«Il Green e solo una bolla pompata dalla finanza che mina la democrazia»

La Verità martedì 22 Luglio 2025

L’economista: «I fondi ESG sembrano lo strumento per la rivoluzione verde ma senza sussidi non stanno in piedi. Decide un governo parallelo di non eletti»

di Franco Battaglia

Già professore negli atenei di Modena, Bologna Ancona e Milano Bicocca, Mario Giaccio ha concluso gli ultimi anni di onorata carriera all’università di Chieti-Pescara, ove per 14 anni è stato presidente della facoltà di Economia. Molti anni della sua attività di ricerca li ha dedicati alle origini e implicazioni della green economy.

Professore, come è nata la green economy?

«E’ nata da una visione neo malthusiana della realtà che, promossa già nel 1968 dal Club di Roma e recentemente ripresa dall’Agenda 2030, suggerisce che la terra sia sovrappopolata. Ancora di recente Dennis Meadow (del Club di Roma) e il World Economic Forum hanno esplicitamente espresso l’idea che la popolazione umana dovesse essere ridotta fino a un miliardo di abitanti. Il fiorire della nostra specie è concomitante con – e in parte conseguente a – l’uso delle fonti fossili, cosicché s’è detto che per ridurre la popolazione del pianeta bisogna colpire le fonti fossili. Si millanta quindi l’uso di eolico e solare, il che significa, di fatto, deindustrializzare. Senonché, implementare questa trasformazione del sistema energetico globale richiede trilioni di dollari : subodorato gli affari, la grande finanza ci si è buttata a capofitto».

Lo chiamano sviluppo sostenibile…

«Il concetto di “sviluppo sostenibile” – veicolato da organismi internazionali (come nel 1987, la Commissione Brundtland dell’Onu) – implica la necessità di frenare La crescita economica e della popolazione. E’, questa, una “cultura della morte” che, già denunciata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, giustifica il controllo delle nascite anche attraverso l’aborto (incurante del fatto che esso è un omicidio).

Ma com’è stata possibile l’affermazione di queste idee?

«Con la finanza climatica: é stato individuata nella emergenza climatica il cavallo di Troia per gestire il cambiamento economico globale. Figure chiave sono state le grandi fondazioni filantropiche (per esempio, la Rockefeller Brothers Foundation o la Hewlett  Foundation) che hanno promosso l’agenda della deindustrializzazione con la eliminazione dei combustibili fossili le cui emissioni, si sostiene, possono provocare una catastrofe ambientale.

Larry Fink (l’amministratore di BlackRock) ha dichiarato che il cambiamento climatico è un fattore determinante per le prospettive a lungo termine delle aziende e che bisogna attuare una “significativa riallocazione del capitale” per disinvestire dal settore dei combustibili fossili. L’influenza di BlackRock è tale che molti suoi dirigenti sono passati a ricoprire ruoli chiave dell’amministrazione Biden e nel governo tedesco, guidando le politiche avverse ai combustibili fossili.

L’avvio formale della finanza verde si è avuto nel 2015 con la Coop 21 di Parigi, dove si è concordato di indirizzare i flussi finanziari verso quegli investimenti che comportano “basse emissioni” di anidride carbonica. Leader finanziari, come Nicholas Stern, hanno visto il cambiamento climatico come una nuova opportunità per estrarre valore e profitti: “Rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso orientato a basse emissioni di gas serra e verso uno sviluppo ai cambiamenti climatici”. Con questa premessa, il mondo della finanza ha modificato l’indirizzo dei propri investimenti. Mark Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra il membro del Wef, ha dichiarato che il sistema finanziario globale deve essere trasformato in modo che non sia più emessa anidride carbonica, e che all’uopo bisogna reperire circa 100 trilioni di dollari Per le nuove fonti rinnovabili. Ma solo sussidi pubblici possono trovare quel denaro e solo con essi gli investimenti delle rinnovabili sono “sicuri”»

Di quali strumenti finanziari si sono serviti?

