Euro digitale, perché è una minaccia

Abstract:

Atlantico quotidiano 13 Dicembre 2022

Euro digitale, perché è una minaccia/1:

la fine della moneta come la conosciamo

Euro digitale, perché è una minaccia/1: la fine della moneta come la conosciamo Governi e banche centrali hanno trovato l’arma definitiva per controllarci: una enorme distorsione del concetto di moneta a cui siamo abituati da migliaia di anni

di Marco Hugo Barsotti 

Euro digitale: Farlo bene e presto è necessario, ha affermato il 7 novembre, a Bruxelles, la presidente della Bce Christine Lagarde, chiarendo che si tratta di un progetto con “forte valenza politica”.

L’arma perfetta

Una moneta con “forte valenza politica”? Ci siamo subito preoccupati e abbiamo fatto bene, perché abbiamo scoperto che con la Central Bank Digital Currency (in seguito CBDC) – questo il suo nome – non si tratta affatto di “usare di più la carta di credito” o limitare il contante attraverso l’uso dei “pratici” pagamenti elettronici, gli argomenti che scaldano il dibattito odierno.

Tutt’altro: è una nuova invenzione che rappresenta una minaccia esistenziale alla nostra libertà, un’arma perfetta per il controllo centralizzato della nostra vita e del nostro essere eco-virtuosi. Ed anche un modo per espropriarci del frutto del nostro lavoro, sottoponendolo al controllo costante e granulare delle autorità sovranazionali centrali.

La complessità della materia e l’ambiguità del nome impongono a tutti noi di dedicare un po’ di tempo e di sforzo per capire di cosa si tratta. Ma – vi assicuriamo – è essenziale farlo oggi, subito.

Al fine di rendere di facile comprensione concetti complessi, abbiamo pensato di intervistare una persona che ha studiato a fondo la materia: Matte Galt, co-fondatore e membro del Consiglio direttivo di Privacy Network e autore del blog Privacy Chronicles su Substack, al quale invitiamo ad abbonarsi. La sua intervista apparirà in due articoli successivi, questo dunque il primo.

Monete Fiat

Prima di iniziare l’intervista è il caso di riassumere in due (ok: quattro) parole cos’è la moneta che usiamo tutti noi e che da qualche tempo viene detta “Fiat”. Non c’entra Stellantis ma il latino. Come in “Fiat Lux” (sia fatta la luce, famosa decisione attribuita al divino), una moneta è detta Fiat in quanto un’autorità assoluta decide che esiste e che ha valore. “Sia l’Euro, e corrisponda a 1,936.27 lire”, come disse il primo presidente della Banca centrale europea nel gennaio 2002.

“Sia la Lira e corrisponda 0,29025 g d’oro”, come nella decisione presa nel 1862 quando vennero messe fuori corso tutte le altre monete circolanti in Italia. Per decenni la banconota che rappresentava la moneta dava diritto a essere “pagati” in oro: ancora sulle mille lire recanti l’effige di Montessori figurava la dicitura “pagabili a vista al portatore”.

Inutile cercare questa rassicurazione sugli euro. Un euro vale un euro, e se andate alla Banca centrale con una di queste banconote, “a vista” vi daranno al più un’altra banconota fresca di stampa (o in futuro un bel token CBDC). Ma, c’è da dire, il sistema funziona. Tutti siamo convinti che un euro valga effettivamente circa un dollaro e possiamo usare le banconote per le nostre transazioni (sotto i limiti “massimi” imposti dai vari governi).

Bitcoin

Con Bitcoin si è abbastanza recentemente creata una prima geniale alternativa non centralizzata alle monete Fiat. Si tratta di una “criptovaluta“, una moneta generata tramite algoritmi che utilizzano la crittografia, fisicamente dei “gettoni” virtuali (token) che hanno valore in quanto scarsi (generati tramite programmi di computer non banali) e plafonati.

Così come l’oro presente sul pianeta è per definizione finito, anche il numero massimo di Bitcoin possibile è finito (pari a 21 milioni). I Bitcoin possono essere conservati su una chiavetta USB (o anche un exchange, ma non sembra la scelta più raccomandabile), mentre le transazioni sono registrate e rese pubbliche tramite la Blockchain, una catena di blocchi che contengono la storia delle transazioni “firmate” digitalmente dagli utenti con le proprie “chiavi private”.

Chiaro? Anche se la risposta è no, la cosa importante da ricordare è che i Bitcoin non sono emessi dalle banche centrali, né da alcun ente centrale, dunque non sono controllabili dal potere politico. E che garantiscono l’anonimato di chi li utilizza. Decisamente una cosa pericolosa. Ma non abbastanza da obbligare gli Stati a correre ai ripari, fino al giorno che… ma lasciamo che sia Matte a raccontarcelo.

