Decostruire il percorso culturale della secolarizzazione

imagesServizio nazionale per il progetto culturale della Cei

 Atti del VIII Forum del progetto culturale

di Lucetta Scaraffia

docente di storia contemporanea all’Università degli studi La Sapienza di Roma

Io vorrei aggiungere una proposta di riflessione sulla relazione del prof. Andrea Riccardi, cioè vorrei guardare ai problemi che ci pone il futuro: esiste anche quello dell’affermarsi di un’utopia di eliminazione del male da parte della scienza, che è un’utopia che in realtà sta diffondendosi con molto credito nelle nostre società, è un’utopia che pensa veramente che la scienza possa cancellare il male, il male inteso in questo caso come sofferenza fisica o ineguaglianza, concepita anch’essa come un male.

Ora, penso che sia molto interessante analizzare le ragioni per cui questa utopia trova tanta ricezione nella nostra società: ci sono delle ragioni, chiamiamole così, politiche, quelle che sono state analizzate da Marcel Gauchet nel bel saggio sulla religione dei diritti umani, in cui sostiene che questo ampliamento dei diritti umani va a riempire il vuoto politico delle ideologie fallite, cioè socialismo e comunismo.

Però, c’è un discorso più complesso, e qui mi vorrei rifare alla relazione del prof. Giandomenico Boffi, cioè a quello che lui ha chiamato atteggiamenti di fondo nei confronti del pensiero scientifico e tecnologico. Penso che uno dei problemi fondamentali che dobbiamo affrontare come intellettuali cattolici sia quello di capire e di ricostruire le ragioni per cui c’è stato e c’è in corso una così totale accettazione di pensieri scientifici e di utopie tanto contrarie per molti aspetti anche alla ragione, come quella di cancellare la sofferenza.

Faccio un esempio concreto, ma molto chiaro, che ha proposto Lue Boltanski nel suo ultimo libro: noi non avremmo la manipolazione degli embrioni se non avessimo avuto la legalizzazione dell’aborto. Questo ci fa passare dal piano puramente scientifico a un piano di storia del costume, storia sociale, storia demografica che non si può esaurire con il termine molto sintetico di secolarizzazione.

Ci vorrebbe quindi un ampliamento della ricerca e delle modalità delle ragioni della secolarizzazione, delle modalità con cui si è affermata culturalmente la secolarizzazione, e a questo punto vorrei fare un salto di livello basso, che però mi sembra importante, cioè passare ai fatti concreti dai problemi teorici che stiamo affrontando: oggi con il quotidiano la Repubblica c’è un inserto tutto dedicato all’eugenetica. Se voi lo leggete, io l’ho scorso e conoscendo il tema ho capito dove andava a parare, è un inserto che vuole rendere accettabile il concetto di eugenetica.

Lo vuole rendere accettabile attraverso una manipolazione culturale che comprende anche la storia e quindi anche la storia dell’eugenetica. C’è un saggio di Francesco Cassata, un giovane ricercatore che ha scritto un libro sull’eugenetica, che propone a poco a poco di cambiarne i connotati che ai nostri occhi sono ancora legati al nazismo e orribili.

Questa è un’operazione culturale importantissima, e vorrei segnalare che esiste da parte, io chiamerei, dei nostri avversari culturali una grande attenzione, che noi non abbiamo, a questo piano: al piano della storia e della cultura, della rielaborazione a fini attuali, chiamiamoli politico-culturali attuali della cultura del passato.

Cassata ha scritto un libro brutto di storia dell’eugenetica, e anche un po’ copiato, che però è stato molto valorizzato, perché è un libro appunto che presenta la possibilità di cambiare il significato del termine, mentre esistono dei libri scritti da giovani ricercatori, cito ad esempio Claudia Mantovani, che invece mette in risalto come sia stata importante fin dalle origini dell’eugenetica l’opposizione della Chiesa. Ma non ha avuto alcun risalto, nessuno l’ha notato.

Un altro giovane ricercatore che questo momento sta avendo un grande supporto da parte dei nostri avversari, e ve lo segnalo, perché sta facendo, su altri organi scientifici come Quaderni storici, lo stesso importantissimo lavoro culturale di cancellare l’accezione negativa all’eugenetica, è Manuel Betta, che ha scritto un saggio intitolato Eugenetica, eugenetiche.

Già dal titolo capite che c’è un passaggio alla possibilità di accettare alcuni aspetti dell’eugenetica. Manuel Betta è autore di un saggio Dare l’anima, pubblicato da II Mulino, che è costato tantissimo all’immagine della Chiesa cattolica, perché sostiene, in sostanza, che la Chiesa cattolica ha sempre detto che bisogna uccidere le madri, nel caso di parto difficile, bisogna accettare che muoiano le madri, pur di battezzare il feto, cosa che la Chiesa cattolica non ha mai detto.

L’ha detto invece un ostetrico di nome Francesco Emanuele Cangiamila, che però, grazie al libro di Manuel Betta è servito a presentare un’immagine della Chiesa cattolica che odia le madri, odia la scienza e per il battesimo accetta la morte di una donna. Il libro di Manuel Betta è continuamente citato dai nostri avversar! culturali e utilizzato per denigrare la Chiesa.

Il mondo cattolico non ha mosso un dito contro Manuel Betta, pensate invece cosa hanno fatto gli ebrei per il libro di Ariel Toaff sull’omicidio rituale. Il caso evocato da Betta è un’accusa simile all’omicidio rituale, perché dire che la Chiesa ha sempre detto di far morire le madri per battezzare i figli, oggi, ha lo stesso peso ai nostri occhi. Io ho fatto una recensione critica su Avvenire, per tutto il resto non è esistito nessun tipo di battaglia culturale contro queste forme di falsità denigratoria.

Per concludere vorrei dire: ci deve essere più attenzione culturale a questo tipo di costruzione di mentalità, di cambiamento di significato dei termini come quello di eugenetica e a questo punto, essendoci qui dei rettori di università cattoliche, vorrei proporre la nascita di centri di ricerca che favoriscano giovani studiosi, e altri da formare, che ci aiutino a fare delle ricerche su questo campo, ma in un altro modo.

Un po’ esistono e sono dimenticati, perché dall’altra parte esiste invece un’attenzione fortissima su questi temi e anche un allevamento di giovani ricercatori che portano avanti questi discorsi, e io penso che questo sia un punto su cui non possiamo non essere presenti.