Commemorazione di Giulio Dante Guerra del prof Marco Tangheroni

Marco Tangheroni(Da Piccolo Gregge) Ieri ha concluso le sue sofferenze terrene per iniziare a godere della gioia del Paradiso il caro amico professor Marco Tangheroni: a Giulio che lo conosceva meglio di tutti noi chiedo di scrivere qualcosa su di lui.

Caro Massimo, cari amici, ci proverò.Credetemi, non è facile scrivere così, di punto in bianco, commemorare un uomo come Marco Tangheroni, evitando il tono d’una, come dire, “prematura agiografia”. Marco ci ha lasciati ancora giovane, avrebbe compiuto 58 anni fra dodici giorni. Egli era, prima di tutto, *un grande convertito*, come, d’altronde, molta gente della nostra generazione.

Quando lo conobbi per la prima volta, nell’ormai lontano autunno del 1964 – ero matricola di Chimica, e lui di Lettere – era su posizioni, che potremmo definire, in senso lato, “storicistiche”: riconosceva nel Cattolicesimo la fonte di quei valori spirituali, che avevano fatto grande il periodo storico che già allora lo affascinava, il Medio Evo; tuttavia, personalmente, era, non dico non credente, ma certamente non praticante.

Eppure era già preoccupato – sia pure ancora da un punto di vista puramente “sociale” – di certe “infiltrazioni”, che minavano sempre di più, ormai all’interno del mondo cattolico, quell’insieme di valori cattolici, che restava l’ultimo retaggio vivente del “suo” Medio Evo.

Così, quando in un cinema di Pisa – divenuto più tardi, guarda coincidenza, “sala a luci rosse” – ci fu, in quell’autunno del 1964, la presentazione del libro di Gozzini “Cattolici e comunisti: dialogo alla prova”, non esitò, al momento dell’apertura del dibattito, non esitò a chiedere la parola, ed a salire sul palco sventolando il numero dell'”Osservatore Romano”,  che riportava la sconfessione ufficiale di quel libro da parte della Gerarchia…

Poi il padre di Marco, il pediatra Willy Tangheroni, ebbe la cattedra a Cagliari, e Marco segui` la famiglia nel capoluogo sardo, dove si laureò nel 1968. Lo rividi a Pisa agli inizi degli anni ’70, mentre stava maturando la sua – ma anche la mia, se vogliamo – conversione. Di cui e` possibile vedere solo le “cause umane”, perchè l’azione della Grazia rimane un mistero per tutti.

L’aver cercato una risposta esauriente alla domanda “Perchè il Sessantotto?”, e l’essersi accorto che il discorso, frequentemente ripetuto, della “crisi dei valori” non aveva senso fuori d’un contesto religioso; l’incontro con Giovanni Cantoni, “reggente” della quasi neonata Alleanza Cattolica, e poi coi padri Valfredo Zamperini M.d.M. e, assai più significativo, Tito Sante Centi O. P.; infine, il blocco renale, l’inizio della dialisi, il trapianto d’un rene del padre, che fallisce dopo appena un anno, lasciandolo – a causa non solo del rigetto, ma anche delle terapie anti-rigetto allora esistenti – in condizioni forse peggiori di prima.

E poi, più di trent’anni di sofferenze, di vita attaccata ad una macchina, di “purgatorio su questa terra”, come ha scritto Marco Cingolani. Senza mai arrendersi, continuando sempre, per quanto gli permetteva il suo precario stato di salute, ad esercitare la sua missione di studioso, di docente, di maestro per le nuove generazioni, e d’esempio per tutti.

Dio l’accolga nella Sua Gloria!

Giulio