La guerra nazionale spagnola di fronte alla morale e al diritto (1)

del padre Ignacio G. Menendez – Reigada O.P

Docente di Teologia Morale, membro dell’associazione Francisco de Vitoria

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PARTE PRIMA

Introduzione.

La storia di Spagna è molto spesso incompresa dai pensatori di altri paesi, anche dai più obbiettivi e spassionati, e i suoi fatti di maggior rilievo sconcertano tutti coloro che non sono stati allattati al seno saturo di spiritualità di questa Madre feconda.

L’utilitarismo inglese non potrà giammai comprendere la generosità dell’anima spagnola, la quale disprezza tutti i beni di fronte a ideali irreprimibili, che paiono un sogno.

Il razionalismo sassone non riuscirà ad abbracciare l’ampiezza ecumenica dei nostri pensieri, che ci presentano l’amore verso l’umanità come il figlio legittimo dell’amore verso la Patria.

L’umanesimo semi pagano di alcuni popoli latini non sarà in grado di contemplare, senza restarne abbagliato, la bellezza divina della stella fulgente che guida i nostri passi attraverso i secoli.

Nemmeno lo spiritualismo francese, così accurato nel gesto, così attento a tutti i particolari che possono abbellire la vita, potrà immaginare la grandezza sovrumana dello spiritualismo spagnolo, che vive dell’allegria del sacrificio e rischia tutto in uno slancio di eroismo; sembra dormire quando ha il viso rivolto al cielo assorto in una visione ineffabile e pare ebbro quando esce dalle sue estasi per compiere gesta eroiche: a volte apparentemente disattento e rustico, ma diligente nel suo interiore ricco di essenze sublimi.

Ancora meno il materialismo grossolano di qualsiasi foggia, anche di quelle che si presentano con abiti di progresso, civiltà e cultura, potrà elevarsi a un altezza maggiore di quella dei nostri calcagni se vuole guardarci in viso.

Siamo, per tutti, gli eterni Don Chisciotte, poveri di ragione per coloro che non sanno elevarsi al di sopra della ragione stessa né oltrepassare le frontiere di ciò che è limitato.

Non è strano, pertanto, che nell’attuale guerra nazionale siamo incompresi come lo siamo sempre stati, e, a causa delle incomprensioni, calunniati. Ma non dobbiamo arretrare davanti al sarcasmo, l’incomprensione e la calunnia, bensì continuare il nostro cammino con la fronte alta e lo sguardo altero; non per disprezzo, perché il disprezzo non entra in un cuore generoso; né per orgoglio, perché l’orgoglio è patrimonio di coloro che ignorano la vera grandezza; bensì per seguire l’impulso che agita la nostra anima e compiere i destini della nostra Patria, senza badare a coloro che abbaiano e ringhiano ai lati della strada.

L’anima spagnola è naturalmente cristiana, totalmente cristiana, universalmente cristiana. Forse in nessun popolo della terra il cristianesimo si è connaturato a tal punto che a malapena si può separare e distinguere ciò che abbiamo come spagnoli da quel che abbiamo come cristiani.

E quando in questi giorni si è voluto strappare Cristo dalle nostre anime, non si è riusciti a farlo senza strappare anche la Spagna dalle stesse; anime che finiscono col rinnegare la loro madre benigna e sputarle in faccia, per rendersi schiavi di una dispotica matrigna.

Quando poi si è voluto scristianizzare l’anima spagnola con un freddo laicismo, il carattere cristiano trasudava continuamente da sotto il cappuccio laico, come nel caso di quel sindaco che chiedeva come si celebrasse il battesimo laico, o di quel tale che recitava un “Pater Noster” per l’anima di chi era stato appena sepolto civilmente, come un discorso teso ad esaltare quel modo di sepoltura.

Anche quei figli traditori che oggi lottano contro Cristo e contro la Spagna, conservano in maggioranza una brace coperta di fede cristiana, che molte volte si accende quando l’uragano delle avversità soffia nel fondo delle loro anime, annerite dalla passione, dall’inganno e dalla malizia. La prova di ciò consiste nel fatto che molti di essi confessano umilmente i loro peccati quando si vedono prossimi alla morte.

Se l’anima spagnola si è compenetrata in un così alto grado con la religione cristiana, a tal punto che questa è diventata la sua seconda natura, è perché tutta l’anima spagnola è stata cristianizzata, senza che in essa sia rimasto qualche sentimento o qualche manifestazione di vita individuale o collettiva che non partecipasse in sommo grado a questa stessa cristianizzazione.

La religione cristiana non è solo un culto, né solo una morale; è una vita che eleva la nostra vita umana allo stato di figli di Dio a causa della nostra unione con il Dio-Uomo; non è possibile, a meno di sfigurare o rimpicciolire il cristianesimo, separare nel cristiano ciò che appartiene all’uomo religioso da quel che appartiene all’uomo saggio, all’uomo sociale o all’uomo economico, perché il cristiano deve essere e agire da cristiano in tutte le sue attività e in tutte le manifestazioni della sua vita.

E’ questo il modo in cui l’anima spagnola ha compreso la sua religione, e perciò stesso non l’ha mai relegata al santuario e al focolare, ma l’ha portata in tutte le manifestazioni della sua vita pubblica che ha tutte modellate nel conio della sua cristianità.

Ma non erano cristiane solo le istituzioni popolari, come salta agli occhi di chi apre in qualunque punto il libro della nostra storia, bensì, quando la Spagna era grande e custodiva l’anima spagnola nella sua pienezza, lo era anche il governo della nazione.

I re consultavano i teologi sulla liceità o illiceità delle guerre che avrebbero dovuto intraprendere o delle leggi che si ripromettevano di emanare, cristianizzando in questo modo gli accordi o le risoluzioni degli uomini di Stato. Ciò avveniva senza menomare minimamente la loro sovranità nell’ordine meramente umano e senza qualcuno teorizzasse una qualche intromissione da parte della Chiesa o dei suoi ministri, dato che le loro indicazioni si limitavano al solo terreno della morale, appartenente loro per diritto.

