Tempi n.46 del 10 novembre 2005Prodi non ha capito che nelle banlieu e’ fallito il suo modello
Quel che davvero evidenzia la sua inadeguatezza culturale davanti alle sfide di oggi sono le proposte che fa: qualche metro in più nelle cubature degli alloggi dell’edilizia popolare e una bella cerimonia con le bandierine per accogliere i nuovi cittadini immigrati.
Prodi non ha capito nulla di quel che succede a Parigi, e non per caso: la sommossa delle banlieu segna il fallimento del modello di società a cui lui si è mostrato subalterno quando ha governato prima in Italia e poi in Europa, cioè il modello laicista, borghese e assistenzialista che la Francia vorrebbe imporre a tutta la Ue ma che non tiene più nemmeno là dove è nato.
L’esclusione delle esperienze religiose dallo spazio pubblico, il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e le provvidenze pubbliche dovevano cancellare le differenze fra autoctoni e immigrati e produrre individui indipendenti e leali alla Repubblica anziché al gruppo, dediti alle proprie occupazioni.
Hanno invece prodotto una generazione di sradicati, di figli di immigrati che non si sentono né francesi, né musulmani e che, come ha scritto altrove François Furet, «odiano l’aria che respirano». Odiano il fatto che è stata loro resa impossibile l’esperienza dell’appartenenza e odiano la loro diseguaglianza di status economico e sociale rispetto ai “bianchi”, benchè le loro condizioni materiali siano infinitamente migliori di quelle dei padri e dei nonni.
Questo paradosso è esattamente il prodotto del laicismo: nelle epoche segnate dall’esperienza religiosa le diseguaglianze, piccole o grandi, sono accettate o tollerate alla luce di un significato più profondo della vita. Quando Dio come senso è scacciato, la minima diseguaglianza diventa insopportabile.
I giovani delle banlieu si danno alla sommossa per ricreare la più primitiva delle esperienze comunitarie: “noi” contro “loro”. Così come novant’anni fa gli europei si lanciarono con entusiasmo nei gorghi della Prima guerra mondiale per sentire ancora il brivido dell’appartenenza in un mondo diventato troppo individualista e borghese


