Visto da Roma (canale Youtube) Ottobre 2025
Mentre gli studi mostrano una sorprendente reazione conservatrice, e perfino tradizionalista, nel clero americano, simili ricerche rivelano un fenomeno equivalente in Europa. Si parla del declino del cattolicesimo liberale.
(trascrizione non rivista dall’autore del video)
di Julio Loredo
Lo scorso 6 Ottobre papa Leone è andato alla Domus Australia, la casa del clero australiano a Roma per celebrare i vespri. Era accompagnato dai cardinali Burke, Hike e O’Brien. Una cinquantina di sacerdoti e seminaristi tutti rigorosamente in talare hanno partecipato alla cerimonia assieme alle loro famiglie e qualche invitato speciale. Leone è stato accolto col canto Tu es Petrus, intonato dal coro londinese di Gradualia Consort e la cerimonia è stata tutta in latino e secondo i canoni tradizionali. Una frase del Papa riassume la sua omelia: «Dio non tarda mai: Siamo noi a dover imparare ad avere fiducia, anche se ciò richiede pazienza e perseveranza. Il tempismo di Dio è sempre perfetto».
L’evento è stato interpretato da diversi vaticanisti come un sostegno, indiretto ma chiaro, del pontefice a certe tendenze della Chiesa sempre più visibili, soprattutto nel mondo anglosassone e soprattutto fra il clero giovane. In un passato video abbiamo già parlato dello studio che rivela come in Gran Bretagna i cattolici praticanti ormai siano più dei protestanti; fra i giovani la proporzione è di 2 a 1. Lo studio reca il significativo titolo The Quiet Revival, La rinascita silenziosa e Johanna Bogel sul Catholic World Report scrive: «Si sente un profondo senso di speranza per l’avvenire e di fedeltà alla Chiesa».
Recenti notizie, continua Bogel, suggeriscono che in Gran Bretagna si sta verificando una silenziosa rinascita della fede; «La fede cattolica sta mostrando segni di rinascita, in particolare in Inghilterra», scrive Edward Pentin sul National Catholic Register. Ed ecco che un recentissimo studio realizzato negli Stati Uniti viene a confermare questa tendenza; la scorsa settimana è stato pubblicato il 2025 National Studi of Catholic Priest – Studio nazionale 2025 sul clero cattolico – realizzato dal Catholic Project della Catholic Universiti of America: «Il clero americano sta prosperando», scrive Steven White, direttore di Catholic Project; infatti in non poche diocesi americane la crisi vocazionale è un ricordo del passato.
Le maggiori sorprese però vengono dalle posizioni teologiche e politiche dei giovani preti sempre più conservatori. Vediamo qualche numero: mentre il 71% del clero anziano si definisce progressista appena l’8% dei giovan accetta questa etichetta; anzi, il 74% dei giovani si definisce conservatore o perfino tradizionalista e mentre il 77% del clero più anziano ritiene la sinodalità una priorità appena il 29% dei giovani la considera positiva.
Una voce in forte crescita è la preferenza per la Messa tradizionale, quella detta Tridentina; appena l’11% del clero più anziano non la valuta in modo positivo, mentre il 39% dei giovani la sostiene ed è disposto a celebrarla. A contrario sensu mentre solo il 57% del clero anziano ritiene l’adorazione eucaristica una pratica importante, l’88% dei giovani la considerano essenziale per la loro parrocchia.
Col titolo Il declino del cattolicesimo liberale monsignor Robert Bethule della diocesi di New York ci offre una fotografia della situazione; lui dice: «Sono stato ordinato nel 1985, quando era ancora di moda chiamarsi sacerdote conciliare e c’erano un sacco d incontri con i laici, chiamati ad essere co-ministri, con frequenti richiami agli emarginati, alle minoranze di vario genere, ecc. ecc. ma non ricordo abbiamo avuto una sola santa in presenza del Santissimo Sacramento».