Le “Leggi delle Indie”, modello di legislazione ammirato da ognuno, furono elaborate più da teologi che da giuristi. L’incarico di confessore del re era considerato un compito importantissimo per la nazione, poiché si supponeva che il re avrebbe dovuto governare secondo la sua coscienza di cristiano e l’incaricato di formarla e dirigerla aveva una missione elevatissima che avrebbe avuto conseguenze per tutti.

In questo modo la Spagna fu totalmente cristiana, universalmente cristiana, senza distinguo né condizioni, ed è questa la chiave della nostra grandezza, il motore delle nostre imprese ed il distintivo che ci rende inconfondibili con altri popoli.

Quando esotismi da non prendere in considerazione vennero ad offuscare il candore della nostra anima così profondamente cristiana, in Spagna cominciò la decadenza.

Oggi la Spagna cerca di ritrovare sé stessa per mezzo di una lotta formidabile, perché le tossine che le stavano somministrando hanno prodotto in essa delle escrescenze patologiche che abbisognano di un decisivo intervento chirurgico, ed è necessario che coloro i quali si propongono di creare una nuova Spagna non disprezzino gli insegnamenti della storia.

E’ passata l’epoca ignominiosa i cui i governanti si vergognavano di essere cattolici, per il timore di essere tacciati di “clericalismo”, perché l’essere cattolici è il nostro blasone di nobiltà e di “hidalguìa” (idalghia, cavalleria) ed il nostro titolo di gloria; e se dobbiamo alzare la Spagna “arriba muy arriba” (in alto, molto in alto), dobbiamo alzarla verso Dio, che è il più in alto. Saremo tanto più spagnoli quanto più saremo cristiani, e la Spagna sarà più forte e più grande quanto più sarà compenetrata in modo vivo con la religione, che è l’anima della sua anima.

Per contribuire con il nostro granello di sabbia alla ricristianizzazione della nuova Spagna, e per dare qualche lume a coloro che non hanno ancora visto spuntare l’alba e dubitano della liceità e del carattere del nostro movimento, vogliamo processare, dentro al tribunale della Morale Cristiana, la presente guerra nazionale.

E se anche in parte ci riferiremo alla giurisprudenza, lo faremo solo perché il Diritto è subordinato alla Morale, avendo un contenuto di giustizia, che è virtù morale per eccellenza, dato che, come dice Vitoria, queste questioni non devono risolversi secondo le leggi umane, bensì secondo la legge naturale e divina.

Procederemo per conclusioni precise ed argomenti ridotti all’essenziale, con stile scolastico, senza ampliamenti né relazioni ad effetto, poiché i fatti sono noti a tutti.

PRIMA PROPOSIZIONE.

Il governo del Fronte Popolare è illegittimo, tirannico, traditore della Patria e della Nazione, nemico di Dio e della Chiesa.

I.1.0 Il governo del Fronte Popolare è illegittimo nella sua origine ed ingiusto usurpatore del potere.

L’origine immediata di tale Governo fu una consultazione elettorale addomesticata nella quale fu proibita la propaganda ai partiti cattolici, fu perpetrata ogni sorta di violenza, fu sfacciatamente alterato il suffragio e furono annullate le elezioni di molti deputati cattolici con pretesti vani e futili.

Nonostante tutto ciò i partiti cattolici ottennero la maggioranza dei voti.

Prescindiamo dall’ingiustizia che ha dato origine a queste elezioni, consistita nel non avere voluto dare il potere ai partiti cattolici che agirono nella legalità e ai quali apparteneva secondo la prassi riconosciuta dal sistema parlamentare, essendo il gruppo più numeroso alla Camera.

E possiamo anche prescindere dal fatto che il Fronte Popolare si sia impossessato del Governo prima che fossero noti i risultati definitivi delle elezioni in diverse province di Spagna.

Tuttavia appare ben chiaro che il Governo del Fronte Popolare è illegittimo nella sua origine immediata e ingiusto usurpatore del potere.

L’origine remota di questo Governo è la Repubblica preesistente ad esso, anch’essa illegittima dato che non fu mai voluta dalla nazione. La nazione aveva soltanto eletto i suoi Municipi, dei quali è propria l’amministrazione locale e non certo la scelta del regime supremo, poiché per fare ciò essi non hanno né capacità né mandato.

Occorre aggiungere anche che il maggior numero dei municipi eletti e dei loro rappresentanti apparteneva ai monarchici. E non serve addurre che la Repubblica aveva trionfato nei principali centri della nazione che sono la sua parte migliore, mentre i monarchici avevano vinto solo nei “borghi putridi”; poiché anche se ciò fosse esatto, nel sistema democratico, il voto di un rustico lavoratore e quello di un cittadino più raffinato e colto hanno lo stesso valore. Il regime repubblicano non è, quindi, espressione della volontà popolare.

Non si può nemmeno affermare che questo regime sia diventato legittimo col passare del tempo attraverso il tacito consenso popolare in un ordine giuridico caratterizzato da pace e benessere, dato che questo ordine non è mai esistito nei cinque anni di repubblica ed il popolo non ha mai smesso di esprimersi contro il potere repubblicano -perlomeno una parte considerevole dello stesso popolo – tutte le volte che l’oppressione trionfante gli permetteva un qualche respiro.

Da tutto ciò si ricava che non è corrotto solo l’innesto ma anche l’albero e fin dalle radici. Il governo del Fronte Popolare è, dunque, veramente usurpatore ed attentatore del pubblico potere.

I.2.0 Il Governo del Fronte Popolare è tirannico nell’esercizio del potere.

Per provare ciò dinanzi alla realtà storica è sufficiente constatare che il governo del Fronte Popolare ha costantemente attentato alle istituzioni più sacre e sostanziali della nazione, come la religione, la famiglia e la proprietà; ha oppresso i cittadini onorati e innalzato alle cariche pubbliche i criminali che scontavano in carcere le condanne emesse dai tribunali; ha spogliato uomini pacifici dei loro diritti naturali, religiosi e civili; ha fomentato il libertinaggio di ogni genere e ha persino incoraggiato il crimine come per l’assassinio di Calvo Sotelo.

