D’Alema vuole ribaltare il referendum

referendum legge 40Avvenire 18 febbraio 2006

Il leader ds: «Il Parlamento riaffronterà la questione» La Margherita non ci sta. Fioroni: «Su certi temi serve più cautela» Il partito di Capezzone e Boselli strappa al presidentedella Quercia la promessa di una rivisitazione della legge sulla fecondazione

di Roberta D’Angelo

Un colpo al giorno, continua l’accerchiamento dei radical-socialisti all’Unione: non avendo ottenuto nel programma nessuno dei punti richiesti, la Rosa nel pugno passa a lavorare gli alleati ai fianchi, uno a uno. E da Massimo D’Alema ieri riesce a strappare un impegno a modificare, in caso di vittoria, la legge per la fecondazione assistita, su cui anche gli italiani hanno già espresso il proprio parere, attraverso il referendum. Nel centrosinistra torna alta la tensione, con la Margherita a dir poco irritata dalla dichiarazione del presidente diessino. Ma è soprattutto il centrodestra a mettersi in gioco, in difesa della legge 40.

«Penso che il Parlamento riaffronterà la questione della fecondazione assistita per migliorare la legge», dice a Radio Radicale il presidente della Quercia. «È vero che il referendum non ha raggiunto il quorum, ma è altrettanto vero che non hanno vinto i “no” ai quesiti referendari. È dunque legittimo – ne deduce – riprendere la battaglia e discuterne in Parlamento». Parole che piacciono ai radical-socialisti, ma mettono in enorme difficoltà la Margherita, che replica per bocca di Beppe Fioroni. «Sono rispettabili le opinioni di tutti, soprattutto se espresse durante la campagna elettorale, ma su alcuni temi delicati bisogna essere cauti, in particolar modo dopo che c’è stata un’espressione del principale strumento di partecipazione democratica che è il referendum».

Sull’argomento, però, dopo l’esito inequivocabile del referendum, il centrodestra ha gioco facile. «Lavorerò esattamente nella direzione opposta a D’Alema, per evitare di tornare al vecchio Far West legislativo», spiega il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Ma una vera e propria levata di scudi arriva dal mondo che si è battuto contro l’abrogazione della legge 40.

Per riaprire la discussione, secondo Bruno Dallapiccola, copresidente dell’associazione “Scienza vita”, «la prima parola non spetterebbe alla politica ma alla scienza». L’autorevole geneti sta ricorda che «i dati su cui è stata impostata la campagna referendaria sono stati sempre e solo improntati al massimo rigore scientifico e alla medicina basata sull’evidenza». Non solo. «Nei mesi trascorsi dal referendum a oggi sono stati prodotti studi e dati che hanno confermato quella impostazione», spiega, riferendosi alle serie pubblicazioni scientifiche sul falso sulla clonazione umana e sulla non completa affidabilità della diagnosi preimpianto sugli embrioni.

Per la presidente del Forum delle associazioni familiari Luisa Santolini, poi, «è veramente singolare che chi si ripropone di governare il Paese si mostri tanto poco rispettoso della volontà popolare. Perché le cose sono chiare e sotto gli occhi di tutti: gli italiani si sono espressi a prescindere da convinzioni religiose e politiche, a favore della legge approvata in Parlamento da una larga maggioranza». E anche dal presidente del Movimento per la vita Carlo Casini arriva l’altolà a D’Alema: «Col voto referendario il popolo ha affermato che intende rispettare la dignità dell’embrione umano».