L’Unione europea verso un bolscevismo morbido

Abstract:  l’Unione europea  sta creando un superstato oligarchico che mira ad attuare una  bolscevizzazione morbida del continente mediante una erosione graduale e  strisciante delle competenze degli stati membri . Le istituzioni Ue, in particolare la Commissione, il Parlamento europeo e la Corte di giustizia dell’Unione europea, violano quattro principi: il principio di attribuzione, di sussidiarietà, di proporzionalità  e di prossimità. Intervista a acek Saryusz Wolsky, polacco che ha maturato una lunga carriere a Bruxelles 

Il Timone n. 231 Settembre 2023

A Bruxelles una lobby lavora per il Superstato

E’ un’erosione strisciante, graduale e illegittima di competenze a spese degli Stati membri. La compie un sistema di «bolscevismo morbido». L’allarme del veterano polacco del Parlamento europeo Jacek Saryusz Wolsky

di Wlodzimierz Redzioch

Jacek Saryusz Wolsky

Jacek Saryusz Wolsky è un economista e politico polacco, uno dei principali negoziatori dell’adesione della Polonia all’Unione europea. Negli anni 1991-1996 e 2000-2001 è stato ministro degli affari europei, dal 2004, membro del Parlamento europeo nelle successive legislature: VI, VII, VIII e IX. Negli anni 2004-2007 è stato anche vicepresidente del Parlamento europeo, dal 2007 al 2009 presidente della commissione per gli affari esteri del Parlamento popolare europeo.

Il 4 marzo 2017 ha proposto la sua candidatura alla carica di presidente del Consiglio europeo (allora era ministro degli affari esteri nel governo polacco di Beata Szydlo), carica occupata da Donald Tusk, suo compagno del partito Piattaforma civica. Lo stesso giorno fu rimosso da Piattaforma civica e, di conseguenza, ha perso anche la carica di vicepresidente del Partito popolare europeo. Nel febbraio 2019 è stato nominato capolista della lista dell’altro partito polacco, PiS (Leggi e giustizia), alle elezioni per il Parlamento europeo e nel marzo dello stesso anno è entrato a far parte della fazione dei Conservatori e riformisti europei. A seguito del voto del maggio 2019 è stato così eletto per la quarta volta al Parlamento europeo, del quale quindi oggi è un veterano.

Lei siede nel Parlamento europeo da vent’anni e ha il privilegio di poter osservare cosa succede nel “cuore” politico dell’Unione europea. Ma in questi vent’anni il suo entusiasmo si è tramutato in preoccupazione. Che cosa sta succedendo a Bruxelles?

«Oggi, all’interno della Ue, osserviamo molte attività pericolose e tendenze alla centralizzazione che vengono promosse dal cosiddetto mainstream dell’Ue, che chiamerò il “gruppo di potere”. Va sottolineato che, contrariamente alla confusione terminologica, spesso voluta nei discorsi ufficiali, il processo a cui stiamo assistendo è in realtà la centralizzazione, non la federalizzazione dell’Ue. Nel caso della federalizzazione, dove le componenti sono uguali o quasi, il sistema è basato sull’equilibrio: così funziona, ad esempio, il sistema dei Cantoni svizzeri, degli Stati americani e degli Stati federali tedeschi. A sua volta il Superstato oligarchico centralizzato – in cui alcuni governano e altri sono governati, c’è un egemone e le periferie – si basa su profonde diseguaglianze e sulla logica della forza della coercizione».

Cosa caratterizza questo Superstato oligarchico europeo in costruzione?

«Prima di tutto, nel sistema Ue mancano i cosiddetti controlli ed equilibri adeguati, i cosiddetti checks and balances. Non esistono meccanismi che possano difendere efficacemente gli interessi dei paesi di piccole e medie dimensioni. Si tratta invece di una tendenza a creare un concerto di poteri all’interno della Ue, una sorta di direttorio basato sulla collusione dei grandi Stati e dei loro subalterni e sull’esclusione degli altri. Sullo sfondo di questo predominio del direttorio dell’Ue sono state create condizioni favorevoli per pratiche sleali e irregolarità come corruzione, conflitti di interesse, traffico d’influenza, protezione retribuita, usurpazione di competenze»

Qualche esempio di tali pratiche?

«Gli esempi sono numerosi, come il recente scandalo di corruzione, il Qatargate, e le attività descritte nel 2021 dal redattore Jean Quatremeter in Libération riguardanti la Corte dei conti europea, la Corte di giustizia dell’Unione europea, il Partito popolare europeo e la Commissione europea. Un altro elemento è il fatto che lo spazio per il dialogo nell’Unione è sistematicamente limitato. Un politologo irlandese, il professor Peter Mair, nel suo articolo intitolato Political opposition and the European union, già nel 2007 sottolineava il fatto che l’Ue non ha sviluppato un’opposizione politica organizzata, il che rende  l’Ue una democrazia incompleta, imperfetta e immatura. Nell’attuale Unione manca una formale opposizione politica, o addirittura manca il consenso all’esistenza di essa. In pratica vengono isolate ed escluse dai processi decisionali quelle forze politich, partiti e gruppi che non sono d’accordo con la corrente politica principale, il mainstream».

Allora di che sistema si tratta?

