Meno poveri grazie alla globalizzazione

Articolo pubblicato su Tempi n.10global

del 4 marzo 2004

di Casadei Rodolfo

A fair globalization – Creating opportunities for all è il rapporto più critico sulla globalizzazione finora realizzato da un organismo delle Nazioni Unite. Pubblicato il 24 febbraio scorso a cura della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione, un gruppo di lavoro creato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) con sede a Ginevra, dice tutto quel che di male si può dire della globalizzazione: che aumenta le diseguaglianze fra e all’interno dei paesi, che non tutte le aree geografiche ne usufruiscono, che precarizza il lavoro, che le istituzioni che dovrebbero governare il processo latitano o non sono imparziali, e altro ancora.

Difficilmente ci si poteva aspettare di meno da una commissione che aveva fra le sue vedette l’economista Joseph Stiglitz, l’esponente del Forum di Porto Alegre Amina Traoré, attivisti indigeni delle Filippine, sindacalisti sudafricani e statunitensi, eccetera. Ma nemmeno il rapporto dell’Oil ha potuto contraddire, e ha dovuto invece confermare, quello che su queste pagine ripetiamo da anni: la globalizzazione, con tutti i suoi limiti e difetti, non ha aumentato il numero dei poverissimi nel mondo, ma lo ha diminuito.

E la diminuzione è più evidente proprio in quelle aree del mondo che sono riuscite a partecipare al gioco dell’import-export internazionale, mentre le regioni che sono rimaste fuori dai processi di globalizzazione sono proprio quelle che hanno visto aumentare il numero dei loro poveri assoluti.

Fra il 1990 ed il 2000 il numero degli esseri umani che vivono con meno di 1 dollaro Usa al giorno (questa è la definizione di povertà assoluta nei paesi in via di sviluppo e in transizione) è sceso di 137 milioni, passando da 1.237 milioni a 1.100. L’area che ha contribuito di più alla flessione è l’Asia orientale, con quasi 200 milioni in meno, mentre invece il numero assoluto dei poveri è aumentato in America latina ed Europa orientale (lievemente), ma soprattutto nell’Africa nera, dove nel 2000 erano 82 milioni in più che all’inizio del decennio.

L’Africa è anche l’unica zona dove i poveri sono aumentati sia in cifra assoluta che in percentuale sul totale della popolazione, diventando il 49 per cento, praticamente un abitante su due. In tutte le altre aree regionali i poveri, quando non sono diminuiti in cifra assoluta, sono diminuiti almeno in percentuale, per una flessione totale di 6,7 punti (dal 28,3 al 21,6 per cento).

Bisogna infatti ricordare che nel 1990 il mondo aveva 5 miliardi e 275 milioni di abitanti, mentre nel 2000 erano diventati 6 miliardi e 79 milioni, e quegli 800 milioni in più erano spuntati quasi tutti nei paesi poveri. Ma la maggior parte di loro è sfuggita al destino della povertà assoluta. È già qualcosa.