Il Risorgimento? Una rivolta tutta in favore degli interessi materiali

Giacomo_Margotti

don Giacomo Margotti

La Stampa.it 17 ottobre 2012

Il pensiero di don Giacomo Margotti, dalla prima biografia appena pubblicata del battagliero “sacerdote-giornalista”

di Giuseppe Brienza

«Tre grandi rivoluzioni dominano la storia moderna: la protestante del secolo XVI, la politica del 1789, e l’economica del 1848. La rivoluzione protestante venne fatta in nome della fede, separandola dalla ragione, e fu dogmatica. La politica dell’89 si compì in nome della ragione separandola dalla fede, e fu filosofica. Finalmente a’ giorni nostri scoppiava una terza rivolta contro la ragione e la fede ad un tempo, e tutta in pro’ degli interessi materiali».

E’ quanto denunciava a seguito dell’ “anno della Rivoluzione”, il fatidico 1848, il teologo e giornalista ligure, ma attivo a Torino, don Giacomo Margotti (1823-1887). Era il direttore del quotidiano  “L’Armonia delle religioni con la civiltà”, fondato a Torino nel 1848 con il sostegno del vescovo di Ivrea mons. Luigi Moreno (1838-1878) e diretto da Margotti fino alla sua morte per smascherare quell’“altra faccia del Risorgimento” che, negli ultimi decenni, una storiografia indipendente e tenace sta progressivamente facendo emergere anche a livello divulgativo ed accademico.

A questo filone “revisionista” appartiene lo storico e ricercatore del CNR Oscar Sanguinetti, docente di Scienze Storiche all’Università Europea di Roma, che ha appena pubblicato la prima biografia del coraggioso “sacerdote-giornalista”, noto dai più solo per aver inventato la formula-simbolo della politica di astensionismo elettorale dei cattolici italiani dopo il 1870: “né eletti né elettori” (cfr. O. Sanguinetti, “Appunti per una biografia di don Giacomo Margotti”, con una Prefazione di Marco Invernizzi, D’Ettoris Editori, Crotone 2012, pp. 160 €. 15,90).

Dopo una descrizione della vita e delle opere, nonché una interessante rassegna delle fonti bibliografiche e documentarie attualmente disponibili su don Margotti, Sanguinetti riporta alcune delle più significative battaglie da lui condotte non solo dalle colonne de “L’Armonia”, che già nel primo anno dalla sua fondazione giunse a tirare oltre 2.000 copie, ma anche su “L’Unità Cattolica”, altra testata diretta dal sacerdote, fra le più battagliere fra quelle pubblicate in Italia alla metà dell’Ottocento. Si tratta, principalmente, di campagne giornalistiche rivolte contro i provvedimenti liberticidi di volta in volta emanati dai governanti liberali e filo-protestanti del Piemonte sabaudo pre-1861.

Infatti, come denunciò Margotti, anglicani, luterani, calvinisti e, soprattutto, valdesi operanti in Italia e nel resto d’Europa, operarino attivamente in quegli anni per far sì che, la “Riforma protestante” fermata nei secoli XVI e XVII al di là delle Alpi, avesse avere potuto finalmente accesso a Roma ed all’intera Italia politicamente unita. Non fu un caso, da questo punto di vista che, a varcare la “breccia di Porta Pia” nel 1870 subito dopo i bersaglieri, vi fu un carretto di Bibbie protestanti trainato da un “col-portore” valdese, con a seguito un cane dal nome eloquente: Pio IX.

Su “L’Armonia” dell’11 dicembre 1855, ad esempio, Margotti sferrò un duro attacco alla politica filo-protestante del governo Cavour che, allora, aveva deciso la soppressione della congrua, di 928.412 lire, dovuta al clero in parziale risarcimento delle spoliazioni perpetrate alla Chiesa da Napoleone. In quella somma erano comprese 6.462 lire destinate dal Bonaparte alla sovvenzione del culto valdese. Si tenga presente che, al tempo, i valdesi del Regno di Sardegna ammontavano a meno di ventimila persone, a fronte di una popolazione cattolica di quattro milioni e mezzo.

Per evitare che i valdesi restassero senza sovvenzioni, il 17 novembre 1855 Cavour propose però alla Camera l’istituzione di una nuova voce di spesa, al fine di “ripristinare in bilancio la spesa di L. 6.462,30, già iscritta nel bilancio del 1854, e precedenti, per l’assegnamento dovuto ai valdesi, onde provvedere alle loro spese di culto”.

Invece di sopprimere, contestualmente a quella cattolica, anche la sovvenzione ai valdesi, denunciava Margotti, Cavour pretendeva che i cattolici, privati di ogni contributo statale, mantenessero con le loro tasse i valdesi e il loro culto. L’editoriale de “L’Armonia” era quindi esplicito: “L’usanza è ricavata dall’Inghilterra, dove i cattolici debbono pagare pel culto protestante”.

Qualche giorno dopo il teologo torinese ritornò alla carica per smascherare “coloro che gridano alla tirannia, all’intolleranza dell’assolutismo” e che, nel passato, invocavano libertà denunciando “que’ clericali intolleranti, che governavano sotto Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e Carlo Alberto”. “Il soccorso tolto ai cattolici, e dato ai valdesi”, continuava don Margotti, era segno piuttosto di una vera e propria persecuzione della Chiesa, “da cui andò immune il governo assoluto” riguardo ai valdesi. Inoltre, indicava “un’opposizione ai principii medesimi professati dal governo intorno alla libertà dei culti e all’eguaglianza civile e religiosa dei cittadini… un’ingiustizia inaudita”.

A fronte della confusione e delle ingiustizie, la “bussola” additata da Margotti risiede nel Magistero di Papa Pio IX, attorno al quale tutti i cattolici e gli Italiani coscienziosi dovrebbero stringersi, soprattutto dopo che, con la drammatica esperienza delle repubbliche mazziniane del 1848-1849 erano definitivamente cadute le illusioni neoguelfe di un Risorgimento “battezzato”.

Il pregio di una figura come quella di don Margotti, conclude Sanguinetti, sta anche nel ricordare ai cattolici di oggi «che si può fare apostolato cristiano – e spenderci tutta una vita – anche con la penna. Come insegnava san Josemaría Escrivá [(1902-1975)], ogni attività umana, se rettamente ordinata, è un modo degno di lodare Dio.

Il giornalismo, poi, è una forma privilegiata di testimonianza della verità, perché la pone – con tutte le mediazioni del caso – a diretto contatto con il pubblico, e ha il privilegio di possedere, più di altre professioni, strumenti efficaci per orientare le opinioni e formare le coscienze» (op. cit., p. 143).