In memoria del prof. Marco Tangheroni

Marco_Tangheronidi Guido Verna 4 marzo 2004

L’11 febbraio scorso, a Pisa, sua città natale, è morto, a 58 anni,  il Prof. Marco Tangheroni. Si tratta di una figura di studioso cattolico di straordinario rilievo – ha insegnato nelle università di Cagliari, di Barcellona, di Sassari e di Pisa, dov’era professore ordinario di Storia Medievale e direttore del Dipartimento di Storia ed era stato direttore di quello di Medievistica –, il cui grande spessore culturale è però ben poca cosa rispetto al suo spessore umano.

Se il mondo accademico ha perduto l’insigne studioso, il mondo cattolico – e, dentro questo, chi come noi ha avuto la fortuna di frequentarlo ed essergli amico –  ha perduto molto di più, un punto di riferimento umano esemplare, l’exemplum incarnato della fede, della speranza e della carità, convissute per anni – più di trent’anni! – con la sofferenza, anzi da questa alimentate, raffinate e rafforzate.

Crediamo, in sua memoria e a nostra edificazione, che il modo migliore per ricordarlo sia quello di pubblicare una sua breve ma densissima riflessione  scritta nel 2002,  che i suoi nipoti hanno trovato annidata tra le pieghe del suo computer,  silenziosa eppure capace di farci sentire ancora la sua voce, come eco del suo ininterrotto dialogo con il Cielo, come specchio – anche la parola può essere specchio, quando l’immagine da cogliere è interiore –  della limpidezza e della estensione della sua anima, come ricordo della sua indimenticabile umana sapienza (“Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti; allora il Signore te la concederà”, Siracide, 1-23), come  rappresentazione della sua incessante tensione verso la “sazietà” divina (“Coloro che temono il Signore cercano di piacergli; e coloro che lo amano si saziano della legge”, Siracide, 2-16).

Nell’Introduzione de “Il Segreto ammirabile del Santo Rosario“, di S. Luigi Maria Grignion de Montfort, scritta nel 1973 per l’editore Cantagalli, il prof. Tangheroni così concludeva:  «Mi sia consentita, in chiusura, una nota di carattere personale. Avevo terminato la traduzione e mi accingevo a scrivere queste modeste pagine introduttive quando un attacco del male col quale combatto da anni mi procurò un arresto cardiaco, dall’apparenza decisiva. Mia moglie mi mise in mano una coroncina del Rosario e mi ripresi. Forse, la Vergine ascoltò le mie preghiere. Così, nel momento della morte, voglia Ella concedermi di stringere la corona tra le mani e di invocare l’ultima volta il Suo nome, con la speranza di rivederLa, Regina dell’universo, in cielo, nella gloria dei santi e degli angeli». E’ stato provvidenzialmente esaudito.

Con la corona in mano, è morto il giorno della Madonna di Lourdes, la Madre dei sofferenti. Quando l’uomo «sapiente» e «sazio» chiama, il Cielo risponde…. Ricordandolo con gratitudine e commozione, Marco Respinti ha scritto così del prof. Tangheroni: «Cattolico integrale, sapeva bene che la vittoria non è di questo mondo e tantomeno il paradiso: sapeva però altrettanto bene quanto sia importante lasciare da questa parte del Cielo un poco di ordine in più affinché le persone possano essere aiutate a non smarrirsi. Diceva Thibon: “Porto in me dei morti più viventi che i vivi. Il mio più grande desiderio è quello di ritrovarli”. Ora Marco Tangheroni è un amico in più Là dove sul serio conta. Pax tibi Marce».