Tradizione Famiglia Proprietà n.107 Maggio 2025
Una lettura socio spirituale
Un passo decisivo per smuovere una realtà molto stabile è il primo. Se riesco a spostare una montagna di dieci centimetri, è chiaro che riuscirei a spingerla anche di qualche metro. Gli storici si chiedono come sia stato possibile scalzare quella grande realtà che era la Cristianità medievale, innescando quel processo di decadenza che l’ha portata fin quasi alla sua scomparsa. Offriamo alcuni brani di una riunione di Plinio Corrêa de Oliveira con la Commissione di studi americani, il 31 luglio 1989. Titoli e sottotitoli sono redazionali.
di Plinio Corrêa de Oliveira
In una società organica, il fondamento del suo dinamismo e l’amore metafisico per la perfezione, in fondo al quale vi è l’amore di Dio. Questo suppone un desiderio continuo di perfezione, con base morale religiosa. Vorrei descrivere psicologicamente questo desiderio di perfezione, salvo poi applicarlo alla società, concretamente a quella medievale, per capire come è decaduta.
Gaudio spirituale e Gaudio sensuale
Di fronte a una cosa perfetta, l’uomo dovrebbe provare un Gaudio intenso. È un Gaudio disinteressato, cioè un Gaudio per la perfezione in se stessa, prima ancora di ottenerne qualche vantaggio personale. Qual è la natura di questo Gaudio?
L’essere umano sente la propria debolezza, sa quanto è incompleto, provo un senso di contingenza. Dal bisogno di completarsi nasce un desiderio di pienezza, un desiderio di perfezione nella contemplazione di cose elevate, dove egli si possa riposare e in qualche modo completare. Non è un gaudio superficiale, anzi. Proviene dal profondo del suo essere, cioè dall’ordine delle cose punto di fronte a una cosa superiore, egli sente un gaudio metafisico che, in fondo, è un desiderio di assoluto. Il gaudio della vita consiste nella ricerca dell’assoluto.
Ecco perché saremo totalmente felici nel Cielo, quando la visione beatifica ci darà una visione diretta di Dio, che soddisfa ogni nostro bisogno.
Per esempio, una persona casta sente una tranquillità e un gaudio che proviene dalla sua natura ordinata, dalla sua integrazione nell’ordine delle cose, dalla sua tendenza verso la purezza sostanziale, che è Dio.
L’opposto e il gaudio lascivo e sensuale, che è piuttosto una fruizione fine a se stessa. Questo gaudio non è ordinato all’essere, non è un gaudio spirituale che eleva, ma un godimento dei sensi che abbassa. È un gaudio interessato.
Sono due impostazioni spirituali diametralmente opposte. E i due poli di attrazione sono Dio e il demonio, ciascuno dei quali invita l’uomo verso orizzonti opposti.
La Rivoluzione lavora sempre per svegliare in noi il gaudio per il mero gaudio. Al contrario la chiesa cattolica e la grazia lavorano per svegliare in noi la tendenza all’Assoluto.
Non è possibile cedere oltre un certo limite al Gaudio per il Gaudio senza scivolare giù verso il vizio. In altre parole, dobbiamo restare sempre al di fuori di ogni tentazione di questo genere. Cedere anche in un punto è come mettere il dito in un ingranaggio: ne saremo ipso facto inghiottiti.
Una volta ho letto in un libro di vita spirituale una metafora molto vera. Diceva che l’uomo casto è come se fosse in piedi sopra una grande palla finché non si muove, può restare in piedi con relativa comodità sei, invece, comincia a oscillare di qua e di là, può facilmente cadere giù. La perseveranza dell’uomo casto dipende dalla sua posizione fiera e sfidante, dalla sua totale intransigenza di fronte al male punto ma, gli in piedi sopra questa palla, egli prova un gaudio che nessun peccato può offrire.
Il peccato del “basta”
Per causa del peccato originale, nell’uomo esistono in realtà due uomini uno mosso da questo desiderio di perfezione che, quanto più sale nella sua vita della perfezione, più la anela è più veloce cammina la perfezione è come una calamita: quanto più mi ci avvicino, più forte è la sua azione.