La svolta

MARCO HUGO BARSOTTI: Innanzitutto due parole su di te, per chi non ti conosce.

MATTE GALT: Oggi lavoro come consulente con una società che si occupa di privacy e cybersecurity per le aziende. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura di Privacy Chronicles, una newsletter/blog che è quasi al suo secondo anno di cui sono molto orgoglioso.  Nel 2018 ho anche fondato insieme a due soci Privacy Network, una no-profit che si occupa di privacy e nuove tecnologie. Sempre con loro da un paio di anni organizzo un evento di cinque giorni a Milano e in streaming chiamato Privacy Week, in cui parliamo di privacy, cybersecurity, tecnologia e Bitcoin. Insomma, si potrebbe dire che la mia vita gira intorno alla privacy.

MHB: Veniamo alle Central Bank Digital Currencies (CBDC). Chi ha avuto l’idea di crearle e per quale motivo.

MG: Le CBDC sono una risposta alla trasformazione digitale e “privatizzazione” della moneta, avvenuta prima con Bitcoin. Con privatizzazione intendo il fatto che con Bitcoin la moneta per la prima volta al mondo ha smesso di essere nella diretta disponibilità degli Stati per tornare pienamente nella disponibilità diretta delle persone. Credo che il principale stimolo all’idea di CBDC non fu però Bitcoin, ma le proposte di “stablecoin” arrivate qualche anno dopo.

Mi riferisco in particolare al caso di Libra – cryptovaluta proposta da Facebook nel 2018, che poi prese il nome di Diem. Oggi il progetto pare sia ufficialmente morto, ma quel momento segnò una vera e propria svolta nella storia. Per la prima volta tutti gli Stati del mondo furono messi di fronte a uno scenario impensabile fino a pochi anni prima: l’emissione di moneta più veloce, meno costosa e più user-friendly da parte di un ente privato con miliardi di utenti.

Monopolio degli Stati a rischio

Fu probabilmente il momento in cui capirono che il loro monopolio monetario globale era in pericolo. La questione fu discussa ai più alti livelli, anche nell’ambito del G20. Gli Stati non tardarono ad attivarsi, chiamando in aiuto la Financial Action Task Force (FATF).  Non fu un caso che il FATF l’anno successivo pubblicò delle raccomandazioni su come “affrontare i rischi derivanti dagli asset virtuali”. Quello fu anche l’inizio della stretta normativa su stablecoin e cryptovalute.

La moneta sarà un software

Le CBDC sono un software a tutti gli effetti – controllato dalle banche centrali e dai governi. Ci sono diverse modalità di governance ed emissione delle CBDC e molto dipenderà da quelle scelte dai diversi Stati e banche centrali.

Potrebbe esserci un’emissione diretta dalla Banca centrale, con gestione diretta dei wallet, oppure un’emissione indiretta attraverso le banche nazionali e commerciali… o magari un ibrido di questi due. Non è poi detto che tutte le CBDC debbano essere basate su tecnologia Blockchain. È certamente possibile che possano farlo, e che alcune magari useranno layer già esistenti come Ethereum.

Uno strumento politico

Non è soltanto un cambiamento tecnico e giuridico della nozione di moneta, ma anche una enorme distorsione del concetto di moneta a cui siamo abituati ormai da migliaia di anni. Con le CBDC la moneta non sarà più un bene nel diretto possesso delle persone – uno strumento per compiere transazioni economiche e intrattenere rapporti umani e commerciali. Sarà piuttosto uno strumento politico nel diretto controllo degli Stati.

Le persone e le aziende saranno meri utenti di un servizio che sarà usato come leva per incentivare o disincentivare comportamenti economici e non solo.

Ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale ha di recente affermato che le CBDC potranno essere usate per “incentivare” comportamenti ecosostenibili da parte di persone e aziende. Questo ovviamente si porta dietro tutta una serie di considerazioni molto rilevanti legate a sorveglianza di massa, social scoring, quote di Co2 personali, eccetera…

Differenza tra CBDC e Bitcoin

La differenza tra CBDC e Bitcoin è tutta qui. Bitcoin è moneta privata, controllata al tempo stesso da chiunque abbia un “nodo” (costano poche centinaia di euro) e da nessuno, grazie al funzionamento del suo protocollo. Potremmo dire che Bitcoin è una delle forme più pure di proprietà: una moneta completamente al servizio dell’interesse di chi la possiede, senza censura, senza limiti, senza intermediari. Insomma, l’esatto contrario delle CBDC.

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