Copernico

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Niccolò Copernico

Rubrica Antidoti (inedito)

di Rino Cammilleri

Scorrendo Alla ricerca del libro perduto di Owen Gingerich (Rizzoli, 2004) si fanno delle curiose scoperte. Innanzitutto dobbiamo chiarire che il «libro perduto» è il De revolutionibus di Copernico, che lo scrittore Arthur Koestler aveva definito «il libro che nessuno ha letto». Gingerich dimostra che non è vero, rintracciandone tutti i proprietari nella storia, da Filippo II di Spagna a s. Luigi Gonzaga. Ma, nella sua annosa ricerca, l’autore si è imbattuto in fatti stravaganti.

Per esempio, Keplero l’aveva letto tutto e fittamente annotato, così come il gesuita e astronomo Cristoforo Clavio; ma ci sono seri dubbi che l’avessero letto Galileo e Giordano Bruno. I quali passano ancora oggi per essere stati condannati dalla Chiesa a causa del loro «copernicanesimo».

Scrive Gingerich a proposito di Galileo: «Come fisico, non era molto interessato ai dettagli dei meccanismi celesti; pensammo che forse possedeva una copia del libro, ma che probabilmente non lo aveva letto fino in fondo. (In eseguito avrei avuto modo di verificare che questa nostra ipotesi era sostanzialmente corretta)».

Per quanto riguarda Bruno: «Sulla sua copia del De revolutionibus spiccava una firma molto appariscente, ma non vi era nessuna traccia del fatto che avesse realmente letto il libro. In ogni caso, il suo copernicanesimo non fu una delle cause principali della sua condanna», anche perché su quella teoria «sembrava quanto meno male informato».

Altra curiosità, la copia di Galileo, conservata alla biblioteca nazionale di Firenze, reca «alcune annotazioni che l’astronomo aveva scritto di suo pugno: aveva cioè fedelmente riportato le censure secondo le istruzioni che Roma aveva universalmente impartito (anche in seguito al suo primo processo) nel 1620».

Altra scoperta, sui manoscritti galileiani: «Su uno dei due fogli originali (oggi datato 19 gennaio 1610) era presente, oltre a un singolo disegno della Luna, anche un oroscopo astrologico: il disegno era stato pubblicato, ma l’oroscopo era stato amabilmente omesso. Chiaramente, ammettere in modo così palese che Galileo era capace anche di compilare oroscopi avrebbe sminuito lo status eroico del primo scienziato veramente moderno».

L’oroscopo in questione era diretto al granduca Cosimo de’ Medici, «per ingraziarselo e spingerlo a diventare il suo patrono». Recava slanci di questo tipo: «Giove, Giove, dico, al primo apparire dell’Altezza Vostra (…) sorse da quel sublime trono il felicissimo parto, e tutto lo splendore e la magnificenza sua profuse nel purissimo aere, perché il tenero corpicino, insieme con l’anima, già da Dio fregiata dei più nobili orientamenti, bevesse col primo respiro quella universale forza e potenza». Sottotitolo del libro di Gingerich: «La storia dimenticata del trattato che cambiò il corso della scienza». Ma, più che «dimenticata», è una storia «sconosciuta». Anche ai protagonisti.