I padroni del pianeta – conferenza – (2)

Centro culturale Amici del Timone Mercoledì 22 luglio 2009

Parrocchia di Santa Rita – Viareggio (Lu)

I PADRONI DEL PIANETA

Risorse_pianeta

Le bugie degli ambientalisti su incremento demografico,
sviluppo globale e risorse disponibili

Antonio Gaspari
(scrittore e giornalista)

(trascrizione non rivista dal relatore)

II parte

Dal pubblico. Nel suo libro porta come esempio emblematico quello delle due Coree, dove si capisce bene come per arrivare al benessere e combattere la fame non si deve ridurre la popolazione ma risolvere un problema culturale. La Corea del Sud infatti ha popolazione e densità tripla rispetto a quella del Nord, dove si muore di fame…

Antonio Gaspari: In realtà possiamo fare mille altri esempi. In Corea le condizioni sono simili: la cultura originaria è simile e la popolazione è la stessa, la differenza è che la Corea del Nord ha un regime comunista, estremamente materialista e dittatoriale, molto impegnato nella produzione militare ma ha condizioni di vita misere e con un terzo della popolazione rispetto alla Corea del Sud.

Secondo i malthusiani la Corea del Nord dovrebbe essere in condizioni straordinarie: poca popolazione, tanto territorio, economia centralizzata; in realtà è povera, con condizioni drammatiche e molta popolazione che soffre la fame. Ci sono anche situazioni di degrado ambientale notevoli, perché non viene fatto alcun investimento nell’ambiente.La Corea del Sud, che ha tre volte la popolazione del Nord, non ha economia centralizzata, invece ha i tassi di sviluppo più alti di tutta l’Asia e a questo proposito vorrei ricordare che ha anche il tasso di conversioni al cattolicesimo tra i più alti del mondo.

Questo vorrà pure dire qualcosa. Oppure prendiamo Israele, che è circondato da Palestina, Giordania, Siria; paesi con condizioni climatiche e anche economiche simili, dato che nessuno ha più petrolio o materie prime dell’altro; eppure Israele è uno dei paesi più avanzati del mondo. Tra l’altro, anche per questioni militari, stanno incrementando tantissimo la crescita demografica.

C’è invece un paradosso nel mondo islamico, dove la crescita di popolazione è significativa, anche perché ogni uomo può avere fino a quattro mogli, però la religione dell’Islam essendo attaccatissima alla tradizione è costituzionalmente contro lo sviluppo e ancora più paradossale è che i paesi arabi, con redditi spaventosi da petrolio, non hanno uno sviluppo di borghesia come nelle società civili, come del resto la Libia, dove con i soldi che trae dal petrolio ogni libico potrebbe vivere da nababbo e invece la società libica è in condizioni abbastanza primitive.

Con l’Islam c’è un problema grosso, che si cerca di affrontare, ma è anche vero che dal loro punto di vista se lo sviluppo significa anche avere gli aspetti peggiori del mondo secolarizzato: consumismo sfrenato, speculazione, decadenza dei costumi, è chiaro che i fondamentalisti hanno buon gioco.

Ma noi dobbiamo spiegare che il cristianesimo non è quello. Infatti il missionario padre Piero Gheddo diceva che la religione cristiana è quella più vocata al lavoro e allo sviluppo, anche come tradizione originaria: Cristo lavorava e tutti i padri fondatori lavoravano. Il lavoro è benedetto in quanto è la continuazione dell’opera di Dio.

C’è un mistero che mi colpisce: celebrando l’Eucaristia prendiamo l’ostia che è pane e vino, che sono due prodotti del lavoro umano, il che secondo me ha un significato profondo. Bisogna ridare importanza al lavoro, che secondo la Dottrina sociale è al di sopra di tutte le altre categorie ed è veramente la vocazione dell’uomo, inteso come difesa del bene comune e continuazione della creazione.

Sulla questione demografica capisco vi siano ancora molti pregiudizi. In genere di questi tempi Giovanni Sartori sul Corriere della Sera fa un articolo di prima pagina dove dice che siamo troppi, che il Vaticano è pazzo a impedire la distribuzione delle pillole, il mondo finirà perché siamo troppi e via di questo passo. Ebbene, devo dire che l’intervista a Gotti Tedeschi… ma c’è anche il fatto che nessuno dei malthusiani ha finora replicato alla enciclica di Benedetto XVI, un silenzio assordante.

