Individualismo e personalismo

personalismoStudi Cattolici n.620 ottobre 2012

di Antonio Suàrez

«Cos’è la verità? Gesù una volta disse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Così la corretta formulazione della domanda non è “Cos’è la verità?”, ma “Chi è?”. Questa è la domanda che si pone anche l’uomo del terzo millennio» (1).

Con queste parole Giovanni Paolo II ricordava nel suo viaggio in Svizzera nel 2004 un principio basilare della fede cattolica: la verità è una Persona. Con Gesù Cristo irrompe nella storia «la Verità in Persona» (2). L’incarnazione della seconda Persona della Santissima Trinità manifesta in modo flagrante il carattere personale del corpo umano: «Nell’uomo, creato da Dio, si riflette la gloria della Santissima Trinità» (3). Inoltre, incarnandosi, questa Persona divina opera la Redenzione di tutto il genere umano.

Confessando l’incarnazione, pertanto, confessiamo pure che ogni corpo umano ha un carattere personale: la persona e i suoi diritti fondamentali vengono definiti dall’appartenenza alla specie umana. Infine, confessando che Dio è entrato nella storia come «frutto del ventre di una donna», la Chiesa cattolica confessa che la persona creata di maggiore dignità è una donna, e pone la maternità al centro della fede.

Confessando che Gesù Cristo è la verità proclamiamo la dignità della persona umana, della maternità e dell’umanità. Conquistando anime per Cristo rendiamo il mondo più umano. Questo messaggio è particolarmente rilevante nel momento storico attuale, anche in vista della nuova evangelizzazione (4).

Il fondamento del diritto

II principio secondo il quale la persona è definita dall’appartenenza alla specie umana significa che i diritti umani fondamentali non possono essere stabiliti in base all’appartenenza a un sottogruppo del genere umano, si definisca come si vuole: razza, religione, popolo o nazione, classe politica. Né si possono ridurre i diritti dell’umanità a quelli della generazione attuale.

Certamente questo principio si può confessare senza professare la fede cattolica. Nondimeno desta meraviglia che la Chiesa cattolica sembra essere oggi l’unica autorità religiosa e morale a difendere questo principio. Forse la ragione è che non si può essere cattolici e negare questo principio.

Poiché negandolo si svuoterebbe al tempo stesso il contenuto delle verità centrali della fede come l’Incarnazione e il valore universale della Redenzione. Da questo punto di vista, la verità cattolica si presenta come una garanzia di umanità.

E’ anche importante notare che il principio a cui ci riferiamo non è semplicemente un «principio di diritto naturale». Il corpo umano, l’identità personale, costituisce la base osservabile del diritto: è come il «documento core» di ogni contratto (qualsiasi documento d’identità si riferisce al corpo).

Quindi, questo principio fondamentale della fede cattolica è al tempo stesso il fondamento di ogni diritto (naturale, civile, penale, costituzionale). Quando si afferma che la società civile e lo Stato di diritto sorgono da un «contratto sociale» tra gli uomini, non si può perdere di vista che questo contratto non è un accordo volontario tra «soggettività pure», ma tra «libertà incarnate». È l’appartenenza alla specie umana (famiglia umana), che permette agli uomini di essere costituiti in società (5). L’umanità precede la società.

Il servizio della Chiesa cattolica

Nel mondo di oggi è normale che quando qualcuno proclama l’inseparabilità tra il singolo e la specie umana lo si identifichi come cattolico. Non è facile confutare questa idea, e forse può anche essere controproducente. In effetti, può essere più efficace sottolineare che si tratta di un principio senza il quale il diritto finirà per crollare come crolla inaspettatamente su una piscina un tetto di cemento armato vittima di una corrosione di anni, e che difendendo questo principio la Chiesa cattolica serve la persona, il diritto e l’umanità. «La Chiesa ha una responsabilità sul creato», e ritiene suo dovere «proteggere prima di tutto l’uomo contro la distruzione di sé stesso» (6).

D’altra parte non si può dimenticare che chi difende questo principio fondamentale del diritto e conduce una buona vita in base a esso, «mantiene la legge naturale e i suoi precetti […] e può ottenere la [vita] eterna, operante l’azione della luce divina e la grazia» (7), il che significa che in realtà fa parte della Chiesa cattolica, perché «extra Ecclesiam nulla salus» (8).

