Reparto Sperimentazioni di Meteorologia Aeronautica.

Cosa dicono le vostre misurazioni dell’ozono?

In Italia, in particolare le misure della concentrazione di ozono stratosferico effettuate a Vigna di Valle dal 1957 indicano valori nella norma. Da inizio anno ad oggi, il valore medio di 358,3 unità Dobson è nel campo delle oscillazioni naturali. Va precisato che sintetizzare i fenomeni naturali con un numero è sempre un’impresa difficile, spesso parlando solo di media si rischia di semplificare abituando a una visione statica che elimina la dinamicità e variabilità di ciò che accade intorno a noi.

Ma il “buco dell’ozono” esiste?

Le osservazioni meteorologiche ed ambientali effettuate con continuità dai servizi meteorologici, acquistano ancor più valore con il passare degli anni. Queste, oltre a creare un patrimonio di conoscenza utile a noi, lo saranno ancor di più per le scelte che dovranno effettuare in futuro i nostri figli. Grazie a misure effet-tuate con continuità tra il 1977 ed il 1984, ci si accorse che sul Polo Sud la quantità di ozono  subiva una cospicua flessione tra la fine di agosto ed ottobre, ben oltre le oscillazioni aspettate.

Un fenomeno di tale intensità, tuttavia, interessa solo la zona Antartica e, dopo la firma del trattato di Montreal, sembra che il “buco” si sia fermato. Occorre anche tener conto che nella complessa evoluzione del fenomeno, entrano in gioco grandezze come i cicli solari, i cambiamenti di temperatura, di circolazione e di composizione dell’atmosfera, tutte variabili che rendono molto difficile prevedere l’andamento futuro con esattezza.

L’Italia, secondo i nostri dati, non risulta interessata da fenomeni analoghi al “buco dell’ozono”. Lo sforzo è, comunque, mantenere una rete osservativa ogni giorno efficiente ed efficace che, oltre a garantire un supporto agli aerei che difendono i cieli della nostra nazione, offra un prezioso servizio alle Istituzioni ed ai cittadini.