Il C40 vuole l’esproprio in nome dell’ambiente

Abstract: Il C40 vuole l’esproprio in nome dell’ambiente di case, e automobili, privandoci di bistecche e vestiti. Il piano di Soros, Bill Gates & co. con la complicità dei sindaci i quali possono fornire un enorme contributo alla lotta contro l’inquinamento adottando politiche suggerite dagli esperti di fiducia di C40.

La Verità, 14 luglio 2023

Il piano dei “grandi” sindaci del PD nonchè di Soros, Bill Gates & c., per toglierci cibo, auto e vestiti.

I cento sindaci del C40, organizzazione che riunisce le metropoli più inquinanti (incluse Roma e Milano) vorrebbero eliminare il consumo di bistecche e formaggi entro il 2030. E consentirci di comprare solo tre vestiti l’anno. Il report di C40, network finanziato da Clinton e Soros che include i primi cittadini di Milano e Roma, prevede l’abolizione di carne e latte, l’addio ai mezzi di trasporto privati e al massimo 3 capi di abbigliamento all’anno.

di Francesco Borgonovo

Lo chiamano «obiettivo ambizioso», ma insistono a dire che, sarebbe il migliore possibile, il più giusto e il più buono. Il risultato che ci consentirebbe di salvare il pianeta limitando potentemente l’inquinamento nelle grandi città. In che cosa consista tale obiettivo è presto detto: riduzione delle emissioni di almeno il 50%, da ottenersi ovviamente limitando o addirittura cancellando i consumi. Qualche piccolo esempio, giusto per gradire. Per ottenere il risultato ottimale si dovrebbe arrivare, entro il 2030, a eliminare completamente il consumo di carne e di latte e l’utilizzo dei veicoli privati. E ogni cittadino dovrebbe comprare al massimo tre nuovi capi di abbigliamento all’anno.

L’aspetto inquietante della faccenda è che a proporre la realizzazione di questo scenario da Unione sovietica (nel periodo più buio, per altro) non sono stati gli attivisti di Ultima generazione o qualche altro svalvolato gruppo di militanti green. No, è stato il C40 ovvero «una rete globale di quasi l00 sindaci delle principali città del mondo che sono uniti nell’azione per affrontare la crisi climatica». Di questa rete fanno parte, ormai da diversi anni (primi Duemila) anche i primi cittadini di Milano e di Roma, Beppe Sala e Roberto Gualtieri. Sala è addirittura membro del comitato esecutivo della organizzazione, che si propone esplicitamente di «influenzare l’agenda globale» per realizzare «una transizione verde e giusta» e ottenere «un futuro più verde, più sano e più prospero per tutti, ovunque».

STUDIO CHOC

Dal sito ufficiale della congregazione apprendiamo che «i sindaci delle città C40 si impegnano a utilizzare un approccio inclusivo, basato sulla scienza e collaborativo per dimezzare la loro giusta quota di emissioni entro il 2030, aiutare il mondo a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e costruire comunità sane, eque e resilienti. C40 aiuta i sindaci a farlo». E come li aiuta? Facile: indicando una serie di obiettivi da raggiungere come quelli minuziosamente elencati in un report intitolato The future of urban consumption in a 1.5°C world: per capire da dove nascano le idee «green» di cui oggi paghiamo le conseguenze basta sfogliarlo. In quelle pagine c’è già tutto.

Questo gustoso studio, come tutte le altre attività di C40, è sostenuto da una robusta squadra di finanziatori tra cui compaiono alcuni ministeri e governi europei ma soprattutto entità quali Open society foundations della famiglia Soros, Clinton Foundation, Google, Ikea, L’Oreal e altre sigle di questo livello. L’assunto del documento, fresco di pubblicazione, è molto chiaro: poiché le grandi città sono responsabili da sole di circa il l0% delle emissioni globali, i sindaci possono fornire un enorme contributo alla lotta contro l’inquinamento adottando politiche suggerite dagli esperti di fiducia di C40.

«I leader della città devono essere ancora più intraprendenti, creando e plasmando i mercati e impegnandosi in settori che non erano stati considerati in precedenza», si legge nella introduzione, del rapporto. Inoltre, essi devono «sostenere i cittadini e le imprese nel raggiungere un cambiamento radicale e rapido dei modelli di consumo». Messaggio ri­cevuto? Bisogna che i primi cittadini impongano una spinta più o meno gentile per cambiare i modelli di consumo sulla base delle indicazioni ricevute. Esercitando la propria autonomia, essi possono persino scavalcare i governi. In ogni caso, se si riuscisse a modificare le abitudini delle metropoli, il resto delle città prima o poi si adeguerebbe.

