Corrispondenza Romana 3 Settembre 2025
Cristina Siccardi
La squallida e ormai nota vicenda del sito della vergogna, con 800 mila utenti (stiamo parlando di quasi un milione di persone!) e 10 milioni di messaggi scritti, ora chiuso, era attivo da ben vent’anni. Aperto nel 2005, ha operato per tutto questo tempo insieme ad altre realtà virtuali dello stesso tenore. Ma questa amarissima storia è solo la punta di un iceberg.
Quel sito ha solamente scoperchiato un vaso di Pandora che raccoglie altre realtà virtuali pornografiche, aggressive e degenerate, coinvolgendo, dietro gli schermi digitali, un numero spropositato di uomini, giovani e non; infatti, sono sempre di più le donne di tutte le età, comuni (fidanzate, mogli, compagne) oppure appartenenti al mondo della politica o dello spettacolo, che scoprono le proprie foto, sia private che pubbliche, sia autentiche che modificate, oppure ottenute con l’intelligenza artificiale, all’interno di blog e siti internet pornografici, senza il loro consenso.
Ha scritto la Cgil a riguardo del sindaco di Firenze, Sara Funaro, anche lei gettata nella fossa della depravazione: «Questi attacchi non sono semplici commenti. Sono espressione di una cultura patriarcale che colpisce le donne nello spazio pubblico con il linguaggio dell’odio, del sessismo e della violenza patriarcale. Alla sindaca Funaro e a tutte le altre vittime finite sotto questi attacchi vergognosi va tutta la nostra vicinanza».
Bene denunciare, bene rendere pubblica tale situazione, ma tutto questo marciume non è espressione della cultura patriarcale, è effetto invece del demoniaco malessere sociale in Occidente, che va di pari passo con il cosiddetto femminicidio, il bullismo e la violenza fra i giovani.
Questo clima esacerbato e di infima corruzione morale ha delle cause, non nasce dal nulla, bensì da una cultura femminista che si è andata via via trasformando, avviluppando, aggrovigliando, tralignando nella competizione surreale della parità dei sessi – i due sessi non sono uguali, sono diversi a livello biologico e complementari a livello psicologico e spirituale – fino ad arrivare alle teorie gender.
Ormai i corpi delle donne, giovani e meno giovani (vengono realizzati persino con calendari con donne attempate discinte), sono denudati ovunque, nelle pubblicità, nei film, negli spettacoli televisivi e nei locali pubblici, come le discoteche, ma anche sul lavoro, nei ristoranti, nei bar, nelle scuole, per la strada… perché, si dice, la donna può fare ciò che vuole di se stessa, indipendentemente dagli occhi indiscreti di chi le guarda, e la buona educazione, il buon gusto nel vestirsi e nel parlare, è stato inesorabilmente messo in un angolo.
È come se, di degenerazione in degenerazione, non si conoscesse più la natura fisica, sensoriale e filosofica dell’uomo e della donna e mancando questa conoscenza si è entrati in un vortice di primordialità bestiale e orgiastica che non ha nulla a che vedere con il concetto di patriarcato di stampo cristiano.
Quando l’Occidente viveva nella mentalità cristiana c’era il rispetto e la cavalleria per le donne, approcci attualmente andati in disuso. Oggi, il sesso è stato linguisticamente trasformato in genere, in quanto, a tavolino e senza prove scientifiche, la comunità occidentale culturale e mediatica dominante ha stabilito l’esistenza di altri generi, che trova la sua sintesi nell’acronimo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender come quello omossessuale e lesbico).
Sorto come movimento organizzato nel XIX secolo, il femminismo trova le sue radici nella cultura anticristiana illuministica, dove sono maturate le idee di libertà, di uguaglianza, di fratellanza universale… ed ora se ne vedono tutte le conseguenze. Fu durante la Rivoluzione francese che, per la prima volta, le donne si organizzarono collettivamente istituendo dei circoli femminili al fine di rivendicare l’universalità dei diritti a cui aspiravano anche i maschi giacobini.
Le pietre miliari del femminismo della prima ora furono due libri: I diritti delle donne del 1792 dell’inglese Mary Wollstonecraft (1759-1797) e la Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine, pubblicato nello stesso anno del precedente, a firma dell’attivista Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze (1748-1793).
