Il mito dell’arte islamica

da Tradizione Famiglia Proprietà

n.80 dicembre 2018

Oggi va di moda esaltare l’arte musulmana. Senza sottovalutare le innegabili qualità dello spirito arabo, è anche innegabile che l’arte islamica ha dato il meglio di sé in contatto con la Civiltà cristiana bizantina ed europea.

di Ida Rovira

(dottoressa in conservazione dei Beni Culturali)

La fede cristiana ha conosciuto nei secoli momenti di grande fioritura culturale. Tale progresso è potuto avvenire per l’essenza delle Sacre Scritture, secondo cui Dio è principio di ogni cosa. Tutto ciò che è stato da Lui creato, non avendo un carattere soprannaturale, è materia di scienza, nel senso dello studio delle cose. La scienza, per grazia di Dio, con la presenza imprescindibile della carità cristiana, è accostata alle virtù e alle capacità umane: saggezza, prudenza, istruzione, riflessione, disciplina, sapienza, gioia, ragione, lume dell’intelligenza, medicina, educazione.

Alhambra, Granada

La Bibbia contiene inoltre gli aspetti relativi a costruire, creare, ideare, realizzare, alla cultura in generale. Tra le attività dell’essere umano, nei testi sacri si cita l’arte in vari modi: dell’intagliatore, del profumiere, di incidere sigilli, di fortificare, di ben disporre l’argomento, di suonare la cetra, di cantare inni, dell’arte, di lavorare oro e argento, di riprodurre le sembianze, di saper rendere la bellezza, della guerra, del parlare. La Bibbia tratta pure di medicina, che cura il dolore e guarisce i malati, e di musica, che serve a cantare inni sacri, a rallegrare il cuore, ad addolcire il canto e la vita.

Nell’Islam, invece, per arte s’intende la magia, in quanto “chi avesse acquistato quell’arte non avrebbe avuto parte nell’aldilà ” (Corano, sùra 2, 2). L’arte, considerata una magia per la sua natura peccaminosa, è tentatrice degli uomini. La scienza nel Corano riguarda unicamente la conoscenza della lettura coranica. Infatti, coloro che sono “saldi nella scienza” sono i credenti musulmani.

Santo Sepolcro, Gerusalemme

Per scienza s’intende la conoscenza del Corano, come si legge, tra gli altri, nel versetto 68 della stira 12 a proposito di Giacobbe “possedeva la scienza che Noi gli avevamo insegnato “. E ancora, “la scienza è solo presso Dio ” (stira 46, 23), mentre la scienza umana è quella dei maghi (stira 20, 66). Per i musulmani, ad esempio, “gli Israeliti medinesi, infatuati delle loro scritture, sono paragonati agli asini, in quanto detengono un sapere che non capiscono e che è per loro lettera morta. Agli occhi del Corano, infatti, gli ebrei si sono allontanati dall’insegnamento di Abramo, restaurato da Muhammad” (1). Le parole “medico” e “musica” sono del tutto assenti nel Corano. Così anche il termine “architetto”.

Come nei vari campi del sapere, anche in architettura sono state attribuite erroneamente opere al mondo islamico, in modo univoco. Si prenda il caso della cultura ellenica, pervenuta nel vecchio continente, non tanto tramite i testi religioso-legislativi islamici quanto dalla città greco-romana di Bisanzio, denominata poi Costantinopoli durante l’Impero Romano d’Oriente. È stata questa congiuntura tra il mondo ellenico della filosofia e della scienza e la fede cristiana a creare la civiltà che oggi conosciamo.

Molte moschee, ad esempio, sono state costruite da architetti o su santuari cristiani. Lo stile architettonico della cosiddetta Moschea della Roccia di Ge­rusalemme (foto a sin.), del VII secolo, è quello di un martyrium cristiano grazie all’intervento di architetti cristiani bizantini. La cupola è una riproduzione della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, del IV secolo (foto sotto).

La basilica romana di epoca costantiniana di Damasco, edificata nel IV secolo per ospitare le reliquie di Giovanni il Battista, è stata invece rinominata, nell’VIII secolo, Grande Moschea degli Omayyadi. Lo stesso è avvenuto per la basilica co­stantiniana di Santa Sofia del VI secolo, trasformata in moschea nel XV secolo da Maometto II, e poi in museo. Lo stile è infatti quello delle basiliche bizantine, come si nota dalla similitudine architettonica con la chiesa di Sant’Irene del IV secolo, dove ora è proibito celebrare liturgie, e con la basilica di Sant’Antonio di Padova, iniziata nel 1232.