Tutto questo, che era cominciato prima della sollevazione, ha raggiunto la sua pienezza dopo che nelle regioni che gli erano sottomesse era scoppiata la lotta. E non per ripicca o rappresaglia, ma perché ciò era nel suo programma e sarebbe stato ugualmente realizzato in tutta la Spagna anche se la guerra civile non fosse scoppiata.

E’, pertanto, un governo tirannico, della maggiore tirannia che si sia mai conosciuta, e nel senso più crudo della parola.

I.3.0 Il Governo del fronte Popolare tradisce la Patria e la nazione.

Ha fomentato le lotte intestine e attentato all’unità nazionale, squartando la Patria con folli separatismi ed assecondando i desideri di coloro che volevano arricchirsi sulle spoglie della Patria sfatta. E, sebbene gravissima, non è questa la cosa peggiore.

Ha anche attentato contro la libertà e l’indipendenza della nazione (il che è attentare contro la sua stessa indipendenza), consegnandola alla più ignominiosa schiavitù sovietica, giungendo al punto di considerare reato il grido di “Viva la Spagna”, cui veniva contrapposto il vergognoso grido di “Viva la Russia”. Ha dunque commesso il crimine del più alto tradimento che il governo di una nazione possa compiere.

I.4.0 Il Governo del Fronte Popolare è nemico di Dio e della Chiesa.

Questo si dimostra anzitutto coi fatti. Ha infatti istituito l’insegnamento ateo, imposto il laicismo in tutte le manifestazioni della vita sociale, distrutto chiese e conventi e perseguitato il clero. Tutto questo, che aveva cominciato a realizzare prima della sollevazione, lo ha completato adesso nelle regioni che ancora gemono sotto la tirannia

In queste non restano né sacerdoti né religiosi, a parte qualcuno che rimane nascosto alle perquisizioni del governo stesso; cittadini onorati sono fucilati o martirizzati per il solo fatto di essere cattolici; rimane soltanto un’unica Chiesa, come accade in quasi tutte le regioni dell’est.

Lo stesso Vicario di Cristo li ha dichiarati nemici della società, della religione e di Dio stesso, quando nell’allocuzione del 13 marzo del 1933, riferendosi al Governo di allora, predecessore del Fronte Popolare, disse: “costoro soffiano e spingono alla guerra contro il consorzio umano, contro la Religione santissima, contro Iddio stesso”.

E la persecuzione religiosa spagnola viene equiparata a quella russa e a quella messicana quando dice poco dopo: “ciò che da lungo tempo e di continuo accadde nelle immense e infelicissime regioni della Russia, CIÒ’ CHE IN SPAGNA, ciò che nella Federazione delle Città del Messico” (A.A.S., Vol. XXV, Pag. 112-113).

Che il Fronte Popolare sia nemico di Dio e della Chiesa lo si può provare anche col fatto che le sue file si nutrono principalmente di socialisti, comunisti e anarchici, e si muovono agli impulsi delle nefande sette massoniche.

Il comunismo (in qualsiasi sua fase, dalla più mitigata alla più violenta) è il compendio di tutti gli errori, di tutte le eresie e di ogni empietà. I Sommi Pontefici, fin da Pio IX, ce lo vanno costantemente ripetendo e ci avvertono che si tratta del più grave pericolo per il cristianesimo e per l’umanità. Vogliamo solo sottolineare alcune parole di Pio XI, attuale Pontefice.

Nell’enciclica “Charitate Christi Compulsi”, scrive: “I nemici di ogni ordine sociale, qualsiasi nome abbiano: comunismo, socialismo od altri… si applicano con audacia per rompere ogni freno, spezzare ogni legame imposto da leggi divine e umane”.

E nell’enciclica “Quadragesimo Anno”: “Noi crediamo necessario premunire i figli buoni e fedeli della Chiesa contro la natura empia ed ingiusta del comunismo”. Ed anche: “Abbiamo nuovamente chiamato a giudizio il comunismo ed il socialismo ed abbiamo riscontrato che tutte le loro forme, anche le più temperate, sono assai distanti dai consigli evangelici”. E per quanto concerne la massoneria, che fomenta e muove segretamente il Fronte Popolare, non è necessario spendere parola, dato che la Chiesa l’ha condannata con le censure più severe.

Il Fronte Popolare ed il Governo sono, pertanto, nemici dichiarati di Dio e della Chiesa.

SECONDA PROPOSIZIONE.

La rivolta armata contro il Fronte Popolare e il suo governo non solo è giusta e lecita, ma anche obbligatoria, costituendo per il Governo Nazionale ed i suoi aderenti la guerra più santa che la storia abbia conosciuto.

II.1.0 La rivolta armata contro il Fronte Popolare è giusta e lecita.

E’ dottrina comune dei teologi e filosofi cristiani che si può resistere con la forza al tiranno che abbia usurpato il potere e che col passare del tempo non lo abbia in qualche modo legittimato.

Insegna san Tommaso: “Colui che si impadronisce del potere con la violenza non diventa veramente superiore o signore, e perciò, ove ciò sia possibile, è lecito opporsi a tale potere” (II sent., d. 44, q. 2, a. 2).

E nel rispondere ad una obiezione, aggiunge: “Nel caso in cui una persona si sia impadronita del potere con la violenza, contro la volontà dei sudditi, oppure forzandoli al consenso… certamente colui che per liberare la Patria uccide il tiranno, è lodato e riceve un premio” (Ib. ad 5). Questo è manifestamente il caso del Governo del Fronte Popolare, che non si può considerare in nessun modo legittimo.

E’ anche dottrina di san Tommaso, seguita dalla maggioranza dei filosofi, la possibilità di destituire con la violenza colui che governa in modo tirannico, anche se il suo governo all’inizio fosse stato legittimo.

Sentiamo le sue parole: “se a qualche comunità spetta di scegliersi il re (nel regime repubblicano spetta sempre alla moltitudine l’eleggere i suoi governanti), il re istituito secondo il diritto può essere deposto o il suo potere frenato dalla comunità stessa, se adopera tirannicamente la sua potestà” (De Regimine Principum, Libro I, Cap. VI).