«Lo strumento principale sono i fondi Esg (Enviromental, Social and Governance) nati dalla collaborazione tra le Nazioni Unite e la grande finanza. Si prometteva agli investitori che i rendimenti dei loro investimenti sarebbero aumentati e, allo stesso tempo, che erano orientati verso uno sviluppo virtuoso: appunto, sostenibile. La verità è che i fondi Esg si sono rivelati una strategia di marketing: con maggiori commissioni ai venditori, non forniscono rendimenti superiori e non hanno alcun reale impatto sociale o ambientale. Sicuramente hanno poca correlazione con le emissioni di carbonio».

Ma i governi stanno impotenti a guardare?

«Vi è un’ulteriore questione e cioè quella di un “governo parallelo” esercitato da pochi oligarchi finanziari (BlackRock, Vanguard, Fidelity) che, attraverso i fondi passivi, controllano gran parte degli investimenti pubblici e prendono decisioni su questioni sociali e ambientali, usurpando le istituzioni democratiche delle loro funzioni».

Però al declino degli investimenti Esg nel 2022, è seguita poi una ripresa nel 2024…

«Sì. L’anno che ha segnato un punto di svolta è stato il 2022: gli investimenti Esg che hanno cominciato a subire perdite significative: per esempio, l’Etf “S&P 500 Esg-Screened”di BlackRock nel 2022 perdeva oltre il 22%; e il fondo legato alla Cleanenergy perdeva quasi il 54% del valore. Invece guadagnavano i fondi energetici tradizionali, fino al 255%. Può controllare questi dati direttamente dal sito di BlackRock fra gennaio 2021 maggio 2024.

L’indice delle Cleanenergy ha seguito l’andamento di una tipica bolla speculativa: è salito da una base di 10.000 dollari a quasi 35.000 nel gennaio del 2021 per poi scendere a 15.000 nel maggio del 2024. L’andamento è praticamente uguale a quello dell’ultima bolla speculativa, quella delle Dot-com (che raggruppa le società di servizi dei siti web e Internet) sviluppatesi tra il 1997 e il 2000, quando l’indice Nasdaq a Marzo del 2000, raggiunse il massimo a 5133 punti per scendere a poco meno di 1500 verso la fine del 2002.

Le cause che stanno alla base del declino sono economiche, industriali, giuridiche e politiche. Economiche: perdita di valore degli investimenti Cleanenergy e disinvestimenti dai fondi Esg a causa dei rendimenti mediocri e degli alti tassi di interesse. Industriali: il costo degli impianti delle fonti rinnovabili è aumentato a causa dell’inflazione, dell’aumento dei costi delle materie prime e degli elevati costi di manutenzione. Giuridiche e politiche: molti Stati degli Usa hanno adottato leggi che limitano l’uso dei fattori Esg negli investimenti pubblici, accusando le società finanziarie di voler violare il dovere fiduciario di massimizzare i rendimenti. I procuratori generali di molti Stati hanno anche sollevato una violazione della legge antitrust riguardo la “condotta coordinata” dei grandi fondi per “demonizzare” l’industria petrolifera e del gas. Di conseguenza, diversi giganti finanziari (JpMorgan, BlackRock, Vanguard, State Street) hanno ridotto il loro coinvolgimento nelle politiche climatiche, in certi casi si sono addirittura chiamate fuori»

E la ripresa de 2024?

«Ciò fu dovuta esclusivamente ai massicci contributi e agevolazioni concessi dai governi europei, nazionali e locali, che hanno trasformato gli “incentivi” – che volevano essere esplorativi – in “sussidi” elargiti, di fatto, ad attività in perdita, come lo è quella dei settori eolico e fotovoltaico»

In conclusione?

«In conclusione, quel che la finanza globale chiama il ”nuovo oro”, è una bolla speculativa e gli investimenti Esg non hanno prodotto i rendimenti promessi. La crescente influenza delle oligarchie finanziarie attraverso le Esg pone una seria minaccia alla democrazia, con un potere politico esercitato da pochi miliardari, nessuno dei quali è eletto democraticamente. La finalità dell’ideologia climatica non è il benessere del pianeta o dei suoi abitanti, ma il benessere della grande finanza».

Vede una speranza?

«Si: ricondurre il dibattito sul clima in ambito scientifico di modo che la grande finanza smetta di interessarsi al clima»