Nel libro A Vindication of the Rights of Woman, Wollstonecraft scrive: «È tempo di compiere una rivoluzione nei modi di esistere delle donne – è tempo di restituire loro la dignità perduta – e fare in modo che esse, come parte della specie umana, si adoperino, riformando se stesse, per riformare il mondo» (M. Wollstonecraft, A Vindication of the Rights of Woman (1792), a cura di Eileen Hunt Botting, Yale University Press, 2014, p.71). In queste pagine si parla di dignità perduta, facendo intendere che è esistito un tempo in cui questa dignità era presente.
Il vocabolario Treccani definisce così il lemma femminismo: «Movimento di rivendicazione dei diritti delle donne, le cui prime manifestazioni sono da ricercare nel tardo illuminismo e nella rivoluzione francese; nato per raggiungere la completa emancipazione della donna sul piano economico (ammissione a tutte le occupazioni), giuridico (piena uguaglianza di diritti civili) e politico (ammissione all’elettorato e all’eleggibilità), auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne».
Fra le contraddittorietà più marcate dell’illuminismo e del liberalismo ricordiamo l’ostilità viscerale contro il Medioevo. Tutto l’Illuminismo si è concentrato a screditare l’età di mezzo, accusandola di essere un’epoca oscurantista. La questione è ben diversa e a dispetto del liberalismo, in cui si esaltano le “libertà” più svilenti e distruttive (si pensi al divorzio, all’aborto, all’eutanasia), nel Medioevo sorsero le nazioni europee, si diede un’identità ai popoli, si salvò la cultura sia sacra che profana (grazie alle abbazie); si diede vita a confraternite, ordini cavallereschi, ospedali, istituzioni religiose di eccezionale valore per il bene delle anime e delle menti, e di conseguenza per il bene degli individui nella loro integralità.
E fu proprio in questo periodo che il valore delle donne emerse in tutto il suo splendore. Il Cristianesimo è stata la religione che, più di ogni altra, ha posto in luce le doti femminili: guardando al modello e alle virtù di Maria Vergine, Madre di Dio.
La fede cattolica ha eliminato ogni tipo di sopruso sulle donne, senza mai porre in contrasto, in gara agonistica e competitiva gli uomini ad esse. Pensiamo al valore e alla dignità femminile inneggiata da Dante nella Divina Commedia. Nel Medioevo ecco lumeggiare figure del calibro di santa Ildegarda di Bingen, santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia, santa Margherita di Scozia, della regina Eleonora di Provenza regina d’Inghilterra, Adelaide di Torino, Matilde di Canossa… l’elenco è innumerevole. Un piccolo esempio, nella valanga di fatti ed episodi che potrebbero essere presi in considerazione: il marito della regina di Scozia Margherita, Malcom III, nell’XI secolo, non seppe mai leggere, mentre la moglie era molto acculturata, ma non per questo egli si sentiva sminuito, anzi, cercava sempre il suo consiglio e il suo supporto.
La maggior parte di queste figure sono state cancellate dalla pubblicistica dominante, mentre quando viene presa in considerazione la restante minima parte, lo si fa con un metro deformante, camuffando e storpiando a proprio piacimento le vicende storiche. Tutto ciò viene ad infangare la realtà dei fatti, ingannando i propri contemporanei sulla trasmissione del sapere.
In Occidente, fino ai prodromi del femminismo, né donne, né uomini della cristianità cercavano la rivendicazione sull’altro sesso, ma insieme faticavano, sudavano e si sacrificavano nella famiglia e nella società per proseguire nel cammino terreno della vita con lo sguardo rivolto a Dio e proiettati, nel bene o nel male, verso l’eternità.
Occorrerebbe essere oggettivi e finalmente, con onestà intellettuale e autocritica sincera, formulare un pensiero concreto e realista, per considerare che la vera e libera dignità della donna è esaltata proprio e solo all’interno del Cristianesimo: «Chi dunque potrebbe pretendere di escludere le donne da questa partecipazione [ovvero l’essere a immagine e somiglianza di Dio, ndr], dato che esse sono nostre coeredi della grazia e visto che l’Apostolo [san Paolo] dice […]: “Voi siete infatti tutti figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù, perché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più né Giudeo, né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché siete tutti uno solo in Gesù Cristo?”» (Sant’Agostino, De Trinitate, XII 7).