E nella Summa Theologica dimostra che la rivolta armata contro il tiranno non costituisce atto di sedizione e, pertanto, non è ingiusta: “il regime tirannico non è giusto perché non è ordinato al bene comune, ma al bene personale di chi governa… perciò scuotere tale regime non ha natura di sedizione (nel qual caso sarebbe illecita)… anzi, si può dire che è sedizioso il tiranno il quale provoca nel popolo a lui sottoposto discordie e sedizioni (come ha fatto il Fronte Popolare), per dominare con più sicurezza.

Infatti questo è un modo di agire tirannico, essendo ordinato al bene di chi comanda, con danno del popolo” (Summa Th., II-II, q. 42, a. 2 ad 3). La rivolta armata contro il Fronte Popolare è, dunque, giusta e lecita, perché si tratta di un Governo usurpatore e tirannico al massimo grado.

Questa rivolta, inoltre, riunisce tutte le condizioni richieste dai teologi, poiché non rimaneva altro ricorso umano e non si poteva ulteriormente dilazionare la sua messa in atto per il pericolo immenso insito nel ritardarla.

II.2.0 La rivolta armata contro il fronte popolare era obbligatoria.

II.2.1 A causa dell’obbligo della difesa della Patria quando è in pericolo.

Questa è una vera guerra di difesa. L’aggressore ingiusto è il Fronte Popolare e il suo Governo. Per convincersi di ciò basta ricordare le statistiche dei crimini, disordini, assassinii, incendi di chiese e conventi, perpetrati dal Fronte Popolare, col consenso palese o tacito del Governo, durante i mesi che precedettero la sollevazione.

Questi dati furono letti alla Camera dei Deputati da Calvo Sotelo e Gil Robles e pubblicati nel Giornale delle Sedute. Ed il Governo stesso del Fronte Popolare si è definito “parte belligerante”, vale a dire aggressiva, dato che i cattolici non aggredivano nessuno, limitandosi a reclamare i propri diritti.

L’aggressione da parte del Fronte Popolare è ancora più evidente se si considerano i fini perversi che questi si proponeva attentando all’indipendenza stessa della Patria e all’esistenza della nazionalità spagnola, come si è già detto.

Orbene qualunque nazione ha l’obbligo di difendersi contro i nemici esterni e, a fortiori, contro i nemici interni. Una singola persona può rinunciare al diritto di difesa che spetta a tutti, ma una nazione non può farlo senza calpestare il diritto della moltitudine e attentare al bene comune.

E questo perché, come insegna S. Tommaso (II-II, q. 101), la Patria è come la nostra madre e siamo in obbligo verso di lei per la stessa virtù della pietà e con gli stessi doveri che abbiamo verso i genitori.

Non ci sarà nessun figlio che si creda esentato dal dovere di difendere sua madre quando la vede oltraggiata, perseguitata e in pericolo di morte. Ebbene, gli oltraggi ricevuti dalla nostra Patria nelle sue istituzioni e nei suoi cittadini erano continui; il pericolo in cui la stessa si trovava era massimo e imminente; l’obbligo di difenderla pesava, pertanto, in modo gravissimo su tutti i suoi buoni figli.

II.2.2 A causa dell’obbligo di difendere la religione.

L’insigne Maestro Vitoria, fondatore e padre del diritto internazionale, fra i motivi per i quali si può legittimamente fare guerra agli indigeni ed anche spogliarli della loro sovranità, ne stabilisce due che si applicano al caso presente. Sono il terzo e il quinto motivo.

Nel terzo dice: “Se alcuni dei barbari si convertono al cristianesimo e i loro sovrani vogliono riportarli all’idolatria con la forza e la paura, gli spagnoli, con questo capo d’accusa e se non esistono altre vie, possono anche dichiarare guerra ai barbari e obbligarli a desistere da una simile ingiuria, utilizzare tutti i diritti di guerra contro gli ostinati, e, di conseguenza, destituire (se opportuno) i loro capi, come per tutte le altre guerre giuste”.

E nel quinto motivo dice: “Un altro motivo può derivare dalla tirannia degli stessi barbari o dalle leggi inumane che nuocciono agli innocenti, come il sacrificio di uomini innocenti o l’uccisione di uomini senza colpa per mangiarne le carni…

E ciò non va inteso unicamente per applicarlo al solo momento della condanna a morte, ma anche nel senso che si possono obbligare i barbari a rinunciare in modo assoluto a tali abitudini, e, se si rifiutano, abbiamo già motivo per dichiarare loro guerra, mettendo in atto tutti i diritti relativi” (Vitoria, Relec., De los indios – prima- Ed. e traduz. del P. Getino, Madrid 1934. Tomo 2°).

In base a questo, è lecito fare guerra a una nazione straniera e persino deporre i suoi legittimi sovrani, al fine di difendere alcuni cristiani che si trovassero in essa e la cui pratica religiosa fosse impedita; la stessa cosa vale quando viene sistematicamente data la morte a persone innocenti.

Entrambe le cose venivano fatte dai barbari del Fronte Popolare in Spagna, uccidendo i sacerdoti, ecc.; ed in questo caso la guerra è tanto più lecita a causa del fatto che non si tratta di una nazione pagana, bensì di una nazione cattolica, che viene vessata e oppressa in questo modo.

E se in questo caso qualche nazione potesse venire in Spagna, muovere guerra al Fronte Popolare e deporre il suo Governo tirannico, affinché la Nazione ne eleggesse un altro conforme alla sua religione e protettore del bene comune, la Spagna stessa avrebbe non solo il diritto, ma il dovere ineluttabile di difendere la propria religione ed impedire i crimini che si commettono contro di essa, i suoi sacerdoti e i suoi cittadini.