L’enciclica chiama in causa una serie di argomenti importanti, che sono di grandissima attualità, e persone che fino ad ora su questi argomenti hanno scritto sono silenti, non hanno detto nulla neppure per replicare. Questo dimostra come questa enciclica sia andata molto avanti e che certe argomentazioni ormai non sono più credibili.

Ciò vuole anche dire che abbiamo una grande opportunità per far vincere le politiche pro vita. Ci sono segni significativi di speranza, però dobbiamo ricominciare a riguadagnare ottimismo perché in questi anni è stato diffuso troppo catastrofismo e la gente è depressa. La malattia più diffusa adesso è la depressione.

Noi cristiani poi siamo ottimisti per natura: Cristo è resuscitato, per noi la vittoria del bene contro il male è dimostrata quindi è il momento di assumerci le nostre responsabilità, di dare ragione della nostra fede e di trarre dalla fede gli argomenti che possono dare un futuro a questa società

Dal pubblico. C’è stata una unica piacevole sorpresa dall’ambiente malthusiano, quando lo scorso anno Piero Angela, che è stato però sorprendentemente isolato, il quale ha sempre battuto su questi tasti, ha scritto un libro intitolato Perché dobbiamo fare più figli. Detto da lui doveva essere una notizia da prima pagina, eppure pur essendo il più noto divulgatore in Italia di questo non si è assolutamente parlato. Al contrario abbiamo un Sartori che da quarant’anni scrive sempre la stessa cosa e cioè che siamo troppi sulla terra. E’ strana questa persistente ossessione.

Antonio Gaspari. Su questo posso darvi una citazione. Gotti Tedeschi ha pubblicamente sfidato Sartori a partecipare ad un dibattito pubblico ma questi non ha ancora risposto e io ho l’impressione che nell’argomentazione malthusiana, nonostante sia ancora sostenuta per ragioni speculative e perché dietro c’è una ideologia ancora molto forte, non ci crede più nessuno; neanche certi ambienti dei poteri forti.

Questa uscita di Piero Angela è molto importate, perché lui è il più noto divulgatore scientifico italiano e quando porta avanti una linea è perché è indiscussa. Quindi se ha scritto un libro su perché dobbiamo fare più figli vuol dire che tutto il gruppo che lui rappresenta ha capito che se noi continuiamo con quelle politiche non avremo futuro e dunque pur rischiando un incremento dell’influenza della Chiesa – cosa che a loro certo non sta bene – sanno che questa è la posizione giusta. Sarà interessante vedere se il Corriere chiederà ancora a Sartori di scrivere.

Comunque questi sono solo giochi di palazzo. Per molto tempo noi del mondo cattolico ci siamo abituati ad alzarci la mattina e dire: su cosa ci stanno attaccando? Qual è il libro contro il Papa? E ci preoccupavamo di rispondere agli attacchi, lasciando però da una parte il disegno strategico e viaggiando a vista.

Credo invece sia giunto il momento di cominciare a porre come tema di discussione i nostri argomenti, perché se lasciamo che il mondo continui con questa ideologia avremo solo macerie. Tocca invece a noi costruire, ma per farlo ci vuole un progetto culturale. Dobbiamo cominciare a dare braccia e gambe a questo progetto.

In un certo senso è come quando crollò l’impero romano; chi fece la nuova civiltà? I monaci benedettini. Sarà un caso che questo pontefice abbia scelto il nome di Benedetto? I monaci cominciarono a costruire la nuova società umana quando non c’era più legge, creando i conventi dove si faceva tutto: dalla regimentazione dei fiumi al rimboschimento ma soprattutto ognuno che veniva era ospitato, educato, gli veniva portato del bene e si salvaguardava la persona.

E da qui cominciarono a costruire gli ospedali, a rimettere in piedi le biblioteche e a dare seguito alla civiltà. In un mondo che sembrava non avere più legge loro insegnarono la legge di Dio, che è la legge di cui noi umano abbiamo più bisogno: la legge morale.