Purtroppo, per causa del peccato originale, rimane sempre nell’uomo, quelle che potrei chiamare le sue caverne più interne, una sorta di gemito che lo costringe profondamente. Se, da una parte, la tendenza verso la perfezione produce un gaudio indicibile, dall’altra comporta anche una croce. L’uomo deve continuamente soffocare questo gemito. E’ come se qualcosa in lui rimanesse eternamente insoddisfatta perché non può provare un Gaudio sensuale.
Il rimedio, ovviamente, non consiste incedere un po’ al male per cercare di zittire questo gemito, cioè “cedere per non perdere”. Il rimedio consiste nel mantenere la posizione eretta, ferma, perfetta. E ciò si ottiene solo tendendo verso la perfezione sempre di più, sempre di più, sempre di più.
Nel momento in cui l’uomo si stanca di questa tendenza e pensa di aver raggiunto un livello accettabile di perfezione, nel quale si può fermare anche per un attimo senza andare oltre, in quel momento egli apre la le caverne più profonde dell’anima e lascia scappare la belva.
Può darsi che, in questo primo momento, non vi sia nemmeno piena complicità con la belva, ma sì l’imprudenza colpevole di credere che si possa giocare con essa.
Ma il vero problema sta nel dire “basta”, nel credere che si può permettere un gaudio, magari nemmeno direttamente peccaminoso, ma non orientato all’assoluto, un gaudio secondario. E in ciò entra il gaudio per il mero gaudio.
Da dove nasce questo “basta”?
Il primo sintomo è la vertigine delle abitudini più si sale – e questo è vero nella vita spirituale quanto nell’alpinismo – più aumenta la possibilità di provare vertigine. La soluzione è guardare avanti e in alto. Se la persona si ferma a considerare la propria situazione, può essere assalita da vertigine: “Ma in quale situazione mi sono messo”?
Questo è molto frequente nelle vocazioni alla perfezione, per esempio negli ordini religiosi. Quando una persona in bocca la via della santità, costruisce la sua anima nel desiderio di avvicinarsi sempre di più a Dio. Deve sentire la sua propria perfezione spirituale e tendere verso l’alto quasi a voler baciare i piedi Dio.
A un certo punto, però, può sorgere la tentazione di guardare non in alto ma in basso verso il mondo, e quindi domandarsi: chi sono io secondo i criteri mondani? E la risposta sarà: nessuno! Donde la tentazione: non avrei sbagliato strada? La sua anima ha senso solo se vista dall’alto. Vista dal basso prova un vuoto.
Mentre alcune persone proveranno un inizio di ripensamento sulla propria vita che le può portare all’apostasia, la persona retta dirà: prima di tutto, ho costruito una bella anima! Un’anima che potrò presentare con orgoglio a Dio nostro signore al momento della mia morte.
La società è come un carillon
Questo che si dà con le anime si dà anche con le società, che sono un insieme di anime, sebbene in tempi più lunghi.
Credo che alla radice della decadenza della cristianità medievale ci sia stato un fenomeno di questo tipo. Ho letto alcuni storici medievalisti molto quotati che affermano che la mentalità medievale cambiò in pochi anni senza che, almeno all’inizio, vi fosse una causa apparente. Io credo che qualcuno abbia commesso un peccato immenso, che trascinò poi tutto nel baratro. Come mai il Medioevo si è incrinato in cosi poco tempo?
Per capirlo bisogna comprendere come è fatta una società.
Anche senza accorgersene, ogni gruppo sociale, diciamo un gruppo di amici di scuola, ha un intreccio di rapporti interni che potrei paragonare a un carillon, cioè a un insieme di campane che hanno fra loro rapporti armonici. Vi sono certi anime leader che fanno le veci del bordone: loro suonano e altre campane secondarie li seguono. A loro volta queste attivano campane ancor più piccole. E così via. Spesso il bordone di quel gruppo funge da campana secondaria per un bordone ancor più elevato. E così via. In altre parole: la società è come un insieme di carillon intrecciati gerarchicamente.