E non si dica che alcuni teologi non condividono questo terzo motivo di Vitoria perché la Chiesa di Cristo non va difesa con la forza, poiché una cosa è che la Chiesa in quanto tale non debba prendere le armi, altra cosa è che le nazioni cristiane non le prendano in sua difesa, o meglio, in difesa della propria religione, che è il bene maggiore che possiedono.

La nazione spagnola, pertanto, ha l’obbligo di difendere la propria religione, che è quella cattolica, per mezzo delle armi, se non può farlo in altro modo, contro qualsivoglia nemico interno ed esterno. E se si chiede con quale autorità questo si possa realizzare, risponderò con le parole dello stesso Vitoria; con l’autorità di tutto l’orbe (“auctoritate totius orbis”), poiché la morte di innocenti costituisce un crimine di lesa umanità; oppure con l’autorità di tutta la comunità cristiana, poiché la persecuzione della religione cristiana costituisce un crimine di lesa cristianità; o con l’autorità della propria nazione, che esiste radicalmente in essa, come insegna Vitoria stesso, prima di qualunque potere costituito.

II.3.0 La guerra nazionale spagnola è guerra santa, e la più santa che registri la storia.

Le guerre che venivano fatte in altri tempi contro i turchi che cercavano di invadere la cristianità e farla finita con la nostra religione, venivano considerate sante; quelle che si facevano contro gli eretici e i luterani che pretendevano di pervertire la fede cattolica, o le Crociate, che avevano come fine il riscattare i luoghi santi dal potere dei saraceni, o ancora tutte quelle che avevano come movente o determinazione qualche affare religioso, lo erano parimenti.

Ma in tutte le guerre sante verificatesi fino ad ora erano in causa delle questioni di minore peso ed avevano come avversari dei nemici che adoravano Dio, rendendogli il culto ed il vassallaggio.

Nell’attuale guerra nazionale è in discussione l’esistenza storica di ogni religione, naturale o positiva, e la nostra lotta si svolge contro coloro che dichiarano guerra a Dio stesso e vorrebbero esiliarlo da questo mondo, contro i “senza Dio”, come loro stessi si chiamano. Per questo è la più santa delle contese, perché il nemico è il più perverso e la posta in gioco di una trascendenza illimitata.

Questa guerra è la più santa, anche perché è in difesa di tutta l’umanità, non solo nell’ordine divino ma anche nell’ordine meramente umano e naturale.

Il comunismo ed il sovietismo sono i nostri nemici, ed essi, come tante volte ci hanno messo in guardia i Papi, sono nemici di tutta l’umanità e cercano di distruggere i fondamenti stessi della società, rompendo ogni legge divina, naturale ed umana.

Così, quanto più intenso e universale è il male che si combatte, tanto più eccellente è il bene che si difende e si vuole. Ed il male qui è universale, sia per l’universalità dei principi santi che distrugge, che per l’universalità di genti e territori, in quanto mira ad invadere il mondo intero. La presente guerra nazionale è, dunque, santa ed è la più santa di tutte.

TERZA PROPOSIZIONE.

Il Governo Nazionale è legittimo e cattolico, e sta compiendo un dovere patriottico, umanitario e religioso.

III.1.0 Il governo nazionale è legittimo.

III.1.1 La nazione spagnola aveva il diritto e il dovere di nominare o istituire il suo governo.

Abbiamo provato che il Governo del Fronte Popolare è illegittimo e tirannico, e, di conseguenza, la nazione spagnola – quella autentica e non quella schiava di poteri traditori ed esotici – ha il dovere, dal momento in cui le è possibile, di designare le persone che devono essere soggetto del potere civile e svolgere le funzioni di Governo.

In questo caso è indifferente la questione discussa fra i teologi relativamente al soggetto dell’autorità ovvero sul chi la riceve immediatamente da Dio: il popolo stesso oppure le persone designate come governanti.

In qualunque caso, una società civile, priva di un organo d’autorità, è un corpo inorganico, o meglio non organizzato, amorfo. Per costituirsi in persona morale e giuridica, non in modo potenziale ma effettivo, capace di realizzare il bene comune, che è il suo fine proprio, è obbligata dalla legge naturale a costituire l’organo che, stabilendo l’ordine giuridico, la deve governare per condurla a conseguire i suoi fini e difenderla dai suoi nemici.

Questo è un dovere ineluttabile di ogni società civile che non vuole firmare la propria condanna a morte, ed è questo quel che ha fatto la nazione spagnola, quando, vistasi privata di un Governo legittimo e nelle mani di un Governo usurpatore e tirannico, ha costituito il Governo Nazionale che oggi la regge, la governa e la difende in modo vigoroso.

III.1.2 La forma con cui il governo nazionale si è costituito è legittima ed è la più adatta agli accadimenti che la nazione attraversa.

La legge naturale che ordina all’uomo di formare una società e di costituire in essa un organo d’autorità, non prescrive alcunché circa la forma nella quale questo si debba costituire, e può, conseguentemente, realizzarsi in qualunque forma che si adatti allo stato della nazione, con il consenso, almeno implicito, della stessa.

Nel caso presente, non essendoci nulla di stabilito da convenzioni e leggi precedenti, dato che la Costituzione della nazione aveva perso ogni valore – ammesso che lo abbia mai avuto – al crollo del potere tirannico che la rappresentava e che era il primo ad opprimerla, la genuina nazione spagnola aveva la piena libertà di stabilire il proprio organo di Governo nella forma che le fosse sembrata migliore. E la forma in cui si è costituito questo Governo Nazionale è la più adeguata allo stato della nazione e alle difficili circostanze che attraversa.

Il potere difensivo della nazione risiede nell’esercito, sebbene sia subordinato all’autorità suprema della stessa nazione. Nella nazione spagnola, alla quale mancava del tutto quella autorità suprema, che aveva l’urgentissima necessità di difendersi dal potere tirannico che la rendeva schiava, era competenza dell’esercito lo svolgere la propria funzione autonomamente in difesa della Patria ed in rappresentanza di tutta la nazione, col tacito consenso di essa, assumendosi anche le incombenze dell’autorità suprema.