Ovviamente i tempi sono diversi ma è chiaro che siamo in una crisi di civiltà, che la nostra società, per ragioni demografiche e di spinta morale, sembra – come diceva Biffi – sazia e disperata. Non c’è più la fiducia di poter far vincere il bene e il bello. Ebbene siamo noi a dover dare questa risposta e per farlo dobbiamo costruire.

Questa enciclica è bellissima perché non c’è una parola – ad eccezione della pagina sui Verdi molto forte – di critica ma è tutta in positivo. A questo proposito consiglio la visione di un film: Bella, che dimostra come i cattolici sanno fare film e anche molto bene e che si può costruire un futuro sul bene, sull’amore gratuito e sull’amore verso l’altro.

Dal pubblico. Fa piacere che Piero Angela finalmente abbia scoperto l’acqua calda, ma ricordo che con questa storia della bomba demografica quando ero ragazzino, parlo degli anni Settanta, mi hanno letteralmente terrorizzato. Questa cosa ha fatto del male a intere generazioni e veniva insegnata come se fosse stato il verbo; avevano la scienza e la statistica dalla loro parte e se si provava a dire qualcosa si era subito messi in ridicolo.

Antonio Gaspari. Lei ha perfettamente ragione. Ricordo un manifesto negli anni Settanta fatto dal Partito radicale su cui stava scritto: fermati Adamo, e mi sono anche chiesto quanti soldi venivano spesi. Non parliamo dei libri di testo. Al Meeting di Rimini è stato presentato gli scorsi anni uno studio sui libri di testo in cui si faceva vedere come alcuni descrivevano l’umanità come un virus che stava uccidendo il pianeta. Ho visto studi di malthusiani con immagini delle città viste dall’alto affiancate a immagini di come si sviluppa un cancro.

E hanno fatto ricorso anche al mobbing. Ho la testimonianza di donne che anche al lavoro sono state bombardate per dissuaderle dal fare figli. Anna Harendt aveva perfettamente ragione: se volete uccidere una società toglietele i bambini. I bambini sono angeli, cuori puri e ucciderli prima che nascano è qualcosa di tremendo ma in termini sociali è stata veramente una follia. Che società è quella che da una parte riesce con le moderne tecniche a far nascere e sopravvivere bambini dopo poche settimane di gestazione e dall’altra ne uccide a migliaia con l’aborto?

Ancora oggi in Italia sono 130 mila gli aborti ufficiali e di molti altri non si sa nemmeno perché c’è la cosiddetta pillola del giorno dopo. Diceva Harendt che i bambini sono la più grande rivoluzione della nostra terra perché ci insegnano che non siamo nati per morire ma per continuare. Sono parole fondamentali, perché si è giovani, si cresce e si hanno grandi aspirazioni ma quando si arriva all’età adulta ci si rende conto che per quanto lunga la vita ha un limite e allora se si ha la famiglia guardando i bambini si investe tutto ciò che si ha di meglio in quella continuazione.

La società che cancella i bambini dove va? Inoltre dimostra un egoismo pazzesco: come si fa a parlare di attenzione all’altro se non si accetta neppure la nascita di un uomo? L’ultimo discorso che il cardinale Bagnasco ha fatto all’assemblea dei vescovi è stato molto importante perché da molto tempo nel mondo cattolico quelli che difendevano la vita ed erano considerati di destra mentre quelli che facevano le opere caritatevoli erano considerati di sinistra.

Ancora oggi, diceva il cardinale, molti vescovi e qualche sacerdote chiedono perché si debbano fare tante storie sulla bioetica quando facendo solo opere sociali non ci sarebbero attacchi da parte di nessuno e anzi tutti vorrebbero bene alla Chiesa. Bagnasco ha allora spiegato che il cristianesimo non è un’agenzia delle Nazioni Unite e che non c’è carità se non c’è verità. Questo significa che la nostra carità non è la carità pelosa di chi aiuta qualcuno perché gli fa pena ma la difesa del più debole e del più indifeso, quindi combattere l’aborto e battersi per la vita è la prima carità e se non si accetta di testimoniare in difesa della vita come si può essere credibili nella carità?

D’altro canto non ci sono diritti se non c’è vita e come ci si può battere per i diritti delle persone se queste neppure nascono? Questo non significa cercare contrapposizioni ma ricreare una unità, in cui noi possiamo vincere queste ideologie che fino ad ora sono state diffuse. Certe ideologie ancora sono insegnate e lasciano strascichi, tuttavia credo siamo arrivati al punto che questo muro sta crollando, perché la gente non ci crede più. Il rischio allora qual è? Che rimangano solo macerie, invece è su questo che si costruisce il futuro: fino ad ora abbiamo sbagliato quindi ripartiamo dal giusto.