A questo riguardo, i discorsi di Benedetto XVI a Westminster Hall (17.09.2010) e nel Bundestag (22.09.2011) sono significativi. Sembra come se l’umanità si vedesse sempre più bisognosa di cercare l’appoggio della Chiesa cattolica al momento di rinnovare il rispetto per il diritto e per la specie umana.

Superare l’individualismo

Un grande merito dell’umanesimo moderno è stato di aver riconosciuto l’importanza della libertà per organizzare la società in modo più consono alla dignità della persona umana. Il concetto di diritti umani, l’idea di uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la partecipazione democratica dei cittadini nel governo, il costituzionalismo, la separazione dei poteri fanno parte di questi risultati.

Tuttavia l’umanesimo moderno, soprattutto nella forma di ideologia liberale dell’Illuminismo, conteneva una visione dell’uomo incentrata non sulla persona ma sull’individuo, inteso come pura soggettività. Si può dire che questa visione è un «individualismo positivista», un’ideologia secondo la quale l’individuo è «solo una libertà che si crea da sé» (9).

Per esempio, il liberalismo nella sua versione originale conteneva non solo l’eccellente principio economico della «libertà di mercato» ma anche un «individualismo possessivo», che celebra la «relazione di proprietà» dimenticando la metafisica della «relazione interpersonale» (10). Secondo quell’«individualismo» il corpo non è persona ma proprietà assoluta del soggetto.

Questo vale per il proprio corpo, ma anche per altri corpi umani su cui eventualmente si acquisisce potere. La società umana si riduce a una rete di relazioni di mercato, e convivere è un equilibrio di interessi egoistici (11). L’individuo ha il primato assoluto, anche sulla specie umana. Nella misura in cui i diritti umani sono stati utilizzati per giustificare l’individualismo possessivo, si sono svuotati del loro autentico significato.

L’errore del collettivismo

La necessità intellettuale di domare l’«individualismo possessivo» ha portato a ideologie collettivistiche che hanno cercato di porre dei limiti attraverso vari meccanismi di socializzazione. Pur conservando il primato della «relazione di proprietà», il collet-tivismo socialista ha cercato di porre rimedio alle disastrose conseguenze che derivano da questo postulato, dando alla «società» la titolarità dei diritti di proprietà.

Tuttavia, come già indicato, il concetto di «società» (in contrapposizione a «specie umana») è vago e la definizione di «bene sociale» è lasciata all’arbitrio di chi detiene il potere. Il nazionalsocialismo lo fece con criteri razzisti e nazionalisti; il marxismo, con criteri di classe politica.

La cura si è dimostrata peggiore della malattia: era come pensare che è possibile spegnere l’incendio con la benzina «perché è liquida». Si istaurò una dialettica contraddittoria incapace di fondare in maniera coerente i diritti personali, vale a dire in base all’appartenenza al genere umano. Di conseguenza sorsero regimi tota-litari che in nome della «libertà» pervertirono il diritto e sacrificarono la persona (12).

Inoltre, sul piano della verità, il postulato positivista dell’individualismo porta al relativismo e respinge qualsiasi limitazione di libertà che non nasca da decisioni volontarie prese dagli individui nelle varie associazioni in cui si costituiscono. Infine, questo postulato ha portato in Europa il «secolarismo», un movimento di «secolarizzazione», che è culminato nella rivendicazione marxista di emancipazione dello Stato rispetto a Dio, la religione e la morale (secolarismo).

Vale la pena notare, anche se solo di sfuggita, che il costituzionalismo americano si è sviluppato in modo diverso, sulla base dei princìpi enunciati da George Washington nel suo Farewell Ad-dress: la religione e la moralità sono indispensabili supporti di tutte le disposizioni e le virtù che portano alla prosperità politica; non può pretendere di essere un patriota chi sovverte questi grandi pilastri della felicità umana e civile; sarebbe impossibile garantire i diritti fondamentali (proprietà, vita, reputazione) se scomparisse il senso religioso nell’esercizio della giustizia; sarebbe un inganno pensare che la moralità nazionale possa prevalere a prescindere dal principio religioso. Leone XIII cita espressamente il primo Presidente degli Stati Uniti, e utilizza le idee del Farewell Address, al momento di formulare i princìpi fondamentali della dottrina sociale cattolica. E nella stessa direzione si pronuncia in seguito Pio XII (13).

