L’euro è sbagliato, rifacciamolo

euroItalia Oggi on line 14 novembre 2011

Parsi: così come è aumenta la disuguaglianze tra ceti e paesi

di Giampiero Di Santo  

Mario Monti ha una grande occasione: quella di porre all’Europa, mentre impone all’Italia le misure richieste dalla commissione e dalla Bce, la questione politica di una moneta, l’euro, che nata come come strumento di unificazione e stabilizzazione dell’Europa, si è rivelata la «cinghia di trasmissione perfetta dei poteri che si sono creati nei mercati internazionali, lo strumento perfetto per l’ottimizzazione dei risultati della speculazione».

Vittorio Emanuele Parsi, politologo e ordinario di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano in questa intervista a ItaliaOggi spiega perché sia stato un grave errore, «da correggere subito», affidare a una moneta e non alla politica il futuro dell’Europa. «C’è un deficit di democrazia che non riguarda l’euro in sé ma la modalità con cui è stato fatto», osserva. «L’entrata in circolazione della moneta unica, è coincisa con la più grande manovra di trasferimento di reddito da un ceto all’altro avviata per effetto di una decisione tecnocratica».

Domanda. La moneta unica produce disuguaglianza?

Risposta. L’euro ha reso i forti più forti e i deboli più deboli. Così, l’Italia sta diventando la Calabria d’Europa.

D. Ma qual è stato l’errore, se gli scopi per i quali la moneta unica è nata erano esattamente l’opposto?

R. L’errore di partenza è avere lasciato che un mezzo tecnico, cioè la moneta, fosse principio e fine. Se l’euro è stato creato per arginare l’egemonia tedesca sull’Europa, non abbiamo raggiunto l’obiettivo, perché la norma che vincola la Bce a una lotta paranoica contro l’inflazione ha prodotto un euro funzionale agli interessi tedeschi.

D. Non crede, però, che anche l’Italia abbia avuto i suoi bei vantaggi?

R. No, perché abbiamo dovuto rinunciare alle svalutazioni competitive, mentre la Germania si è trovata con una moneta più debole del vecchio marco quel tanto che basta per inondare il mondo di prodotti tedeschi. Per l’Italia, il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro e di molte altre monete è troppo alto. Così rischiamo di ritrovarci più poveri di prima e più indebitati. E anche senza banche.

D. Senza banche? E perché mai?

R. Temo che dietro gli attacchi speculativi all’Italia ci siano anche le banche francesi, tedesche e forse americane, che si stanno così liberando delle concorrenti italiane, più competitive perché non avevano titoli tossici. Siamo quindi passati da una situazione di vantaggio a una fase nella quale gli istituti di credito italiani sono quelli messi peggio a causa dell’attacco di cui è fatta oggetto l’Italia.

D. Fortuna che arriva il premier Monti con il suo governo tecnico, allora

R. Il governo tecnico è il completamento del commissariamento dell’Italia e Monti è il commissario nominato a capo dell’esecutivo. Insomma, si può dire che la sovranità popolare, l’idea che i governi debbano rispondere a constituency interne è andata a farsi benedire.

D. Detto questo, però, intanto l’Italia può a salvarsi dal default

R. Sì, ma la riflessione da fare è se un’Europa fatta in questa maniera abbia un futuro. Salvare il mercato e affondare la democrazia è un errore e l’euro si è rivelata una perfetta cinghia di trasmissione dei poteri che si sono creati nei mercati internazionali, uno strumento ideale per ottimizzare i risultati della speculazione. Va corretto subito.

D. Finora però nessuno ha proposto modifiche. Chi dovrebbe farlo?

R. La speranza è che sia Monti a porre la questione politica a un’Europa carente di leadership proprio mentre mette a punto le misure imposte all’Italia. Ha una grande occasione per farlo, anche perché tutti si dovrebbero chiedere come mai la Germania non sia stata costretta a creare il fondo salva stati con la stessa perentorietà con cui ci è stato chiesto di rientrare dal debito pubblico.

D. Crede che il premier futuro ci riuscirà?

R. Mi aspetto che ci provi, lo chiede il patriottismo italiano ed europeo.Dobbiamo porci questo problema, perché altrimenti l’Europa finisce. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy non sono Helmuth Kohl e Francois Mitterrand, e io spero che che Monti, che non è Silvio Berlusconi, possa fare gli interessi del suo popolo tenendo conto dei mercati. Monti verrà valutato dalla storia se avrà posto il problema di un’Europa in grado di coniugare democrazia e mercato. Senza i quali l’Europa non è.