Non parliamo poi della famiglia, sulla quale c’è una discussione fortissima. In un momento in cui hanno tentato di tutto per distruggerla la famiglia ha resistito e grazie a Dio, perché se in questo paese esiste una società civile è perché le famiglie hanno retto. Ovviamente qui il concetto di famiglia è un po’ più largo: Madre Teresa non è stata mamma fisiologica ma è stata mamma e sorella per tanti.

La rivoluzione sociale che la Chiesa propone si chiama “civiltà dell’amore”, in cui l’umanità diventa famiglia di famiglie, in cui il rapporto dell’uno con l’altro è come tra fratelli. Sono virtù e valori morali che fondano le civiltà e le civiltà che hanno futuro sono quelle che più hanno queste virtù.

Non è un caso che ogni volta che l’impero romano traballava l’imperatore si metteva a difendere la famiglia, come Caracalla che addirittura puniva l’aborto con l’esilio. Io però sono ottimista perché il primo libro contro la bomba demografica l’ho scritto nel 1994 e fu veramente una battaglia contro i mulini a vento ma sapevo che prima o poi la verità sarebbe emersa e a quel punto sarebbero servite persone che senza rancore sarebbero state in grado di ricostruire.

Riflettevo oggi con alcuni amici che si parla moltissimo di valori e pochissimo di virtù, che non sono una invenzione cristiana ma le troviamo già in Platone e Aristotele. Per educare un popolo ci vuole l’educazione alle virtù, che la Chiesa in alcuni casi ha elevato a sacramenti; eppure, almeno a Roma dove abito, molti catechisti non conoscono più neppure le virtù cardinali e nessuno le insegna. Ma queste sono pietre angolari e la buona educazione di un bambino è una ricchezza per la società che non ha prezzo.

Dal pubblico. Lei condanna in toto l’ideologia ambientalista oppure ne salva qualche aspetto?Ad esempio c’è un ambientalismo non estremista che nel tempo è servito a suscitare una attenzione nei confronti dell’ambiente, magari in anni in cui ce n’era particolare bisogno

Antonio Gaspari. Non sono manicheo e non credo tutto sia male o bene; la storia del mondo non la fanno i duri e puri e i più grandi convertiti sono anche i più grandi santi. Da giovane ho aderito a questi movimenti ed ero molto interessato; ho conosciuto Greenpeace e il Wwf  ma quello che più mi colpì fu che in verità a loro dell’ambiente non fregava niente. Greenpeace non fa nulla per l’ambiente: non pianta un albero, non salva un animale… Il Wwf era più preoccupato che noi dicessimo che siamo troppi sulla terra e di trovare i soldi per salvare il Panda.

Quindi si tratta di movimenti guidati in un certo modo e difficili da salvare. Ovviamente non parlo delle persone ma delle ideologie. Poi all’interno delle associazioni per l’ambiente ci sono alcuni che hanno fatto cose buonissime, come gli Scout; ma quell’ideologia era sicuramente funzionale ad un progetto che non voleva né il bene dell’uomo né quello per l’ambiente.

Poi, grazie a Dio, l’umanità è fatta di persone che riescono a fare cose buone pur in un contesto cattivo e questo va sicuramente salvato. E’ certo paradossale che in certe parrocchie si siano raccolte firme per conto del Wwf per salvare gli alberi, anche perché chi può essere più ambientalista dei cattolici? Chi è che fin dall’inizio ha posto il problema tra Creatore e creato? Chi dedica un giorno alla salvaguardia del creato? Noi infatti vediamo nel creato l’impronta di Dio e pertanto la salvaguardia, la bellezza, il miglioramento dell’ambiente sono la cosa più importante.

I titoli dei nostri libri sono indubbiamente forti, anche perché l’editore li deve vendere, ma il loro contenuto è sempre positivo e costruttivo, la critica molte volte serve per spiegare, far capire ma non è il nostro obiettivo. Inoltre non c’è nessuna cosa, anche la migliore, che sia tutto bene; prendiamo le medicine, che sono straordinarie per combattere la malattia ma hanno sempre qualche effetto collaterale.

