Per i critici di Papa Benedetto l’importante non sono i ragazzini

Il vero scopo è demolire l’ortodossia cattolica

di George Neumayr
(direttore del mensile Catholic World Report.)

Da quando in qua i secolaristi e i cattolici dissidenti sono diventati esperti di protezione dei bambini? Questi auto-designati riformatori della Chiesa presiedono a una cultura degradata che abortisce, corrompe e abusa dei bambini.

Che una tale élite scriteriata e depravata si erga a maestro di morale per Papa Benedetto XVI va al di là di ogni satira. Così durante la Settimana Santa abbiamo assistito allo spettacolo di Barabba che dava lezioni di moralità al Vicario di Cristo.

Domandiamoci un momento: ma chi è che consegna gli orfani alle coppie omosessuali tramite le agenzie che curano le adozioni? Chi è che invia nelle scuole i propagandisti di Planned Parenthood [la più grossa organizzazione per la pianificazione delle nascite del mondo, ndt]?

Chi provvede a sgombrare le strade delle principali città per fare largo alle parate del “gay-pride” con al seguito [negli USA, ndt] la NAMBLA, North American Man/Boy Love Association [Associazione Nordamericana per l’Amore Uomo/Ragazzo]?

Sono loro, è questa élite che protegge e sbandiera queste pratiche corrompitrici di bambini. E non era appena l’anno scorso che questi illuminati protettori di bambini si sono dati appuntamento davanti alla bara d’oro di Michael Jackson per porgergli l’estremo saluto? Dov’era allora il loro sdegno per la corruzione dei bambini?

Il giornale National Catholic Reporter, l’ammiraglia del cattolicesimo dissidente di sinistra, si è unito alla masnada secolarista partita alla caccia di Benedetto, e reclama che si organizzi un’indagine severa e senza sconti reverenziali sul Pontefice. Si tratta dello stesso periodico che pubblica le omelie del vescovo Thomas Gumbleton, una delle quali nel 2002, all’apice dello scandalo degli abusi in America, proclamò che la politica della ‘tolleranza zero‘ non andava applicata ai preti attratti da bambini al di sopra dell’età della pubertà. “Sono contrario a che si applichi la ‘tolleranza-zero’ a tutti i casi,” scrisse altezzoso.

Un altro articolo sul NCR del 2002 stabiliva che: “La tolleranza zero è un’arma di punizione spuntata. Ogni abuso è un’offesa alla dignità umana, ma non tutti gli abusi sono uguali, proprio come la gravità dei peccati è diversa nell’insegnamento cattolico tradizionale, e la gravità della punizione nella legge civile varia secondo molti fattori. Nel nostro ambiente surriscaldato, questa è una cosa che molti fanno fatica ad ammettere. Un sacerdote che abbia mostrato brevemente i genitali a un adolescente non ha commesso lo stesso atto di un prete che ha violentato un minore.”

Finiamola con le sciocchezze: l’attacco a Benedetto della settimana scorsa non aveva niente a che fare con la protezione dei bambini, ma aveva tutto a che fare con l’odio dell’élite della sinistra cattolica per la sua ortodossia. Se i tre buffoni – Maureen Dowd, Christopher Hitchens ed Andrew Sullivan – adesso stanno tirando a sorte la sua veste, non è perché le preoccupazioni per il permissivismo dei sacerdoti toglie loro il sonno la notte, ma perché odiano gli insegnamenti tradizionalisti della Chiesa cattolica incarnati da Benedetto.

Essi sono ancora indispettiti che la chiesa abbia eletto Papa un cattolico, anziché un modernista sinistrorso. La Signorina Dowd sta usando lo scandalo degli abusi per promuovere il suo femminismo, il Sig. Hitchens il suo ateismo e il Sig. Sullivan il suo attivismo omosessualista. La verità è che Papa Benedetto ha fatto di più per affrontare lo scandalo degli abusi sessuali nella chiesa di quanto abbia fatto il suo predecessore, il quale in tutta la sua vita non ha mai lontanamente subito un tale livello di attacchi e inviti a dimettersi.

L’ha ammesso perfino l’Associated Press: “Benedetto, quando è salito al soglio cinque anni fa, ha preso posizione sugli abusi sessuali in maniera molto più netta di Giovanni Paolo II, castigando un importante prelato [Padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo] tenuto in gran conto dal Pontefice polacco, ed espellendone altri con la sua nuova pollitica di tolleranza zero.”

Secondo un comunicato della Reuters del 28 marzo ” il Cardinale di Vienna, Christoph Schoenborn, in difesa del Papa ha dichiarato alla televisione austriaca ORF che quando nel 1995 l’ex-Cardinale di Vienna Hans Hermann Groer fu rimosso a causa delle accuse di aver abusato di un ragazzino, Benedetto, allora Cardinal Ratzinger, aveva premuto perché si tenesse un’inchiesta a tutto campo. Ma altri funzionari della Curia persuasero l’allora Papa Giovanni Paolo II che i media avevano esagerato il caso e che un’inchiesta avrebbe soltanto creato ulteriori pubblicità negative. ‘Egli, ha dichirato Schoenborn, mi disse, ‘ha vinto l’altra parte’.”

E allora perché si esige da Benedetto uno standard più alto che per Giovanni Paolo II? E’ forse perché l’élite contestatrice lo vede come più conservatore? Forse. Le loro obiezioni non dette e paradossali contro Benedetto, riguardo allo scandalo degli abusi, è che egli abbia intentato troppe riforme, non troppo poche.

Ricordiamoci che il New York Times e altri giornali di sinistra lo denunciarono con alti lamenti per una delle sue prime grosse riforme da quando è Papa: la direttiva ai vescovi che vietava l’ordinazione di omosessuali. Non è questa l’idea di riforma che nutre l’élite di sinistra, anche se la maggior parte dei casi di abusi riguardano la pederastia omosessuale. Danno dunque la colpa a Benedetto se esiste un sacerdozio lassista e disfuzonale, ma allo stesso tempo lo tampinano perché non vuole permettere che vi entrino gli omosessuali.

Essi danno la colpa dello scandalo al “celibato” (che si basa, fra tanti altri presupposti idioti, sull’idea che chi commetteva gli abusi si stesse mantenendo casto) piuttosto che riconoscere quanto vi abbiano influito gli standard aberranti e bassissimi applicati per le ammissioni ai seminari, abbassamento da loro richiesto a gran voce, nell’atmosfera relativistica degli anni Sessanta.

In barba a tutti i lamenti opportunistici degli ultimi giorni, la loro vera speranza non è che la Chiesa ritorni alle sue tradizioni moralmente rigorose, ma che le abolisca. Ed è proprio perché Benedetto ostacola questa meta che adesso stanno alzando il tiro su di lui.