Forca o ghigliottina?

liberalismoNewsletter dell’Associazione

Tradizione Famiglia Proprietà

— Giugno 2014 — n.2

La storia è maestra di vita. Chi non conosce la storia rischia di ripetere molti errori del passato.

In determinate situazioni, per i cattolici sembrano imporsi scelte sostanzialmente viziate. In assenza di una posizione integralmente cattolica – la sola capace di stabilire la pace di Cristo nel regno di Cristo – per non lasciarsi trascinare dalla decadenza morale e sociale, si aggrappano a panacee, proposte come l’unica scelta efficace, salvo poi finire puntualmente in disastro. Credono di dover scegliere fra la forca e la ghigliottina, trascurando la possibilità di scegliere la Vita.

Scelte sostanzialmente viziate

Fu il caso dei cattolici francesi nel 1850. Di fronte al caos provocato dalla rivoluzione socialista del 1848, molti si gettarono nelle braccia del candidato che si presentava come il paladino dell’Ordine: Luigi Napoleone che, infatti, vinse le elezioni presidenziali salvo poi proclamarsi imperatore. Napoleone ci ha salvato dalla rivoluzione!”, esultava nel 1851 Louis Veuillot, leader della corrente cattolica contro-rivoluzionaria. Dopo lo sfuggente luccichio del Secondo Impero, l’avventura bonapartista finì col disastro di Sedan nel 1870.

Fu il caso dei cattolici francesi agli inizi del Novecento. In assenza di un movimento cattolico contro-rivoluzionario che potesse soddisfare sia le esigenze della Fede sia quelle della militanza tradizionalista, molti cattolici desiderosi di combattere l’anticlericalismo della Terza Repubblica dovettero affrontare una scelta sostanzialmente viziata: la difesa della Fede seguendo il Sillon di Marc Sangnier, movimento cattolico militante ma fortemente inquinato da cattolicesimo democratico; oppure la difesa della monarchia seguendo l’Action Française di Charles Maurras, movimento monarchico e tradizionalista, ma di matrice positivista e nazionalista.

In ogni caso, la possibilità stessa della formazione di una corrente ad un tempo cattolica e contro-rivoluzionaria non venne mai presa in considerazione. Il Sillon sarà condannato nel 1910 da san Pio X. L’Action Française lo sarà nel 1926 da Pio XI. Durante il secondo conflitto mondiale, non pochi seguaci di Maurras sceglieranno di collaborare con i nazisti, finendo poi nel tritacarne dell’épuration. E la destra francese si porterà appeso il marchio di “collaborazionista”.

Fu il caso dei cattolici italiani negli anni Venti del secolo scorso. In assenza di un soggetto politico cattolico e anticomunista che potesse rivendicare il regno sociale di Cristo mentre contrastava l’assalto sovietico, essi furono costretti a scegliere tra fare i cattolici nelle fila del Partito popolare di don Luigi Sturzo, inquinato da cattolicesimo democratico di stampo murriano, oppure fare gli anticomunisti nelle fila del Partito nazionale fascista di Benito Mussolini, reazionario e disciplinato ma inquinato in molti settori da socialismo nazionalista. L’avventura finirà tristemente a Piazzale Loreto il 29 aprile 1945. Mentre la Democrazia cristiana, erede del PP, scivolerà sempre più a sinistra tradendo quindi la dottrina cattolica, la “destra” sarà marchiata per sempre come nostalgica del Ventennio. Confusione che ha contribuito non poco a ostacolare la nascita di una destra cattolica nel nostro Paese.

Fu il caso dei cattolici tedeschi negli anni Trenta. Di fronte al terribile disfacimento sociale e morale della Repubblica di Weimar, sintesi del peggio del liberalismo e del socialismo, molti si gettarono nelle braccia di Adolf Hitler, osannato come Retter des Vaterlandes (Salvatore della Patria) e sdoganato all’opinione pubblica nientemeno che dal leader del partito cattolico, il cancelliere Franz von Papen. Il suo rigetto del “liberalismo” e del “marxismo ateo” gli attirò non poco appoggio dei cattolici tradizionalisti.

La sua difesa della “civiltà occidentale” fece balenare addirittura un’aura di crociata, accentuata dal profuso uso di simboli medioevaleggianti. Non mancò chi, all’indomani dell’attacco all’Unione Sovietica, lo paragonò a un “nuovo Costantino” impegnato in una “lotta santa per la restaurazione della civiltà cristiana”. L’avventura finirà tristemente nel bunker di Berlino il 30 aprile 1945. Da allora, qualsiasi tentativo di proporre in Germania un movimento cattolico contro-rivoluzionario sarà ipso facto sospettato di simpatie nazional-socialiste.

