I poveri del libano

OuiPourLaVieNewsletter n 5 Luglio 2014

Notiziario di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui pour la vie”, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri. 

La guerra in Siria non finisce di provocare vittime civili, soprattutto tra i bambini. Secondo i dati UNICEF questi tre anni di conflitto hanno causato la fuga, il ferimento e la morte di circa 1 milione e 200 mila bambini. Si parla di 10 mila piccoli che hanno perduto la vita nel conflitto e di almeno 8 mila che hanno raggiunto, senza i loro genitori, i confini degli stati vicini, soprattutto il Libano. Qui oltre alle precarie condizioni igieniche e all’enorme carenza dei mezzi di sostentamento e di medicine, specialmente i fanciulli – che sono particolarmente a rischio –  soffrono della diffusione di malattie infettive: polio, meningite, infezioni gravi alle vie respiratorie e dissenteria il cui contagio si propaga facilmente soprattutto in coloro che vivono praticamente all’aperto, nelle baracche fatte di fango o di rifiuti e tenute insieme con lo spago.

Quando non ci sono attentati, Oui pour la Vie organizza anche dei giornate distensive per bambini libanesi e siriani per favorire l’accoglienza e il perdono.

Una vedova musulmana di 62 anni ha perduto da un anno in seguito ad un incidente il suo unico figlio e suo marito. I nostri volontari di Oui pour la Vie, che rinunciano fino ad un terzo delle loro risorse, l’aiutano nel cibo e nelle medicine e lei ha compiuto un gesto di coraggio davanti ai suoi amici musulmani dicendo: «E’ vero che sono musulmana, ma penso che questi giovani mi hanno trasformato in una cristiana, perchè se fossi veramente islamica avrei dovuto avere odio e risentimento verso Dio, per la morte dei miei cari. Per noi, infatti, Dio è inavvicinabile e un po’ duro, ma i cristiani invece lo considerano veramente un padre ricco di tenerezza. Infatti, stando con questi volontari di Oui pour la Vie, che vengono ad aiutarmi regolarmente facendo i lavori domestici con un grande sorriso e gentilezza piuttosto che uscire a divertirsi con i loro amici, ho imparato anch’io a dire: “Sia fatta la volontà di Dio”. Si vede che loro prendono questa gioia dal loro Signore e nessuno li obbliga a venire ad aiutare un’anziana vedova come me. Da noi si può donare il denaro, ma non il tempo e credo che le ore che trascorriamo insieme siano molto più preziose dei soldi. Non mi hanno nemmeno mai chiesto di diventare cristiana. I buoni cristiani hanno una luce nei loro occhi che viene direttamente dal loro Signore. Purtroppo nella mia età avanzata, con tutte le mie malattie che mi ritrovo, non oso proprio pensare di cambiare religione, ma nel cuore mi sento cristiana».

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