La soluzione del personalismo

Le ideologie collettiviste sono state ridotte all’assurdo dalla storia. Al contrario, l’individualismo è ancora vivo: è l’ideologia oggi dominante, e forse il principale ostacolo al compito della nuova evangelizzazione. Un primo passo per superarlo è non confonderlo con il personalismo cristiano.

È facile pensare, per esempio, che «individualismo liberale» e «personalismo cristiano» siano equivalenti perché entrambi affermano il primato dell’individuo rispetto allo Stato e alla società. Certamente durante il XX secolo la lotta contro il totalitarismo avvicinò le posizioni liberali e cattoliche, per esempio per quanto riguarda la difesa della proprietà privata.

Tuttavia c’è una differenza di fondo: l’«individualismo liberale» difende il primato della persona rispetto alla specie umana; mentre il «personalismo cristiano» difende l’inseparabilità della persona e della specie umana: il rapporto tra la persona e l’umanità è quello di una totalità rispetto a un’altra (14). È questa differenza che porta a posizioni molto diverse sui temi del matrimonio, della famiglia e della vita.

Matrimonio, vita & famiglia

Dietro a errori come il divorzio, la contraccezione, la distruzione degli embrioni e dei feti o il matrimonio omosessuale, si nasconde una negazione sottile del principio che nessun individuo è padrone della specie umana. Si consideri (solo a titolo d’illustrazione) il caso della contraccezione: tutti riconoscono che se l’esercizio della sessualità non fosse collegato a un piacere così forte, «la specie umana sarebbe estinta da tempo».

Legittimando che si può provocare questo piacere «a volontà» (cioè eliminando volontariamente ogni rischio di concepimento), si legittima un comportamento che, almeno in linea di principio, implica l’estinzione (oltre a gravi danni ai rapporti interpersonali e all’amore coniugale). In ogni caso è pacifico che il piacere individuale passa sopra la conservazione della specie umana, e poiché l’appartenenza a questa è il fondamento visibile di diritti personali, di fatto si mette in questione il fondamento del diritto e, tra le altre cose, si finisce facilmente per legittimare la distruzione di esseri umani indifesi.

In tali reati contro il quinto comandamento è facile riconoscere l’aberrazione poiché l’attentato colpisce un corpo umano ed è quindi visibile che si attenta allo stesso tempo contro la specie umana. Nelle colpe contro il sesto comandamento si attenta (in linea di principio) contro la specie senza attentare direttamente contro una persona umana. Tuttavia, accettando il principio che «l’individuo è padrone della specie umana» è anche accettato che egli è padrone dei corpi umani sui quali acquisisce un potere di fatto. Ciò significa l’installazione di una mentalità aperta alla violenza.

Nell’ultima riunione di Assisi una rappresentante dell’umanesimo agnostico ha dichiarato: «II secolarismo è l’unica civiltà che non contiene una riflessione sul materno». Penso che non si possa esprimere meglio il fatto che «lo Stato che nasce dal secolarismo» porta con sé una tendenza avversa alla maternità e distruttrice dell’umanità. Già nel XIX secolo, il Magistero ha rilevato l’errore dell’«individualismo possessivo» mimetizzato in ideologia liberale.

Per esempio Pio IX afferma che «quando nella società civile la religione è bandita e sono persine ripudiate la dottrina e l’autorità della rivelazione, si oscura anche e si perde la vera idea della giustizia e del diritto, al cui posto trionfano forza e violenza».

E con parole che si possono dire profetiche alla luce dell’attuale crisi economica, insiste sul fatto che «una società, sottratta alle leggi della religione e della vera giustizia, non può avere altro ideale che accumulare ricchezza, né seguire altra legge, in tutte le sue azioni, che un’indomita concupiscenza di servire solo i propri piaceri e interessi» (15).

