Sale la febbre nel nome di Jamer Dean

discotecaPubblicato su Avvenire del 1 aprile 1990

Un esperto dimostra: la musica ad alto volume danneggia l’organismo

di Carlo Striano

Dall’arcipelago “Discoteca” giungono notizie allarmanti. Riescono a filtrare lo spesso strato d’ignoranza che le ricopre e giungono, frammentariamente, a galla sulle pagine dei giornali. la febbre del sabato sera percorre il mondo come un virus maligno e diventa mortale.

I giochi giocati dai nuovi gladiatori hanno spesso conseguenze tragiche, che si tratti di viaggiare appesi al predellino del treno in Svizzera, oppure sul tetto delle carrozze della metropolitana a Londra, o in moto a fari spenti sulle strade della Romagna, oppure ricordando le gesta di Jeames Dean e della prima gioventù bruciata in auto, abbaglianti accesi, sulla stessa corsia fino a vedere chi per primo sterza e lascia il passo.

Si scommette, ripremia, la sempre presente piccola folla acclama o condanna. E’ vero che la colpa è delle discoteche? I due fatti – l’andare in discoteca e il morire – sono in qualche modo correlati? Che cosa succede quando si entra in questa specie di cerchio irreale? Quali sono i fatti?

L’ambiente della discoteca è saturo dal rumore: oltre 105 decibel al centro della sala, oltre 120 vicini ai diffusori. L’audiologia insegna che oltre la soglia dei 90 decibel il rumore diventa pericoloso, 120 decibel significa che ci si trova oltre qualsiasi livello di sicurezza, come essere sul ponte di una portaerei mentre decollano gli aerei, senza cuffia assorbente.

Inoltre sempre più nelle discoteche si usano i laser come complemento d’atmosfera. Un raggio laser sparato negli occhi brucia la retina e acceca. I lampi del laser poi sono sincronizzati con il “beat”, il battito della musica, per aumentare gli effetti di coinvolgimento. In queste condizioni è difficile non solo parlare ma anche pensare. Tutto quello che si può fare è bere o andare in mezzo alla pista a ballare. ballare? Chi conduce il ballo?

Per capirne di più una persona che lavora in un istituto di fonologi universitario europeo, che fa ricerche sulle basse frequenze, quelle per intenderci, che si trovano attorno ai 50 hertz, cioè intorno alla soglia inferiore di udibilità dell’orecchio umano, ci ha offerto di compiere un piccolo esperimento. nel sotterraneo dell’istituto, la sala insonorizzata – bisogna prendere qualche precauzione per non rompere i vetri del vicinato, dice con un sorriso di scusa l’accompagnatore – rassomiglia molto ad uno studio di incisione. «Adesso prendo questa chitarra e suono il “LA”.

Su questo strumento si legge che la nota si colloca intorno ai 440 hertz. Lo sto registrando a 39 cm al secondo. Adesso cambio la velocità di scorrimento del nastro e la porto intorno a 4 cm al secondo. La frequenza, grossolanamente, si dimezza due volte: adesso il suono che si ascolta è sempre, più o meno, un “LA” ma a 60 hertz. Sposto con questo interruttore l’uscita verso l’amplificatore, così il segnale passa a quel grosso altoparlante – un woofer di circa 40 cm di diametro – che ritrova puntato verso di noi. Rimani qui e dimmi che succede. Se appena senti qualche disturbo fammi segno che spengo tutto».

Il ronzio dell’altoparlante diventa un rombo e subito si sente una pressione quasi insostenibile al diaframma, dalle parti del plesso solare. A un più alto volume si percepisce distintamente che qualcosa all’interno del corpo comincia a vibrare. A un certo punto sopravviene un colpo di nausea. L’operatore spegne. La nausea permane.

Che è successo? «E’ successo, risponde l’esperto, che il corpo ha iniziato a risuonare alla bassa frequenza emessa dal woofer e che ha interferito con il plesso solare e ha provocato la nausea. In qualche altro provoca fenomeni diversi. ma il peggio avviene quando si passa alle frequenze ancora più basse, tra l’altro esaltate dalla concatenazione degli accordi. In quel caso il corpo umano, tentando sempre di risuonare alle onde di pressione dell’energia acustica, si comporta come un mezzo elastico e tutte le funzioni del simpatico sono interessate.

Sotto il livello dei 50 hertz il suono non si “ascolta” più con le orecchie, ma con il diaframma, le ossa, le cartilagini, lo stomaco. Tutto l’organismo è coinvolto». E le discoteche? «Le discoteche sono sature di basse frequenze. Senza i “bassi” esasperati, il rock non esisterebbe». sarebbe bello avere a disposizione uno studio che spiattellasse i suoi risultati dimostrando che c’è un rapporto di causa ed effetto tra l’andare in discoteca e gli incidenti d’auto, i suicidi adolescenziali, l’uso di droga, la decadenza morale e tutto il negativo della vita dei giovani oggi. Ma non esiste tale studio, e se anche esistesse a che serve dimostrarlo?Si può procedere solo per indizi, pazientemente raccolti.

Si può iniziare dal nome della musica: rock and roll. Se si cerca la traduzione sui dizionari si trova che sono due verbi, all’imperativo. Rock si traduce con dondolare, cullarsi. Roll con rotolare, rullare di tamburi, rombare, etc. ma se si prende un dizionario dello “slang” americano (slang = gergo) si scopre che l’espressione significa tutt’altra cosa e cioè indica quei movimenti caratteristici del “petting” ai quali obbliga lo stare con una ragazza sul sedile posteriore di un’auto. Rock and Roll in altri termini è un ordine, un’esortazione a far qualcosa di diverso dal dondolare e dal rotolare. Allora il rock è satanico? Intrinsecamente cattivo? Bisogna mobilitare l’opinione pubblica?

Forse sarebbe sufficiente dire pane al pane. per esempio domandarsi semplicemente che fine hanno fatto le star del rock? Elvis Presley, morto a 40 anni, di che è morto? E Bon Scott del gruppo AC/DC non è forse morto impalato sulla sua chitarra dopo un concerto? E John Lennon, il gentile cantore di Yesterday, non gli hanno sparato? John Lennon che nel ’66 dichiarava: «Non so chi finirà prima, se il rock o il Cristianesimo. Adesso siamo più celebri di Gesù Cristo. Il cristianesimo svanirà ridotto a pezzi. Non c’è più neanche bisogno di parlarne».

Bisognerebbe tenerlo d’occhio il fenomeno del rock, delle discoteche, metterlo in relazione con altri fatti della nostra vita. ma con il giro di miliardi che il business dello spettacolo fa ballare, è lecito essere pessimisti. nessuno proporrà mai una legge che vieti il rock and roll, ma qualcuno proporrà che si vada in discoteca con i tappi nelle orecchie e due carabinieri controlleranno per un mese all’entrata che tutti abbiano i tappi. Se poi li usano dentro, affar loro. Di una cosa però si può esser sicuri, non se ne dolga il fu John Lennon, che il rock sparirà prima del Cristianesimo.