Quel consenso tacito della nazione si è manifestato in modo effettivo, per il plauso con cui il popolo ha accolto la costituzione del nuovo Governo Nazionale e la prontezza con cui si è associato ad esso per aiutarlo anche nella sua funzione difensiva, con la formazione delle agguerrite milizie volontarie.

Questa sollevazione militare non può in alcun modo essere considerata alla stregua di una rivolta contro un potere costituito qualsiasi, bensì deve essere vista come un movimento vitale della Spagna autentica, la quale ha costituito in modo organico il proprio strumento di Governo, innalzando al potere supremo quello che era già il suo organo di difesa e che ha compiuto il suo dovere fin dal primo momento, intraprendendo la lotta per difenderla dai suoi nemici interni ed esterni.

Ed importa assai sottolineare questo carattere nazionale del movimento, giacché pochi sono coloro che, fuori dalla Spagna, si rendono conto di questo aspetto. La cosa più urgente per la Patria – di una necessità perentoria- è la propria difesa: mentre permane questa necessità e si organizza in una nuova forma la Spagna rigenerata, è competenza dell’Esercito, per diritto proprio che la nazione gli ha conferito spontaneamente, svolgere le funzioni governative nella Patria spagnola. Il Governo Nazionale è, dunque, legittimo ed è il più adatto alle circostanze presenti.

III.2.0 Il Governo Nazionale è cattolico.

Il Governo Nazionale è l’antitesi del programma del Fronte Popolare, sovietico, massonico, contro natura e antireligioso. Il suo programma, di conseguenza, deve essere cattolico e portare la dottrina in tutte le manifestazioni della vita, tanto politica e sociale quanto privata. Questo deve essere se ha da essere vero Governo Nazionale, giacché si propone la restaurazione della vera Spagna, essendo la religione cattolica come consustanziale alla “hispanidad” (NDT: qualità di genuinamente spagnolo).

Il movimento nazionale, rappresentato e diretto dal Governo Nazionale, è un movimento cattolico, per il solo fatto di essere patriottico. Quattro partiti politici vanno ad integrare questo movimento: “Requetè”, “Renovaciòn Espanola”, “Acciòn Popular” e “Falange Espanola”. Tutti questi partiti propugnano la religione cattolica come elemento essenziale della nazionalità spagnola.

Della cattolicità dei primi tre non può dubitare nessuno. In quanto a “Falange Espanola”, ci convinceremo facilmente del suo cattolicesimo col solo leggere l’articolo 25 del suo programma, che trascriviamo di seguito: “Il nostro movimento incorpora il sentimento cattolico – di gloriosa tradizione e predominante in Spagna – nella ricostruzione nazionale. La Chiesa e lo Stato concorderanno le rispettive facoltà, eccetera.”.

Secondo ciò, un Governo Nazionale, che sia come il substratum delle essenze nazionali e sintetizzi le aspirazioni comuni dei quattro partiti politici che integrano il movimento, non si può concepire in altro modo che nettamente cattolico. Se il governo non vuole essere suicida, o nazionale per modo di dire, deve essere cattolico come lo è di fatto.

Il Governo Nazionale non ha ancora potuto elaborare il suo programma per mancanza di tempo e per le urgentissime necessità di difesa e riconquista nazionale. Ma sta dimostrando coi fatti che la religione cattolica entra in qualità di elemento essenziale nel suo programma.

L’opera del Governo Nazionale è stata orientata fino ad oggi in senso interamente cattolico. Ha instaurato l’insegnamento religioso in tutti i centri ufficiali e rimesso il crocefisso nelle scuole; ha in pratica abolito le leggi secolarizzanti e laicizzanti, ed ha riconosciuto in ogni sua condotta i diritti della Chiesa, dei suoi ministri e di tutti i fedeli.

E possiamo anche dire che è tornato a cristianizzare l’esercito, inserendovi dei cappellani cattolici ed ammettendo alle funzioni sacerdotali coloro che erano stati reclutati essendo già investiti dell’ordine sacro. Un Governo che procede in questo modo, si può ben assicurare che sia cattolico, anche se non lo avesse dichiarato solennemente.

III.3.0 Il Governo Nazionale sta compiendo un dovere patriottico, umanitario e religioso.

Questa affermazione è il corollario di tutto quanto detto in precedenza. Il Governo Nazionale sta sostenendo una guerra formidabile per liberare la Patria dalla schiavitù sovietica, e questo costituisce un dovere patriottico.

Ma siccome il sovietismo ed il comunismo sono nemici di tutta l’umanità, opponendosi ad essi come una diga di ferro, si libera l’umanità dalle grinfie di questo mostro, cosa che costituisce il compimento di un dovere umanitario. E poiché lo stesso nemico tenta di bandire Iddio e distruggere ogni religione, principalmente quella cattolica, il Governo Nazionale cerca di distruggere questo nemico, a compimento di un dovere religioso, affinché la religione trionfi e possa venire praticata liberamente. Tale è l’importante missione che il Governo Nazionale svolge attualmente.

QUARTA PROPOSIZIONE.

Ogni aiuto o sostegno prestato, direttamente o indirettamente, al Fronte Popolare, è illecito; così come, nelle attuali circostanze, lo è ugualmente ogni opposizione al legittimo Governo Nazionale.

IV.1.0 È illecito ogni aiuto o sostegno che, direttamente o indirettamente, viene prestato al Fronte Popolare.

Il Fronte Popolare è intrinsecamente cattivo, cattivo nei suoi fini e disastroso negli effetti che seguirebbero qualora riuscisse ad ottenere la vittoria. Di conseguenza, ogni sostegno che, direttamente o indirettamente, si presti ad esso è una cooperazione formale al peccato ed è, pertanto, illecita. Analizziamo questi concetti.

IV.1.1 II Fronte Popolare è cattivo in sè e intrinsecamente.

Il Fronte Popolare è un mostruoso agglomerato di partiti politici, tutti anti-cattolici, accidentalmente amalgamati per carpire il potere in modo ingiusto e costituire un governo tirannico, oppressore della Patria e persecutore della Chiesa. Tutto questo è stato dimostrato in precedenza per provare la sua illegittimità e tirannia. Dunque il Fronte Popolare è intrinsecamente cattivo per sua stessa natura.

