Vita artificiale e libertà di scelta

coma_profondoper Rassegna Stampa.

Il testo di una lettera che il dottor Renzo Puccetti, presidente di Scienza&Vita di Pisa e Livorno, ha inviato a Il Corriere della Sera dopo l’editoriale di Giovanni Sartori (riportato al termine dello scritto) pubblicato il 2 agosto


Gent.le dr. Romano,

nell’intervento su contraccezione, aborto, testamento biologico, eutanasia (Vita artificiale e libertà di scelta), il prof. Sartori, come spesso accade, parla di cose che sembra conoscere assai poco.

Non perderò tempo a rispondere sull’equivalenza morale del peccato di aborto e contraccezione che l’autore riferisce come insegnamento della Chiesa, cosa smentita dalla semplice lettura del catechismo, né sul fatto che secondo Sartori la condanna della contraccezione e la tutela del concepito abbia avuto inizio con l’enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae”, affermazione che da sé basta ad indicare la vaghezza d’idee dell’autore circa i riferimenti contenuti nelle Scritture, gli insegnamenti dei Padri della Chiesa e una ventina di secoli di riflessione teologico-morale.

Mi limiterò a confutare l’affermazione secondo cui i mezzi contraccettivi riducano gli aborti, affermazione semplicistica, verosimile, ma non vera, probabilmente tributaria di una visione antropologica preconcettualmente ancorata ad un riduzionismo biologico.

La mancata riduzione degli aborti mediante la diffusione della contraccezione è teoricamente prevedibile sulla base della teoria della eterogenesi dei fini di Wundt ed è corroborata da una mole impressionante di dati ed è confermata dalle più recenti revisioni medico-scientifiche (vd. Raymond 2007; Polis 2007; Kirby 2008).

A tale argomento ho dedicato un intero libro con oltre 250 referenze bibliografiche e a Settembre dovrebbe essere pubblicato un contributo con nuovi dati che volentieri farò pervenire al professore, in modo che in futuro possa evitare di farsi involontario latore di inesattezze avvilenti.

Se poi il professore vorrà fare uno sforzo ulteriore, sarò ben lieto di segnalargli un’intera bibliografia fatta di numeri e cifre, cose che anche Sartori riconoscerà non immediatamente riconducibili alla fede, che dimostrano perché, dopo l’entusiasmo iniziale, negli Stati Uniti il testamento biologico sia ormai considerato strumento obsoleto e scarsamente utile per la autodeterminazione dei pazienti.

Con stima

Dr. Renzo Puccetti
Società Medico-Scientifica Promed Galileo

* * *

Corriere della Sera del 2 agosto 2008

IL DIBATTITO SU ELUANA – Vita artificiale e libertà di scelta

di Giovanni Sartori

Tutto è cominciato con l’Enciclica del 1968 Humanae Vitae di Paolo VI. A 40 anni esatti di distanza, l’altro giorno il Corriere ha accolto nella sua pubblicità la «Lettera aperta al Papa» del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere) sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo.

L’esordio della Lettera è duro: «Le gerarchie cattoliche hanno fondato sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione». Politica, continua la Lettera, «che ha avuto effetti catastrofici sui poveri, ha messo in pericolo la vita delle donne ed esposto milioni di persone al rischio di contrarre l’Hiv». Ma il testo si ferma su questo problema ignorando il crescendo successivo.

Con Wojtyla e Ratzinger la contraccezione e l’aborto vengono condannate allo stesso titolo. Ma perché? Con quale logica? La contraccezione— lo dice la parola— impedisce la concezione. E prevenire una gravidanza non è «uccidere», non è interrompere una gravidanza (aborto). Vorrei che qualcuno mi dimostrasse il contrario.

Un altro passo in avanti consiste nell’asserire che l’embrione è già vita umana. Per dimostrarlo la Chiesa dovrebbe distinguere tra «vita» e «vita umana», e provare che le caratteristiche della seconda sono già presenti nell’embrione. In passato, e con San Tommaso, la vita dell’uomo era contraddistinta dalla presenza dell’«anima razionale».

Ma quest’ultima, per Tommaso, arrivava «tardi», in vicinanza della nascita e non certo dell’embrione. Teologicamente parlando l’ostacolo è grosso, e Wojtyla lo supera dimenticandosi dell’anima e citando la scienza. Così: «La scienza ha ormai dimostrato che l’embrione è un individuo umano che possiede fin dalla fecondazione la propria identità».

Ma la scienza può soltanto attestare che l’embrione è programmato per diventare, dopo 9 mesi, un individuo umano ma non che lo è già sub specie di embrione. Anche se un uovo diventerà una gallina non è gallina finchè resta uovo; né io, mangiando un uovo, divento assassino di una gallina. Dunque, in teoria qualsiasi vita è intoccabile (anche quella dei pidocchi o delle zanzare), visto che la Chiesa spesso e volentieri confonde tra qualsiasi vita e vita specificamente umana.

In pratica, però, la vita intoccabile è solo la vita dell’uomo. Ma ecco ancora un ulteriore salto in avanti. Finora la vita umana era intoccabile «in entrata» (aborto) e anche «in pre-entrata» (contraccettivi); ma «in uscita» le persone erano lasciate libere di morire. Beninteso, non di suicidarsi ma di morire «naturalmente». Ma siccome la scienza ha inventato la sopravvivenza artificiale, ecco che oggi la Chiesa nega il diritto di morire anche a chi, come essere umano, è già morto.

L’ultimo caso è quello di Eluana Englaro, in coma profondo da addirittura 16 anni. A questo punto i genitori chiedono che venga staccata dal macchinario che la tiene in vita (in vita vegetale) e due tribunali (Cassazione e Corte d’appello) consentono. Apriti cielo! A distanza di pochi giorni il pg di Milano blocca. Il che implica che dovrebbe intervenire il Parlamento.

Sì, il Parlamento si dovrebbe svegliare nel consentire il «testamento biologico» di ciascuno di noi quando siamo ancora sani di corpo e di mente. Anche il legislatore «papista» lo potrebbe benissimo fare in tutta coerenza, visto che Wojtyla si era rimesso alla scienza per stabilire quando comincia la vita. E la scienza stabilisce che una persona è morta quando il suo cervello è morto, quando l’elettroencefalogramma è piatto e non rileva più onde magnetiche cerebrali.

Punto e finito lì. Per me. Ma non per la deputata azzurra Isabella Bertolini la cui mozione, sostenuta da 80 firme di neo-sanfedisti, chiede che il governo introduca «il divieto di qualunque atto che legittimi pratiche eutanasiche o di morte indotta». Non facciamo finta di non capire. Questo testo impedirebbe il «testamento biologico». Già consentito negli Usa, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna, agli italiani non lo si vuole consentire. Poveri noi, e intanto povera Eluana.