I girovaghi.

Lin_coverIl Corriere del Sud n. 3- 2011 del 18 marzo

di Andrea Bartelloni

Pochi giorni sono sufficienti per sviluppare una storia quando chi scrive ha le capacità e la stoffa del romanziere tanto da essere stata paragonata, dalla critica statunitense, a Flannery O’Connor. Si tratta del romanzo di una giovane scrittrice cinese, Yiyun Li, laureata in medicina nel suo paese natale, aveva 16 anni quando si svolsero i fatti di Tienanmen (1989) e nel 1996 si recò negli Stati Uniti per una specializzazione in Immunologia. Da quel momento vive in California col marito e due figli.

La storia si svolge tra marzo e aprile del 1979 quando una ventata di democrazia sembra sconvolgere il paese dopo la morte di Mao Tze Tung. In una piccola cittadina industriale l’esecuzione di una giovane donna, ex guardia rossa che aveva rinnegato il comunismo, sconvolge la routine proprio mentre le notizie del Muro della democrazia che arrivano da Pechino illudono che si possa fare qualche cosa per uscire dal letargo comunista.

Intorno a queste vicende si dipanano le storie di alcuni personaggi, il maestro Wu, la bambina disabile Nini, il bambino Tong che firma un manifesto di dissenso col nome del padre, Bashi, una specie di bulleto locale.

Personaggi che vengono descritti con estremo realismo, e, con le loro vicende, a volte tristi e anche drammatiche, ma legate da un filo per tutta la storia con avvincenti e drammatici colpi di scena, vivono a loro modo questo momento di speranza.

Nel romanzo,che si intitola I girovaghi, opera prima di Yiyun Li, uscito in Italia nel luglio del 2010 (Einaudi editore), viene descritta anche la drammatica realtà degli espianti di organi dai condannati a morte.

Il romanzo è anche frutto dei ricordi, vicinissimi nel tempo, della vita dell’autrice e assume un particolare significato specialmente dopo l’ attribuzione del premio Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiaobao e dopo che il gigante capital comunista dell’Asia sembra impermeabile a qualsiasi idea di democrazia e uguaglianza.

Gli episodi narrati nel romanzo come le vicende dei giovani di piazza Tienanmen certamente scoraggiano qualsiasi tentativo di richiesta di maggiore libertà e i governi dei paesi liberi certamente non aiutano il dissenso.

Romanzi come questo, forse troppo poco pubblicizzato, e l’attribuzione del Nobel per la pace al dissidente cinese, potranno far sperare in un miglioramento delle condizioni di vita delle moltissime persone che vivono ai margini della libertà e, molte delle quali, in una vera e propria schiavitù.

Sempre da Einaudi è possibile trovare una raccolta di racconti della scrittrice cinese pubblicati nel 2007.