Ehi non esistono le anime indipendenti. Le anime sono sempre feudalmente dipendenti da altre.
I Paesi sono fatti così. Un paese è, prima di tutto, una società spirituale, cioè un insieme di anime che hanno fra loro rapporti del tipo sopra descritto. Tutto questo intreccio si ordina attorno alle anime-bordone, cioè quelle che possono influenzare l’insieme, sia per il bene che per il male.
Queste anime – parliamo del bene – devono soffrire molto. Mentre essi resistono, insieme della società resiste. Quando, invece, cedono, la perseveranza diventa molto più difficile per le anime secondarie. Avranno sempre la grazia sufficiente, ma sarà più difficile. Le anime-bordone fanno da pietre d’angolo di una società.
L’insieme, poi, dipende da certe anime molto scelte che fungono da campana principale. La sorte di tutta la società può dipendere dalla loro fedeltà. Se un’anima-bordone traballa, l’insieme della società ne risente. E così si può innescare una decadenza. Queste anime scelte devono sopportare il peso della fedeltà.
Sulla cima di questa fedeltà sta la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Le anime-bordone sono chiamate all’olocausto per il bene della società che è sotto il loro influsso.
Un’osservazione: la gerarchia delle anime-bordone non necessariamente corrisponde alla gerarchia sociale. E chiaro che le élites hanno il compito naturale di essere anime-bordone. Ma dietro ci può essere un intreccio di anime diverso, che solo Dio conosce e che forma propriamente la vita organica della società. Per esempio può darsi che la pietà di una cuoca ispiri la Regina, incidendo in questo modo sulla vita spirituale di tutta la famiglia reale e, quindi, sul reame.
Dall’altra parte, l’azione delle anime- bordone dovrebbe trovare eco nelle campane inferiori. Bisogna che tutto il carillon accetti il suono proveniente dal bordone e vi aderisca con entusiasmo. Non solo aderisca ma applauda. Chi riceve un impulso buono deve non solo accettarlo, ma deve anche lodarlo. Il fatto di non lodarlo, di non sentire la gioia di ricevere questo impulso, compromette la sua ricezione. Quando, nonostante tutto l’impegno del bordone, il carillon non suona a volata, c’e qualcosa che si è già incrinato al suo interno punto
L’anima- bordone, però, devi chiedere sempre di più, di più, di più punto deve tendere sempre verso la perfezione secondo quanto ho spiegato all’inizio di questa riunione. Quando un’anima- bordone si ferma sulla salita verso la perfezione, tutta la società soffre una battuta d’arresto.
La decadenza del Medioevo
La santità di una società si misura non per la sua ricchezza materiale, ma per il grado in cui le anime-bordone stanno compiendo la propria missione, e per il grado in cui il resto del carillon rispondi. Questo apre la via per uno studio della storia molto bello.
Per esempio, quali furono le anime- bordone che fecero possibile il fiorire della Cristianità Medievale? Quali le anime- bordone attorno alle quali prese forma lo spirito di cavalleria? Come fu la fedeltà del popolo a queste anime- bordone?
Dall’altra parte, quali furono le anime- bordone che, infedeli alla propria missione, non diedero il suono dovuto, innescando quindi un processo che portò il medioevo al crollo? Quali furono le anime popolari che si rifiutarono di accettare il suono delle anime- bordone buone, lasciando quindi che questo si perdesse senza produrre frutti, rompendo così il dinamismo della società verso la perfezione?
Qui entriamo in un terreno tenebroso. E’ la storia della defezione delle anime-bordone, la cui apostasia trascinò la Cristianità nel baratro.
Per spiegare il repentino crollo della Cristianità medievale, io ho sempre pensato all’ipotesi – si tratta solo di un’ipotesi – che vi sia stata un’anima molto, ma molto eletta, chiamata portare il medioevo verso perfezioni mai prima raggiunte, macché a un certo punto si è fermata sulla salita, rifiutandosi di andare avanti e provocando, di conseguenza, l’inizio della voglia di qualcosa di opposto. Ho sempre pensato alla possibilità che, alla radice del crollo della Cristianità, ci sia un “peccato immenso” di questo tipo.