Pertanto dobbiamo criticare fortemente l’ideologia, i cui risultati abbiamo visto, ma che si potevano capire fin dall’inizio, e che hanno operato un cambiamento antropologico, relativizzato e stravolto il pensiero delle persone. L’enciclica Caritas in veritate denuncia quell’ecologismo che ha fatto si che l’uomo valesse meno delle piante e degli animali; questo è molto malvagio e cattivo; questo è l’errore grave che ha portato al disastro.

Dal pubblico. Quelli che si battono per salvare gli alberi centenari sono gli stessi che si battono con ferocia per l’aborto. E’ come nel marxismo, dove si predicava più dell’amore per i poveri l’odio per i ricchi. Lo stesso nell’ambientalismo si predica più che l’amore per la natura e il creato l’odio per l’uomo. E’ lo stesso paradosso…

Antonio Gaspari. Nelle isole Eolie l’Unione Europea ha finanziato la più grande macchina da ecografie per le tartarughe mentre le donne incinte che abitano lì devono andare in Sicilia. Quando si vedono sistematicamente una serie di paradossi come questo non può che venire il dubbio che qualcosa non va. Inoltre questa cancellazione della speranza e della scienza è molto brutta perché sa tanto di giacobino: l’attaccare sempre tutto e tutti, il modo pretestuoso di attaccare altre persone senza neppure conoscerle accusandole di essere inquinatori…

Dal punto di vista sociale è tremendo perché crea fratture. Non è ammazzando il peccatore che si elimina il peccato, bisogna certo denunciare l’illecito ma soprattutto bisogna risolverlo: se una fabbrica inquina non si chiude la fabbrica ma si cerca cosa inquina e si cerca di eliminare l’inconveniente.

Tutto invece è diventato molto manicheo, molto ipocrita.

Si può tollerare che il principe Carlo d’Inghilterra o Al Gore vadano in giro per il mondo a dare lezioni di ecologia? Chiedono la riduzione dei consumi ma fanno una vita assolutamente piena di sprechi; il principe Carlo non ha mai lavorato in vita sua e ha non so quante auto, aerei, poi chiede a noi di ridurre il consumo energetico e di carburante. Al Gore lo stesso, chiede a noi di staccare qualche spina quando una sua singola abitazione, e ne ha tante, consuma elettricità quanto venticinque famiglie. E’ tutto ridicolo, ipocrita e ideologico.

Un discorso sull’ambiente va fatto ma seriamente e la Chiesa lo sta facendo. La Chiesa chiede di tornare all’essenza, alla sobrietà dei costumi, a rifiutare concezioni consumistiche speculative, all’efficienza energetica. Ma questa è anche la realtà; non si difende l’ambiente fermando lo sviluppo ma al contrario è il sottosviluppo il maggior nemico.

Forse non tutti sanno che la maggior quantità di alberi si tagliano in Africa e a tagliarli non sono le multinazionali ma le persone povere, i contadini per i quali il legname è l’unica cosa che hanno da usare come carburante e per produrre  energia. E non ripiantano. I paesi avanzati per ogni albero che tagliano ne ripiantano dieci o venti; In Svezia ad esempio il 70% del legname che viene usato per la produzione di carta o mobili proviene ormai da quelle che chiamano foreste industriali, ovvero foreste piantate da loro proprio per questi usi. Lo stesso avviene per la pesca, dove ormai alleviamo anche i tonni.

L’uomo è l’unico capace di moltiplicare le risorse e se fossimo rimasti al tempo della caccia e della pesca ci saremmo ormai mangiati il pianeta. L’agricolturà è stata la prima rivoluzione in cui abbiamo moltiplicato le risorse, imparando a riprodurre i frutti e ad allevare la carne che ci serve. La natura da sola non ce l’avrebbe mai fatta a produrre tanto cibo per sfamare sei miliardi di persone.

Quindi lo sviluppo non è una soluzione relativa ma una condizione e il pianeta può continuare ad essere popolato e le persone potranno stare meglio solo se ci sviluppiamo e un impedimento allo sviluppo è immorale, perché pone delle condizioni ai popoli, i quali vivranno in condizioni peggiori.