Ecco allora che i sindaci devono fare di tutto per eliminare le «emissioni derivanti dal consumo urbano di materiali da costruzione, cibo, abbigliamento e tessuti, trasporto privato, elettronica e casalinghi elettrodomestici, nonché viaggi aerei privati». Cominciamo allora con le preziose indicazioni riguardanti il cibo. Dice il rapporto che nel 20171e emissioni legate al consumo alimentare rappresentavano i1 13% del totale. Circa tre quarti di queste emissioni derivano da consumo di alimenti a base animale, con il restante 25% da consumo di alimenti a base vegetale», leggiamo.

«Se le città C40 cambiano il loro consumo alimentare e le abitudini in linea con l’obiettivo progressivo individuato, le emissioni della categoria potrebbero essere ridotte del 51% tra il 2017 e il 2050. L’adozione di obiettivi ambiziosi consentirebbe un ulteriore riduzione del 9%. L’adozione del cambiamento dietetico è l’intervento con il maggior potenziale di riduzioni delle emissioni. Adottare una dieta sana (cioè ridurre l’assunzione di carne e latticini) contribuisce per il 60% alla riduzione delle emissioni (43% e 17% rispettivamente)». Ottimo: per inquinare meno bisogna mangiare di meno. Cioè limitare la quantità di calorie introdotte ogni giorno nel corpo e, soprattutto, combattere carne e latticini.

L’obiettivo ambizioso è eliminarne del tutto il consumo entro il 2030, ma i pietosi esperti di C40 fissano anche una meta più semplice da raggiungere, ovvero un «obiettivo pro­gressivo», il quale prevede un consumo di carne pro capite pari a 16 chili all’anno e un consumo di latte di 90 chili. Poi c’è la riduzione del guardaroba. Obiettivo progressivo: otto nuovi vestiti all’anno; obiettivo ambizioso: appena tre capi acquistati. Va decisamente peggio con il trasporto. L’idea è di arrivare, nello scenario più blando, ad avere 190 veicoli privati ogni 1.000 abitanti e, manco a dirlo, zero nello scenario più auspicabile. In ogni caso, ogni veicolo dovrebbe avere un arco di vita di vent’anni.

Beppe Sala sindaco PD di Milano

Notate bene che qui non parliamo di risultati da ottenere in un lontano futuro: il 2030 è domani. E non sfuggirà all’attento lettore il fatto che tutte le azioni previste dal report e fortemente consigliate ai sindaci prevedono una brutale riduzione della spesa e, di conseguenza, un clamoroso danno ad alcuni settori: abbigliamento, agroalimentare, industria automobilistica.

PIÙ PULITI? NO, PIÙ MISERI

Certo, stiamo parlando di un report e non di un regolamento europeo di nuove leggi. Ma non conviene sottovalutare la faccenda, come giustamente fa notare Lucio Malan di Fratelli d’Italia pubblicando il folle documento su Twitter. Il C4O è di fatto un gruppo di pressione sostenuto da alcune delle realtà comunicative più potenti del mondo. Anche se è improbabile che i sindaci riescano a imporre in maniera ferrea i desiderata dei lobbysti green, di sicuro sono influenzati dalla loro azione. Del resto, se si vuole stare nei circoletti che contano bisogna adeguarsi e fare i compiti a casa, cioè mettere in atto politiche adeguate, e in fretta.

Roberto Gualtieri sindaco PD di Roma

Lo scorso ottobre, durante la riunione del C40 a Buenos Aires, un gruppo di oltre 200 organizzazioni e aziende ha consegnato ai sindaci membri del gruppo una bella letterina per chiedere ai sindaci di darsi una mossa e mettere più impegno nel completare la ri­voluzione verde. La missiva lamentava una «mancanza collettiva di progressi» sulle iniziative per il clima. E chiedeva ai sindaci di tutto il mondo di identificare gli eventi meteorologici estremi nelle loro città e di stabilire un collegamento con l’emergenza climatica». In conclusione, ribadiva «la necessità di ridurre l’assunzione di carne e latticini». Un tassello alla volta, report dopo report, si condizionano non soltanto i politici e gli amministratori, ma in generale le élite e pure l’opinione pubblica.

Beh, se vi fate incantare dalle sirene verdi, sapete cosa vi aspetta. Se pensate di salvare il pianeta, sappiate che in realtà state sostenendo la creazione di un mondo senza carne, latte e auto. Non più pulito, ma più povero.