«Questo clero», continua monsignor Bethule, «adesso viene sostituito da uomini che non erano nemmeno nati nel 1985; i giovano sacerdoti di oggi sono molto più conservatori dei sacerdoti che stanno sostituendo». Monsignor Bethule ad esempio racconta dell’aumento esponenziale della devozione eucaristica negli Stati Uniti, con la celebrazione di massicci Congressi eucaristici nazionali come quello di Indianapolis. E conclude: «Il cattolicesimo liberale sarebbe stato incapace di attrarre tutta quella gente». Questo secondo il prelato sta ribaltando le tendenze esplose negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, e conclude citando le parole dell’all’ora cardinale Francis Jeorge, arcivescovo di Chicago: «Il cattolicesimo liberale è ormai un processo ormai fallito», anche per ragioni anagrafiche, aggiungerei.
Ma si tratta di un fenomeno esclusivamente anglosassone?
Un articolo dello storico della religione, Massimo Fagioli, pubblicato dall’istituto Humanitas del Brasile, ente gesuita ultra neomodernista, ci dà lo spaccato di una situazione parallela in Europa, anche se Fagioli cerca di mettere il fallimento progressista in termini più politici, cioè: destra, sinistra. Già dal titolo ne possiamo scorgere il contenuto: Un continente al bivio? L’Europa e l’ascesa del cattolicesimo di destra. Fagioli scrive: «L’area del cattolicesimo europeo di lingua tedesca, normalmente associata al progressismo teologico ed ecclesiastico, è visibilmente preoccupata per il pericolo che il trumpismo raggiunga il nostro continente». Per trumpismo ovviamente egli indica la reazione conservatrice.
Fagioli segnala la forte crescita delle reti cattoliche ispirate al neoconservatorismo americano, decisamente più a destra delle correnti democristiane che fino ad ora avevano composto quello che possiamo definire il centrodestra o il mainstream cattolico. In Germania, dice lui, si nutrono preoccupazioni simili riguardo l’ascesa del cattolicesimo di destra, ma non solo in Germania; continua lo storico italiano: «Ciò che sta accadendo in Austria e in Germania non è poi così diverso da quello che sta accadendo nel resto dell’Europa» e non deve sorprendere che anche in Europa, commento io, la divisione non sia solo di linee dottrinali e pastorali ma anche generazionali, con le nuove leve di preti decisamente più conservatori.
Scrive Fagioli: «Sebbene gli episcopali adottino pubblicamente una posizione antipopulista [antidestra n.d.r.] ciò non impedisce cambiamenti ideologici all’interno dei preti e dei laici», in particolare fra i giovani. Fagioli conclude registrando «un calo nel consenso dominante riguardo al Concilio Vaticano II». Qualcuno potrà obbiettare: questo clero opera ancora sostanzialmente all’interno di una cornice culturale di modernità liberale; perciò non si tratterebbe della grande conversione promessa dalla Madonna a Fatima di cui abbiamo parlato la scorsa settimana.
Cari ascoltatori, voi mi conoscete e sapete che sono uno che crede non sarà con misure cosmetiche, superficiali o parziali che si risolverà la crisi della Chiesa ma bisogna andare alle radici e ciò suppone una conversione profondissima. Anch’io penso di per se che questi fenomeni che sto descrivendo non risolvono la situazione, sia perché sono ancora minoritari, sia perché alcuni settori risentono ancora di qualche influenza di questo mondo ma ciò non impedisce di accoglierli con sollievo e gratitudine alla divina Provvidenza e soprattutto con speranza.
Speranza che con l’aiuto della Grazia divina queste reazioni procedano fino al totale rigetto delle cattive tendenze che ci hanno portato alla triste situazione odierna. Omnia possum in eo qui me confortat, tutto posso in colui che mi dà forza; la grazia divina può fare miracoli e uno di questi, forse uno dei maggiori nella storia, sarà proprio la conversione di questa umanità peccatrice e l’istaurazione del regno del Cuore Immacolato di Maria.