I dettagli architettonici della ex basilica visigota di San Vincenzo di Cordova, oggi cattedrale dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, sono rimandi alla ex basilica romana di Damasco. La moschea, essendosi insediata due secoli dopo la costruzione della basilica di San Vincenzo, avvenuta nel VII secolo, non puntava verso la Mecca. La Puerta di San Esteban, dell’821, risente dell’influenza della scuola cordovana. Nel 1236, Ferdinando III di Castiglia riconquista Cordova e riconverte la moschea in cattedrale. Nonostante l’invasione islamica, l’interno della cattedrale rimanda all’estetica delle basiliche paleocristiane, con file di colonne lungo le navate sovrastate da capitelli romani. La disposizione delle colonne della basilica dell’Immacolata Concezione si ritrova in molte chiese precedenti alla morte di Maometto, avvenuta nel 632.

Come per le moschee, lo stesso è avvenuto con i minareti. Le prime torri ad uso religioso sono quelle campanarie. Il più antico campanile è del VI secolo, costruito con lo scopo di richiamare i fedeli alla Messa, successivamente anche di segnare le ore. Quando, nell’VIII secolo, papa Stefano II fa erigere il campanile per l’antica basilica di San Pietro in Vaticano, già molte chiese ne erano dotate. I minareti, che derivano dai campanili, nascono solo nel VII secolo con la dinastia califfale degli Omayyadi.

Un altro pregiudizio vuole che la cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia e il suo campanile della Giralda (foto sopra) siano opere musulmane.

Dal 1172 sul posto sorgeva la moschea di al-Moharren. Passata nel 1248 a mani cristiane, fu rimaneggiata come chiesa in stile mudéjar. A seguito di un terremoto nel 1356, questa cattedrale viene abbattuta. I lavori della nuova cattedrale, in stile gotico, iniziano quasi subito. Il primo Maestro Maggiore, così chiamato l’architetto, è Alonso Martinez. I successivi architetti che vi lavorano sono spagnoli e qualcuno fiammingo. Sono di artisti spagnoli anche le opere interne, tra cui il coro.

Una parola sull’Alhambra di Granada. Sulla collina della Sabika esistevano costruzioni di epoca romana. Nel IX secolo, la comunità ebraica del quartiere adiacente di Albaicin si stabilisce sulla collina, chiamata successivamente dai musulmani Hisn al-Hamra, Fortezza rossa, per il colore dei mattoni utilizzati dai romani. La cittadella, chiamata Alhambra, si sviluppa grazie all’influente e poliedrico ebreo Samuel ibn Naghrela (993-1056). Egli fa innalzare sulle rovine degli edifìci romani il suo palazzo.

Cattedrale, Cordova

Suo figlio Joseph, capo della comunità ebraica andalusa e visir del Re ziride Badis ibn Habus, prosegue il progetto del padre secondo la tradizione decorativa ebraica, impiegata tra il III e VI secolo nelle sinagoghe e nelle case private di Sephoris, Tiberiade e Scitopoli. Joseph viene assassinato dai musulmani e il pro­getto si arena fino al XII secolo, quando viene conclusa la costruzione del palazzo di ibn Naghrela. Nel 1526, Carlo V d’Asburgo (1500-1558), imperatore del Sacro romano Impero e re di Spagna, ordina l’edificazione del suo Palazzo all’Alhambra e altre modifiche in stile gotico. Gli eredi di Carlo V proseguono il lavori fino a Carlo IV di Borbone (1748-1819).

La composizione dell’Alhambra è riconducibile a templi ebraici e a fortezze medioevali cristiane. In particolare, la struttura ricorda il Tempio di Gerusalemme, iniziato nel IX secolo a. C, e i monasteri cristiani orientali nati nei primi secoli del cristianesimo.

Si tratta quindi di una commistione di stili architettonici ebraico-cristiani.

Per quanto riguarda il linguaggio architettonico del palazzo di ibn Naghrela, è lo stesso di quello espresso in altri palazzi cristiani. Per esempio, il Patio de los Leones è quasi identico al Patio de las Doncellas a Siviglia. Si direbbe quasi che siano stati realizzati dagli stessi architetti, artisti e artigiani, chiamati da Samuel Ha-Levi, tesoriere del re cattolico Pietro I. Nel Patio de los Leones si trova una fon­tana con statue in pietra raffiguranti leoni, descritti nei versi ebraici di uno dei racconti sull’Andalusia di Samuel ibn Naghrela, di epoca molto precedente alla nascita dell’Islam. La fontana, che potrebbe essere stata incorporata nel Patio, rispecchia la scuola romanica, caratterizzata da elementi provenienti dalla cultura cristiana bizantina del IV secolo.

In conclusione, la presenza dell’Islam in Spagna, come in altre nazioni europee, continua a far dichiarare ad alcuni che siano stati i musulmani gli autori originari di molte opere architettoniche e artistiche. E ciò è palesemente falso. Si è trattato, in realtà, di una commistione in cui l’elemento cristiano ha fatto da ispiratore.