Nel 1938 la falsa scelta si presentò anche ai cattolici austriaci. Pur di non assecondare le correnti liberali, molti di essi scelsero l’Anschluss, cioè l’annessione alla Germania nazista. Il caso più clamoroso fu quello del cardinale Theodor Innitzer, arcivescovo di Vienna, che firmò una dichiarazione di fedeltà al Reich facendo precedere la sua firma dal saluto “Heil Hitler!”. Se ne pentirà quando, un anno dopo, il Führer revocherà il Concordato con la Santa Sede, richiamando sul NSDAP (Partito nazista) l’esclusiva educazione della gioventù.

Nel periodo della Guerra Fredda, in un mondo sostanzialmente bipolare (USA-URSS), preoccupati dall’avanzata del comunismo – definito dal Magistero “intrinsecamente perverso” – non pochi cattolici ritennero che l’unica scelta di campo fosse schierarsi totalmente con gli Stati Uniti, non solo appoggiando la loro politica antisovietica ma anche assumendo il loro sistema. Nacque così l’anticomunismo di matrice liberale o liberista, politicamente efficace nell’osteggiare l’ascesa sovietica, ma non consono alla vera dottrina sociale della Chiesa né all’ideale di Civiltà cristiana.

(…)

A questo riguardo, ci è gradito presentare alla vostra riflessione un testo del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, scritto nel 1946 e riferito alla falsa scelta liberalismo-dispotismo, che contiene però spunti così attuali da sembrare scritto oggi:

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Dal sito dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà (TFP)

(Tratto da “Legionário”, n. 723, 16 giugno 1946)

FALSA ALTERNATIVA

di Plinio Corrêa de Oliveira

Tutta la lotta della Chiesa contro i liberali nel secolo scorso [sec. XIX, ndr] può, almeno da un punto di vista, essere sintetizzata in poche righe. Diffidenti nei confronti degli eccessi del potere pubblico, i liberali diminuivano gli attributi dell’autorità fino a renderla impotente non solo per contrastare l’illegalità, ma anche per mantenere l’ordine pubblico. Secondo il Magistero della Chiesa, questo è un male. Nessuno ha il diritto di praticare il male. Una concezione politica che sottragga allo Stato il potere di reprimere il male in modo efficace e veloce è sbagliata alla radice.

I fatti hanno confermato con tragica eloquenza l’ammonimento della Chiesa. Basta leggere le Costituzioni politiche della maggior parte delle nazioni occidentali nel secolo scorso e nei primi decenni di questo secolo: tutte restringevano il potere pubblico al punto da renderlo incapace di arginare la crescente ondata di anarchia e di socialismo, non lasciando ai cittadini altra scelta che assistere, inermi, al lento ma inesorabile affondamento dell’ordine sociale.

Al centro della concezione liberale vi è l’idea che non sia possibile organizzare lo Stato in modo da poter reprimere efficacemente il male, senza pari passusacrificare la libertà di fare il bene. Consoni a tale premessa, i liberali scelgono l’anarchia al dispotismo, e lasciano quindi il paese scivolare giù sulla rampa della dissoluzione della vita sociale.

Penso che non si sia mai preso nella dovuta considerazione questo punto, che è il vero nervo delle polemiche fra cattolici e liberali. In molti hanno pensato che, poiché è inevitabile dover scegliere fra l’eccesso di libertà e l’abuso dell’autorità, i liberali preferivano il primo, mentre la Chiesa abbracciava il secondo.

In realtà, l’insegnamento della Chiesa è tutt’altro. La Chiesa nega il valore scientifico dell’alternativa anarchia-dispotismo.

Poiché Dio ha creato con ammirevole sapienza l’ordine naturale per tutto ciò che riguarda gli esseri inanimati e irrazionali, sarebbe mostruoso pensare che Egli abbia agito diversamente con l’uomo, creandolo in modo imperfetto. Ci devono essere nell’uomo qualità, in stato di potenza, che gli permettano di costruire una società umana più perfetta da quanto si osserva tra le bestie, tra le api e le formiche, per esempio. In caso contrario, l’uomo non sarebbe il capolavoro di Dio.

Detto questo, non è possibile che la condizione normale della società umana sia il dover scegliere fra una di queste tragiche possibilità: sprofondare nell’anarchia oppure sottostare al peso del dispotismo. Deve esistere, per forza, la possibilità di organizzare la società, in modo stabile e durevole, in un equilibrio che non tenda verso uno di questi due estremi.