Rimango inoltre abbastanza scioccato anche quando si parla d’inquinamento perché la natura ha tutta una serie di processi inquinanti molto più spinti di quelli prodotti dall’umanità. Combattiamo ad esempio l’anidride carbonica per ridurre le emissioni che rendono insalubre l’aria delle città, ma l’eruzione di un solo vulcano produce più emissioni di tutta l’attività industriale dei paesi del mondo. Possiamo forse mettere la marmitta catalitica all’Etna?

Inoltre non credo che le persone si rendano bene conto di ciò che dicono quando parlano di ambiente. Oggi c’è una gran paura del caldo, ma è proprio grazie al caldo se su questo pianeta c’è la vita. Giorni fa un rappresentante di Confindustria criticava l’”effetto serra”, ma se non ci fosse l’effetto serra, che ci garantisce i diciotto gradi di temperatura media sul pianeta, non ci sarebbe la vita.

Nelle regioni artiche hanno temperature sopra lo zero soltanto per due mesi e mezzo e meno male che con le normali attività umane producono calore, altrimenti chi potrebbe vivere in quelle condizioni? In Antartico, che è un territorio grande quasi quanto l’Europa, fa così freddo che non c’è vita, neppure batterica. Come si fa allora a dire che il caldo fa male?

Il G8 ha detto che la temperatura media mondiale non può crescere più di due gradi… Ma chi la può decidere una cosa del genere?

Certo, se il caldo aumentasse veramente sarebbe un problema ma questo aumento dove sta? Abbiamo avuto un inverno freddo e lungo e un’estate che per adesso è sotto la media… I ghiacci dei poli si stanno sciogliendo? Nella storia del nostro pianeta sappiamo che si sono sciolti almeno quattro volte e lo sono stati per milioni di anni. Per tutta l’era dei dinosauri, 165 milioni di anni, i poli sono rimasti senza ghiaccio e non poteva essere diversamente dato che essendo rettili avevano bisogno del caldo, tanto che si pensa sia stato proprio un abbassamento della temperatura a farli scomparire.

Comunque siate lieti, perché la regola dei benedettini era: ora et labora e siate lieti ed è questo di cui abbiamo bisogno adesso.

Dal pubblico Si è sentito parlare tante volte del trattato di Kyoto e di questi accordi internazionali per limitare l’emissione dei gas serra che hanno l’obiettivo di contrarre lo sviluppo e limitare l’attività umana per far scendere la CO2. Ma di quanto si vuol far scendere? Di poche unità percentuali, eppure l’anidride carbonica nel suo complesso incide molto poco sull’effetto serra. Inoltre l’anidride carbonica nella sua massima parte è prodotta da fonti naturali, quindi in realtà il trattato di Kyoto o i vari altri trattati internazionali andrebbero a incidere sulla quantità complessiva di CO2 per una quantità assolutamente trascurabile.

Antonio Gaspari. Per fortuna anche Kyoto sta fallendo, perché nell’ultimo accordo fatto nessuno si è impegnato. Tutti i paesi hanno partecipato, perché comunque avevano dato la loro adesione ma se andate a leggere l’accordo non hanno concordato su niente. Inoltre tutto il gioco è centrato sul commercio dei carboncrediti.

L’Italia ad esempio è fuori di un 16% rispetto a quanto previsto dall’accordo di Kyoto, quindi o paga la multa oppure va sul mercato e colma i carboncrediti; ovvero Paesi che non hanno attività industriale o l’hanno dismessa hanno dei crediti. Hanno creato un sistema in cui hanno emesso dei titoli sull’aria calda, vi rendete conto della follia? E’ il massimo della speculazione e tutti gli allarmismi sulla fine del mondo alla fine servono solo a far alzare il valore di questi titoli.

Comunque in seguito alla crisi economica e al fatto che nessuno abbia creduto a questa storia finirà che quelli che devono pagare Kyoto non pagheranno e che nessuno farà un altro accordo come questo. Intanto banche che hanno creato i carboncrediti, come quelle americane che sono le più esposte avendo investito moltissimo, sono saltate.

Insomma è un gioco di carta e se dobbiamo migliorare la qualità della nostra aria non possiamo certo farlo con i titoli di carta ma migliorando i motori e le fabbriche, ancora una volta facendo sviluppo.