«Usando un linguaggio giornalistico, io definirei “bolscevismo morbido”. Non c’è posto per il dialogo in questo sistema, invece c’è un consenso sistemico all’uso della forza, che si manifesta nella violenza politica, istituzionale, legale e finanziaria ampiamente praticata. Di conseguenza lo squilibrio strutturale dell’Ue e la relativa inclinazione sistemica ad applicare selettivamente la forza e la penalizzazione portano ad una centralizzazione oligarchica e antidemocratica della Ue. Ciò si manifesta nella continua appropriazione e usurpazione di competenze da parte delle istituzioni della Ue. In breve si tratta di un’acquisizione strisciante, graduale e illegittima di competenze da parte delle istituzioni dell’Ue a spese degli altri Stati membri. L’obiettivo di questo processo è una modifica del sistema Ue al di fuori dei trattati e la costruzione di un superstato oligarchico»

Quali principi sanciti dai trattati vengono violati?

«Le istituzioni Ue, in particolare la Commissione, il Parlamento europeo e la Corte di giustizia dell’Unione europea, violano quattro principi: il principio di attribuzione, di sussidiarietà, di proporzionalità  e di prossimità. Questi pincipi derivano direttamente dai Trattati, e i limiti di competenza sono disciplinati in modo molto chiaro nell’articolo 5 e 10 del Trattato sull’Unione europea. Sia gli Stati membri che le istituzioni Ue sono tenuti a rispettare questi principi, cosa che ostentatamente non fanno».

Gli attacchi alla Polonia sono un palese esempio di violazione di tali principi.

«Gli attacchi alla Polonia sono un esempio di una aggressiva ingerenza delle istituzioni dell’Ue nell’organizzazione del sistema giudiziario di certi Stati membri al fine di forzare illegalmente i cambiamenti. Si usa anche l’arma del ricatto finanziario. Questo è ovviamente violazione dei trattati, agire ultra vires, al di la dei poteri. Questa ingerenza ultra vires ha un fine politico nascosto: convincere l’opinione pubblica in Polonia e nella Ue che i tribunali sono di competenza dell’Unione – anche se questo non è vero -, al fine di facilitare ulteriori interferenze illecite e successivamente il cambiamento del sistema dell’Ue tramite un nuovo trattato. E’ una grande azione dell’ingegneria sociale rivolta alle società europee».

Quale è lo scopo principale del “direttorio” dell’Ue?

«Tutte le azioni del direttorio servono a forzare le modifiche del Trattato nello spirito della centralizzazione , la transizione da un’unione di Stati sovrani a un Superstato Ue con una sorta di sovranità autonoma sottratta agli Stati e privata del controllo e della supervisione democratica. Lo scopo ultimo è cambiare il sistema dell’Ue, cioè creare un Superstato oligarchico. Ultimamente si è tenuta la Conferenza sul futuro dell’Europa».

Anche questa Conferenza serviva per raggiungere gli scopi del direttorio di cui lei ha parlato?

«E’ stata un esperimento e una manipolazione socio-tecnica su larga scala, volta a legittimare l’assunzione di competenze da parte dell’Unione e a minare l’ordine giuridico e politico dell’Ue. In questo spirito vanno interpretate anche alcune delle raccomandazioni della conferenza, compresi i postulati riguardanti l’abolizione della regola dell’unanimità sulle votazioni in Consiglio e l’ulteriore trasferimento di competenze dal livello nazionale a quello comunitario».

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla crisi causata dalla pandemia e adesso dalla guerra in Ucraina. Queste crisi come influiscono sulla Ue?

«Nelle istituzioni come il Parlamento europeo crisi come la pandemia di Coronavirus o la guerra in Ucraina vengono strumentalizzate: con questi pretesti si richiedono nuovi poteri per l’Ue e la riforma del potere decisionale. Di qui le richieste di concedere nuove competenze all’Ue, ad esempio nel campo della tutela della salute, e di abolire la regola dell’unanimità nelle votazioni in Consiglio in materia di politica estera e di sicurezza».

Ci sarebbero altre vie per affrontare queste crisi?

«Gli attuali Trattati offrono molte opportunità di azione e la vera ragione della debolezza dell’Unione è la mancanza di volontà politica, l’ostruzionismo e l’egoismo dei maggiori Stati membri: Germania e Francia. Va tenuto presente che l’abolizione del diritto di veto rafforzerà i grandi Stati membri, che manterranno per sé il veto de facto grazie al loro vantaggio, tenendo conto del peso demografico del loro voto, integrato dai loro Stati clientelari, e indebolirà decisamente gli Stati medi e piccoli dell’Ue».

Si dice a Bruxelles che, per un ulteriore allargamento dell’Unione all’Ucraina, occorra riformare il Trattato di Lisbona

«Questa è una trappola e un ricatto allo stesso tempo. Chi vuole cambiare i Trattati dice: o acconsentite alla formazione di un Superstato dell’Ue o si blocca l’adesione dell’Ucraina. Ovviamente per indebolire la resistenza degli Stati e ingannare l’opinione pubblica, la narrazione ufficiale non parla di centralizzazione, ma parla della necessità di migliorare il processo decisionale. Ma tutto questo serve per realizzare gli interessi di Germania e Francia, rafforzare le istituzioni dell’Ue dominate dal gruppo che detiene il potere e limitare l’influenza degli altri Stati membri».

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