Proprio per questo la Chiesa condanna i liberali che scelgono la strada dell’anarchia. La Chiesa rifiuta di scegliere tra due vie di perdizione, tra voragini che si aprono da un lato e dall’altro. La Chiesa indica all’umanità la strada giusta, che non tende né all’anarchia né al dispotismo. Questa strada è l’Ordine cristiano.

Per molti decenni il liberalismo ha cercato di ingannare la Chiesa. Il mostro liberale aveva mille volti per tutti i gusti. Mentre un volto sorrideva alla Chiesa, cercando di attirare e di affascinare i suoi figli ingenui, un altro ringhiava, cercando di paralizzare i cattolici timorosi. Un altro ancora fissava la Chiesa con aria di noia e di malumore, un po’ come il figliol prodigo al momento di lasciare la casa paterna: mera manovra scaltra per scoraggiare la reazione degli autentici cattolici, che temevano una apostasia massiccia dei cattolici liberali, loro fratelli.

L’idra liberale aveva anche altri volti: il libero pensiero, l’anticlericalismo militante che assaliva le chiese, violava i tabernacoli, profanava le immagini, ammazzava preti e suore. C’era poi il liberalismo anarchico, quella caterva di nichilisti, carbonari e bombaroli che uccideva re e capi di Stato.

Naturalmente, a una tale varietà di volti liberali corrispondeva, nella Chiesa, una grande varietà di opinioni sul modo di contrapporsi all’idra e di combatterla.

Pochi quelli che avvertivano tutti i volti dell’idra. Fra questi, ancor più rari quelli in grado di capire che questa pluralità di volti non era l’immagine esterna di una divisione interna nell’idra, bensì una strategia per confondere i cattolici. Ogni sorriso era una bugia. Ogni bestemmia era, invece, autentica. Dietro le apparenti varietà e le apparenti vacillazioni, il liberalismo era logico, inflessibile, invariabile nella sua marcia verso l’anarchia e verso l’ateismo.

Ai tanti volti corrispondevano, naturalmente, altrettante lingue diverse. Non tutto ciò che il liberalismo proponeva era necessariamente condannato, in sé, nel campo della pura dottrina. Era quindi possibile concordare con alcune affermazioni liberali, senza perciò professare la dottrina condannata dalla Chiesa. Cosa fare? Concordare con ciò che era possibile, sperando di poter domare la bestia dopo? O attaccare subito, istantaneamente, a fondo, senza esitazione?

I cattolici dell’Ottocento hanno provato un po’ di tutto. E alla fine, considerando l’evoluzione dell’Europa in quel periodo, un fatto salta agli occhi: nonostante tutti i tentativi cattolici di domare la bestia, il liberalismo conquistò l’Europa, scristianizzandola, laicizzandola, sciogliendo la famiglia e lo Stato, e trascinando il mondo lungo un percorso arrivato a due dita dall’anarchia.

L’improvviso orrore di questa anarchia suscitò un sentimento di rigetto dal quale, come contraccolpo, nacquero il fascismo e il nazismo.

Di fronte alla falsa alternativa dispotismo-anarchia, i totalitari di ogni colore scelsero il dispotismo per reagire contro l’anarchia.

Avevano ragione? Evidentemente no. Perché, ancora una volta, non sono riusciti a liberarsi dalla falsa alternativa. Volendo fuggire dal liberalismo, sono scivolati nell’abisso contrario. Non hanno compreso che non si trattava di scegliere tra due abissi, ma di cercare la Via che conduce al Cielo. Perciò, lungi dal condurci verso la civiltà cristiana, la reazione contro l’anarchia ci portò verso un nuovo abisso: lo Stato Moloch.

Dico questo per mostrare come vi sia una radice comune tra il liberalismo e il dispotismo. Quale dispotismo? La varietà di colorazione politica non interessa. Che si tratti del marrone, del rosso o del nero, è sempre dispotismo. Non interessa nemmeno se questo dispotismo sia mite, benigno, morbido, come quello che il governo laburista vuole introdurre in Inghilterra. Sarà sempre dispotismo.

Il socialismo oggi, come il nazismo ieri, come il liberalismo l’altro ieri, vanta mille volti. Mentre uno sorride alla Chiesa, un altro la minaccia, e un altro ancora la attacca. Di fronte a questo nuovo socialismo, come già prima col liberalismo, la reazione dei cattolici di tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, può essere una sola: combatterlo in modo deciso, franco, risoluto, senza paura.

Il socialismo non è un animale selvaggio che si possa addomesticare. È un mostro apocalittico che riunisce in sé la furbizia della volpe e la violenza della tigre. Non dimentichiamo questo, perché altrimenti i fatti finiranno per insegnarcelo in modo molto doloroso.