IV.1.2 Il Fronte Popolare è cattivo anche nelle sue finalità.

Queste finalità ci sono già ben manifeste per quello che sta realizzando nelle regioni che ancora gemono sotto il suo giogo. Possiamo ridurle a due: stabilire e imporre un umanesimo materialista nel senso più crudo del termine e aprire le porte al comunismo sovietico, tradendo la Patria e annientando il cattolicesimo nella nostra nazione. È, di conseguenza, essenzialmente cattivo nei suoi fini, senza che vi sia nulla che lo possa giustificare, anche se a volte cerca di mascherarsi con travestimenti di civiltà e cultura, di difesa del proletariato, di abbattimento della tirannia, od altre somiglianti. Nessuno che abbia occhi per vedere potrà dirsi ingannato su questo particolare.

IV.1.3 Se il Fronte Popolare trionfasse, gli effetti disastrosi che ne deriverebbero per la Patria, per la Chiesa e per l’umanità, sarebbero incalcolabili.

La nazione spagnola perderebbe la propria personalità e indipendenza, consegnata a un potere sovietico; la Chiesa spagnola dovrebbe tornare alle catacombe, per evitare di essere totalmente annichilita e l’intera umanità sentirebbe avvicinarsi il pericolo di vedersi totalmente inghiottita dalle fauci del mostro sovietico.Infatti, se l’Unione Sovietica avesse un punto d’appoggio nella nostra Patria, con la sua favorevole posizione geografica stringerebbe l’Europa dentro a una tenaglia formidabile, stenderebbe facilmente i suoi tentacoli verso l’America, e tutto il mondo potrebbe tremare di spavento nel vedersi sul punto di morire davanti all’inondazione bolscevica. Il Vicario di Cristo non si stanca dal metterci in guardia da questo spaventoso pericolo, sempre attento al bene dell’umanità e della Chiesa.

IV.1.4 E’, dunque, assolutamente illecito, in quanto cooperazione formale a un male immenso e dalle conseguenze funestissime e irreparabili, ogni sostegno che venga dato direttamente o indirettamente al Fronte Popolare.

Non si dica che, per conseguire qualche fine buono, si potrebbe prestare un qualche aiuto indiretto al Fronte Popolare, perché trattandosi di un ente intrinsecamente cattivo, come è stato provato, ogni aiuto che gli si potrebbe dare sotto qualsiasi pretesto e in qualunque forma, sarebbe una cooperazione formale, come dicono i teologi.

Questo aiuto non si potrebbe giustificare in nessun modo, perché il fine non giustifica i mezzi quando questi sono intrinsecamente cattivi, e la cooperazione formale al male è intrinsecamente cattiva, secondo il consenso unanime dei moralisti cattolici.

Qui già si vede che non parliamo di coloro che, per errore o ignoranza invincibile, cooperano col Fronte Popolare nei suoi fini perversi, o sono trascinati da una forza maggiore ineludibile. Sarebbe urgente togliere costoro dalla cecità, dicendo frattanto: “Signore, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.

IV.1.5 Non serve nascondersi sotto la cappa della legalità o giuridicità.

Tale è l’argomento che viene adoperato per sedurre gli incauti, secondo cui il Governo del Fronte Popolare è quello legalmente costituito e stabilito giuridicamente. Ma a questo dobbiamo rispondere che legalità e giuridicità sono parole vuote ed ingannevoli se si prescinde dal concetto di vera giustizia.

“Lex injusta non est lex”, come recita un principio fondamentale di tutta la giurisprudenza; e, pertanto, non bisogna badare solo alla materialità della legge, che è la legalità tanto decantata da alcuni giuristi, bensì al suo contenuto di giustizia, che è una virtù morale e dalla quale la legge umana deve prendere la sua forza obbligante.

E quella giuridicità che non si nutre di giustizia, che vuole sostituire il giusto col giuridico, è un mascherone senza anima, che solo negli spiriti farisaici, seguaci della lettera che uccide e dispregiatori dello spirito che vivifica, può risvegliare scrupoli ridicoli.

Abbiamo già visto anteriormente la giustizia propria del Governo del Fronte Popolare, ingiustissimo nella sua origine ed ancor più ingiusto nel suo operare tirannico: volere gettare su di esso una cappa di legalità o giuridicità è volere coprire con un manto di ermellino il fetore di un cadavere putrefatto.

IV.2.0 È ugualmente illecita ogni opposizione al Governo Nazionale nelle circostanze attuali.

Si potrebbe considerare questa proposizione come un corollario di quella in cui si è dimostrata la legittimità del Governo Nazionale. Ma occorre tenere presente che, in certe condizioni, può essere fatta opposizione anche ad un Governo legittimo, in virtù di diritti parziali che lecitamente si pretende di esercitare o reclamare. Perciò noi avanziamo di un passo affermando che ogni opposizione al Governo Nazionale, nelle attuali circostanze, è illecita e criminale. Questo si può provare con poche parole.

Il Governo Nazionale sta realizzando la grande opera patriottica, umanitaria e religiosa di cui abbiamo parlato in precedenza; e per questo abbisogna dell’aiuto di tutti, dato che, come stiamo constatando, lotta contro un nemico fortissimo e con mezzi inadeguati.

Di conseguenza, tutti coloro che, lungi dal prestargli il loro appoggio incondizionato per la realizzazione di questa grande opera – opera che, come spagnoli, come cristiani e come uomini, siamo in obbligo di appoggiare -, si oppongano positivamente al Governo Nazionale nelle attuali circostanze, cercando di indebolire la sua azione, potrebbero essere considerati traditori della Patria, infedeli per la religione e criminali davanti all’umanità.

La ragione è manifesta, poiché tutti i mali che potrebbero derivare dalla sconfitta del Governo Nazionale in questa lotta -il Signore non lo permetta!- sarebbero da imputarsi, almeno proporzionalmente, a colui che direttamente o indirettamente si fosse opposto allo stesso o al suo operare. Davanti al cumulo di quei mali immensi, irreparabili, dei quali abbiamo già fatto menzione in precedenza. non si può mettere nessun bene, per grande che sia, il quale possa giustificare, anche solo apparentemente, una simili opposizione.

