Le femministe e gli uomini

casa editrice Mimep-docete 21 ottobre 2014

Le femministe propongono la lotta contro i maschi, gli attivisti omosessuali propongono l’isolamento tra gli uomini e le donne, mentre Dio da sempre propone l’amore tra l’uomo e la donna.

di suor Dolores

Innanzitutto bisognerebbe precisare il significato della parola “femminista”. Una femminista non è una donna cosciente della propria dignità, capace di parlarne e difenderla da chi umilia e discrimina le donne (anche con la prostituzione e la pornografia).

Al contrario, chi agisce in questo modo ha ben decifrato l’intenzione di Dio, che ha creato per la donna un ruolo molto privilegiato, quello di essere d’aiuto all’uomo. Questo fatto biblico ha un doppio significato. Conferma che l’uomo necessita di sostegno per il suo sviluppo, e che la donna è così speciale – in alcune questioni molto più matura dell’uomo – da sapergli essere di sostegno e di aiuto.

Gesù sottolinea chiaramente la grandezza delle donne, non solo quando le difende dagli uomini malintenzionati, ma anche quando afferma che per la donna l’uomo lascia i genitori e si unisce a lei in matrimonio per amarla irrevocabilmente e fedelmente.

Le donne coscienti della loro dignità, capaci di difendere le proprie doti speciali, il proprio genio femminile, non sono femministe; lo è chi mette da parte questa femminilità e unicità, e cerca di assomigliare al maschio. Queste donne non credono che un uomo possa amarle sinceramente e fedelmente, di conseguenza si aggrappano alla lotta contro gli uomini, cercando di trovare la realizzazione non nel vero amore maturo ma in qualche forma di appagamento professionale, sociale, economico o politico.

Le femministe non consapevoli dei propri complessi e sentimenti d’inferiorità, attaccano anche le donne che vivono serenamente la loro femminilità, sono fiere di essere donne, non cercano di copiare gli uomini. Le femministe contrastano le donne che dichiarano di avere una felice carriera familiare, cioè amano e sono amate dal marito e dai figli, e gioiscono del loro matrimonio.

Le femministe vogliono rappresentare le donne, come gli omosessuali gli uomini, e in questo sono molto sostenute dai partiti di sinistra e dai mass media, perché si cerca sempre di più di indebolire l’istituzione della famiglia, distruggere il matrimonio. I partiti di sinistra, come anche i mass media, perlopiù appoggiano tutto quanto promuove la degradazione nel seguire solo gli impulsi, la dipendenza dal sesso, la sete di successo, e tutto quanto non è l’amore, la vera realizzazione e il decalogo.

Ecco perché le femministe, anche se non sono numerose, hanno molto successo e influenzano pesantemente la cultura moderna, le abitudini, le relazioni tra gli uomini e le donne. Questa influenza si nota anche in una certa “paura” degli uomini nei confronti delle donne, la continua rivalità, invece che il sostegno reciproco nella crescita e nella capacità di amare l’uno l’altra. Quando le donne perdono la loro femminilità, gli uomini non sanno più essere maschi. Non sono affascinati dalle donne, non vogliono legarsi a loro per sempre, non imparano ad amarle.

Le conseguenze di questa visione delle donne si notano in una certa discriminazione che tante volte sembrerebbe invece conquista. Gli attivisti omosessuali dichiarano che a loro corrispondono solo gli uomini. In politica si deve applicare la regola di condividere benevolmente i posti, cioè tutto deve essere a metà tra i maschi e le femmine, altrimenti le donne, senza questa impostazione, non sono in grado di farcela da sole.

Questa teoria indebolisce soprattutto il matrimonio e la famiglia. Sposarsi viene considerato come una limitazione della donna nel fare carriera, dunque qualcosa di problematico e da evitare. A questo punto ancora peggio si percepisce la questione di diventare genitori. Il matrimonio e i figli sono visti come qualcosa di negativo anche perché le femministe dichiarano che l’amore reciproco e irrevocabile tra i coniugi non esiste

Quindi non c’è proprio da meravigliarsi se la nostra società è dominata dalla ideologia della “felicità” da single, o dai legami tra individui dello stesso sesso.