Unione Cristiani Cattolici Razionalisti (UCCR) 7 Agosto 2025
Il Concordato tra Chiesa e Germania nazista arrivò dopo violente pressioni da parte di Hitler e fu firmato per garantire libertà religiosa. Il Reich nazista continuò a firmare trattati con Francia e Inghilterra
Il 20 luglio scorso in Germania si è ricordato l’anniversario del concordato tra Chiesa e Germania nazista.
Firmato il 20 luglio 1933, la rilevanza politica di questo atto è ampiamente sopravvalutata in senso anticlericale. Si sostiene, infatti, che stipulando il Concordato (in tedesco “Reichskonkordat”), il Vaticano abbia assecondato l’ideologia del nazionalsocialismo, fornendo un riconoscimento al Reich tedesco e aiutando Hitler ad acquisire prestigio internazionale dopo la sua presa del potere.
Ma le cose stanno davvero così?
La Germania nazista stipulò trattati con tutta Europa
Innanzitutto non c’è traccia dell’isolamento internazionale della Germania, anzi, fu il contrario!
Cinque giorni prima della firma del Concordato tra Vaticano e Germania nazista, proprio a Roma fu sancito il cosiddetto “Patto a quattro” (o “delle quattro potenze”), un trattato di consenso e cooperazione tra Gran Bretagna, Francia, Italia fascista e Germania nazista.
Sempre poco prima della firma del “Reichskonkordat”, la Germania aveva firmato accordi simili con le maggiori confessioni protestanti tedesche.
Tra il 1933 e il 1939, il Reich tedesco stipulò ben tre trattati multilaterali e 40 trattati internazionali bilaterali con 21 stati.
E non si può certo ipotizzare che gli stati europei ispirarono la loro politica esterna verso la Germania sulla base di quanto fatto dal Vaticano. Il contenuto del Concordato tra Chiesa e Germania nazista prevedeva la tutela delle scuole confessionali e il divieto di attività politica di partito da parte del clero e delle associazioni ecclesiastiche. Temi irrilevanti e privi di interesse per la maggior parte degli stati europei.
D’altra parte Inghilterra e la Francia, le due principali potenze dell’Europa occidentale, avevano avviato negoziati con la Germania di Hitler fin dall’aprile del 1933. E proseguirono anche dopo.
Francia, Inghilterra e gli elogi a Hitler
Nel 1936, l’ex Primo Ministro inglese Lloyd George incontrò Adolf Hitler e ne trasse un’impressione particolarmente favorevole tanto da definirlo “il più grande tedesco vivente” e il “George Washington della Germania”. Ancora nel maggio del 1938, quando l’antisemitismo nazista era palesemente evidente, la nazionale di calcio inglese eseguì il saluto nazista prima di una partita internazionale ad Amburgo.
Non risultano condanne dell’oppressione totalitaria e dell’antisemitismo nazista nemmeno da parte dei politici francesi.
Ed invece, proprio il Vaticano nel 1934 aveva già istituito una commissione scientifica per studiare una risoluzione fondata su “razzismo, fascismo, totalitarismo e bolscevismo”, i cui risultati furono incorporati in dichiarazioni vaticane negli anni successivi. In particolare nella “Mit brennender Sorge“, un duro attacco di accusa alla Germania scritto insolitamente in tedesco.
Quattro anni dopo, il 6 settembre 1938, Pio XI arrivò a pronunciare la famosa frase: «Per Cristo e in Cristo siamo discendenti spirituali di Abramo. No, non è possibile essere partecipi dell’antisemitismo, condividerlo. L’antisemitismo è inammissibile. Siamo spiritualmente semiti».
Ma già nel 1934 i vescovi tedeschi, a partire dal card. von Faulhaber, difendeva le origini ebraiche del cristianesimo e rigettava il razzismo pagano dei nazisti. Sermoni pubblicati con il titolo “Judentum, Christentum, Germanentum” e diffusi in tutta la Germania.
Concordato per salvaguardare libertà religiosa
Con il Concordato tra Chiesa a Germania nazista, spiega Robert S. Wistrich, uno dei massimi storici dell’antisemitismo (Università Ebraica di Gerusalemme), «il Vaticano credeva che avrebbe contributo a garantire la libertà religiosa e lo statuto giuridico della minoranza cattolica nel Terzo Reich» (1).
Non si volle certo benedire un sistema politico anzi, lo stesso Wistrich riconosce che la Chiesa «si mostrò resistente all’impresa e alle seduzioni dell’ideologia nazista» (2) Era usuale per la Santa Sede trattare con tutti i partner possibili – anche con sistemi totalitari – per tutelarsi e garantire l’assistenza spirituale.
Inoltre, va precisato che il Concordato fu stipulato con l’allora presidente della Repubblica, Paul von Hindenburg, tramite la mediazione di Franz von Papen. Non con Hitler, il quale tra l’altro era cancelliere del Reich da appena sei mesi e, pur avendo già applicato misure terribili, l’orrore che produsse doveva ancora venire.
Bisogna inoltre considerare che inizialmente Pio XI vide Hitler come un possibile nemico del bolscevismo comunista, il vero massacratore della Chiesa dell’epoca. Incluse questo “elogio anticomunista” al Fuhrer in alcune udienze del marzo 1933, salvo poi rivederle completamente già due mesi dopo, quando si rese conto della crescente repressione hitleriana contro i politici, i funzionari e il clero cattolici (3).
Tuttavia, Pio XI la firma del Concordato e, come scrivevamo alcuni anni fa, l’allora segretario di Stato, card. Pacelli (futuro Pio XII), rivelò all’ambasciata inglese che il trattato fu come «una pistola che gli era stata puntata sul capo e non aveva alternativa» (4).
Infatti nelle settimane precedenti al Concordato, il regime nazista fece infatti esplicite pressioni al Vaticano incarcerando 92 sacerdoti, chiudendo vari giornali e circoli cattolici (5).
Il Concordato tra Vaticano e Hitler concesse effettivamente una breve tregua alle associazioni cattoliche e la repressione nei loro confronti si attenuò per un certo periodo.
Ma il Fuhrer non era intenzionato a rispettare gli accordi e, poco dopo, ripresero le violazioni, scatenando nei successivi quattro anni ben 70 proteste ufficiali da parte cattolica rimaste praticamente senza risposta (6).