Opporsi in qualunque modo al Governo Nazionale, combatterlo o indebolire la sua azione, è prestare un aiuto indiretto al Governo illegittimo del Fronte Popolare e cooperare al suo trionfo. Ma abbiamo già visto che questa è cosa illecita e criminale. Pertanto, nessuna ragione, nessun motivo, nessun diritto parziale, reale o apparente, può giustificare una opposizione positiva al Governo Nazionale nelle attuali circostanze.

QUINTA PROPOSIZIONE.

I nazionalisti baschi, come cristiani, se non come spagnoli, prendendo le armi contro il Governo Nazionale e a fianco del Fronte Popolare, operano illecitamente.

Questa proposizione altro non è che un’applicazione al caso particolare di quanto detto anteriormente. Qui prescindiamo dal fatto che il popolo basco abbia o meno il diritto a vedersi concesso lo Statuto per cui lotta, perché questa non è una questione che un moralista deve risolvere direttamente, né può trovare spazio nell’ambito di questo scritto. Ma anche supponendo che il popolo basco sia provvisto di tutti i diritti per reclamare il suo Statuto, affermiamo che il suo comportamento bellico attuale è assolutamente illecito.

a) Il mutuo aiuto al quale, nella regione basca, stanno prestandosi quelli del Fronte Popolare ed i nazionalisti baschi, lottando uniti contro i nostri eserciti nazionali, mostra fino all’evidenza che si tratta di una cooperazione formale, e, pertanto, è assolutamente illecita, come abbiamo dimostrato.

E non si dica che essi, in quanto cattolici, garantiscono l’esistenza della religione e obblighino i loro alleati a rispettarla, contenendo le loro smanie ed impedendo il radicarsi del comunismo con tutte le sue conseguenze.

Anche se i loro propositi divenissero realtà all’interno della regione basca – cosa che è assai problematica, se non del tutto improbabile – sarà sempre vero che essi cooperano formalmente al trionfo del Fronte Popolare nel resto della Spagna, dove questo la farebbe finita con la religione e con la Patria.

E questa cooperazione formale a un male di tanto enorme trascendenza, non la si può giustificare con alcun motivo né sotto alcun concetto, bensì e assolutamente e intrinsecamente cattiva, come si è visto in precedenza. Si aggiunga a questo che lottando contro il Governo Nazionale, sarebbero responsabili di tutti i mali che potrebbero derivare se questi finisse con l’essere sconfitto in guerra.

b) Ma è necessario presentare la questione anche sotto in altro aspetto, prescindendo dalla cooperazione, verso la quale ci sarà chi penserà che è puramente materiale.

I nazionalisti baschi lottano per conseguire il loro Statuto, che essi considerano come un bene (effetto buono), e a questo fine patteggiano con i marxisti i con quelli del Fronte Popolare allo scopo di venire aiutati nella realizzazione del loro impegno, prestando a loro volta aiuto affinché anche quelli raggiungano il trionfo e possano realizzare il loro obbiettivo (effetto cattivo).

La questione morale si pone in questi termini: può essere lecitamente messa in esecuzione un opera a cui seguono due effetti, uno buono e l’altro cattivo? Tutti i moralisti sono d’accordo nel dire che detta opera sarebbe lecita solo quando in essa concorressero quattro condizioni:

· Che l’opera sia buona e indifferente in sé.
· Che il fine sia buono.
· Che l’effetto buono derivi direttamente dall’opera (per se) ed il cattivo soltanto in modo indiretto (per accidens).
·  Che l’effetto buono superi, o almeno compensi, l’effetto cattivo che dovrebbe seguirne.

Orbene, l’alleanza basco-sovietica riunisce queste quattro condizioni? Prescindiamo dalle prime due, anche se si potrebbe dire qualcosa su di esse. Fermiamo l’attenzione alla terza condizione: che derivi per se o direttamente l’effetto buono, e solo per accidens o indirettamente quello cattivo.

Nel presente caso, derivano direttamente e per se sia l’uno che l’altro effetto, perché se ottengono la vittoria, la ottengono congiuntamente gli uni e gli altri, e potrebbero anche dire che l’effetto cattivo è più diretto di quello buono, posto che i baschi non conseguirebbero il loro trionfo se non mediante il trionfo del Fronte Popolare, che è il soggetto che lo concederebbe.

A causa di questo concetto l’azione risulta già completamente illecita. Esaminiamo la quarta condizione: che l’effetto buono superi, o almeno compensi, quello cattivo.

L’effetto buono sarebbe l’ottenimento di uno Statuto politico, dei cui vantaggi -anche supponendoli reali e più eccellenti di quello che si possa immaginare- beneficerebbe solo una piccola regione nell’ambito puramente temporale; l’effetto cattivo, al contrario, sarebbe il trionfo del comunismo nel resto della Spagna, con la rovina temporale, morale e religiosa della stessa, e col reale pericolo che ciò si estenda a tutta l’umanità.

C’è qualcuno che si azzarda a sostenere che l’effetto buono che si vuole conseguire possa anche remotamente compensare gli effetti disastrosi prodotti dall’instaurazione del comunismo nella nazione spagnola?

E questo nel migliore dei casi, perché se in Spagna trionfasse il comunismo, potrebbero i baschi illudersi di non essere assai presto arruolati dal medesimo, e tutte le sue istituzioni e Costituzioni più sante non morire nel tempio della nazione spagnola, che ora vogliamo ciecamente abbattere?

Mancano, dunque, due condizioni essenziali perché la loro unione bellica coi marxisti sia lecita, oltre ad altre cose che potrebbero essere più discutibili. Ma l’evidenza di questi argomenti è tale che a malapena si comprende come vi sia chi, anche se ha reso omaggio alla scienza della Teologia Morale, non apra gli occhi alla luce che brilla con chiarore meridiano.

continua

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