Combattendo decisamente l’«individualismo liberale», il Magistero anteriore al Vaticano II ha sostenuto (in modo indiretto, se si vuole, ma senza dubbio) la prospettiva cattolica sulla persona e il fondamento del diritto. Il Concilio Vaticano II ha portato in un certo senso un cambiamento di prospettiva, e il successivo Magistero pone maggiormente l’accento sulla proclamazione della dottrina sulla persona e i suoi diritti.

Tuttavia condanna l’individualismo e il positivismo (per esempio sulle questioni bioetiche e famigliari). Sia prima sia dopo il Concilio Vaticano II, il Vicario di Cristo difendendo la «Verità in persona», ha difeso e difenderà sempre la persona e l’umanità.

Da un lato è molto importante, al fine di permeare la cultura di oggi con lo spirito del Vangelo, non apparire come quello che sacrifica la libertà nel nome della verità. Ma d’altra parte sarebbe controproducente accettare la tesi che «il Magistero cattolico ha sacrificato la libertà e i diritti della persona in nome della verità». Accettando questa tesi, si suggerisce che il Magistero ha difeso una verità che non è persona, e questo come abbiamo visto è ne­gare il fondamento stesso della fede cristiana.

Nel difendere il principio che il corpo umano è personale ed è il fondamento visibile del diritto, il Magistero ha difeso piuttosto la verità senza la quale non è possibile definire la persona, verità che ogni Stato ha il dovere di difendere, anche in maniera coercitiva. Come ha ricordato Benedetto XVI dinnanzi al Parlamento tedesco: «Nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, II principio di maggioranza non è sufficiente» (16). Bisogna tenere presente «il bene umano universale» (17).

L’ umanesimo cristiano

«La verità è Gesù Cristo che è venuto nel mondo per rivelarci e donarci l’amore del Padre. Siamo chiamati a testimoniare questa verità con la parola e soprattutto la vita» (18). Più che confutando gli errori dottrinali ed esponendo verità astratte, la nuova evangelizzazione si farà manifestando con la nostra vita l’adesione alla Verità in persona, Gesù Cristo (19).

«Gesù Cristo rivela l’uomo all’uomo», insisteva Giovanni Paolo II instancabilmente, e finì per abbattere i muri del collettivismo marxista ateo. Facendo conoscere l’Incarnazione si proclama il carattere personale del corpo umano, si esalta la maternità, e si difende l’umanità. Insistendo sul fatto che «la Verità è una persona: Gesù Cristo», riusciremo a liberare la cultura dalle catene sottili dell’individualismo edonistico e positivista, e a instaurare il personalismo e l’umanesimo cristiano.

Note

1) Giovanni Paolo II, omelia a Berna, 6.6.2004.
2) Origene, Cantra Celsum.
3) Giovanni Paolo II, ivi.
4) Cfr Benedetto XVI, Motu proprio Porta fideì (11.10.2011).
5) Cfr Benedetto XVI, Caritas in ventate (29.6.2009) n. 53; Leone XIII, Diuturnum illud (29.6.1881); Pio VI, Breve Quod alicuantum (10.3.1791).
6) Benedetto XVI, Caritas in ventate (29.6.2009) n. 51.
7) Pio IX, Quanto conflciamur moerere (10.8.1863), citato anche in san Josemarìa Escrivà, II fine soprannaturale della Chiesa, n. 50.
8) Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 846-848.
9) Benedetto XVI, Discorso al Bundestag, 22.9.2011.
10) Cfr Benedetto XVI, Caritas in ventate (29.6.2009) n. 53.
11) Cfr Crawford Brough Macpherson, The Politicai Theory of Possessive Individualism: Hobbes to Locke, 1962. Oxford University Press, Usa; Reprint edition2011.
12) Cfr Benedetto XVI, Discorso al Bundestag, 22.9.2011.
13) Cfr Leone XIII, Longinqua oceani (1.1.1895);  Pio  XII,  Sertum  laetitiae (1.11.1939).
14) Cfr Benedetto XVI, Caritas in ventate (29.6.2009) n. 53.
15) Pio IX, Quanta cura (8.12.1864).
16) Benedetto XVI, Discorso al Bundestag (22.9.2011).
17) Benedetto XVI, Discorso (16.8.2011).
18) Giovanni Paolo II, Omelia a Berna, 6.6.2004.
19) Cfr san Tommaso d’Aquino, S. Th. II-//, q. 11, a. 1