Gli Ogm in agricoltura non sono pericolosi

Abstract: gli Ogm in agricoltura non sono pericolosi. Nonostante l’ignoranza diffusa dai grandi media, scienziati e persone di buon senso ribadiscono che non bisogna aver paura degli Ogm.  I prodotti alimentari transgenici garantiscono la sopravvivenza delle popolazioni nei Paesi poveri del mondo, la riduzione degli insetticidi chimici, il drastico abbattimento dei costi alla produzione e al consumo, l’aumento del reddito procapite dei contadini, la protezione della biodiversità e la tutela dell’ambiente

Articolo pubblicato su Tempi n.32 – 7 Agosto 2003

Datemi un Ogm, vi solleverò il mondo

Nonostante l’ignoranza diffusa dai grandi media, scienziati e persone di buon senso ribadiscono che non bisogna aver paura degli Ogm. Parla la Società Agraria

Gentile Direttore,

sul n. 30 di Tempi Giorgio Vittadini propone un dibattito serio ed approfondito sul tema degli Ogm e, più in generale, su quello dell’ambiente. è giusto ed opportuno, perché, quando la politica dimentica la scienza, tutto si complica maledettamente. Ebbene, presso la Società Agraria di Lombardia, storica Associazione alla quale aderiscono molti noti esponenti del mondo universitario e dell’imprenditoria agricola lombarda, tribuna di confronto e di dibattito, il tema della modificazione genetica delle piante e degli animali è stato trattato in molte conferenze seguite da ampie discussioni.

Non mi soffermo a citare l’elenco degli scienziati, dei genetisti e dei ricercatori non legati a Società commerciali, che hanno espresso il loro parere, ma posso sinteticamente affermare che tutti hanno concordato nel ritenere che l’uso dell’ingegneria genetica è diventato il più affinato strumento per creare o migliorare nuove varietà vegetali. Perché di questo si tratta: la genetica, che ha portato all’agricoltura enormi vantaggi e, di riflesso, al consumatore occidentale grande disponibilità di cibo, annullando il rischio di carestie alimentari, è stata migliorata, per circa 6.000 anni, con la selezione naturale, con le mutazioni casuali e, nel XX secolo, con gli incroci e le ibridazioni attuate con mezzi chimici o elettrici, o con le radiazioni.

Oggi la conoscenza della mappa genomica di molte specie e la possibilità di isolare quel gene ritenuto utile al miglioramento e la possibilità di inserirlo in un altro individuo della stessa o di altra specie (si noti che i geni sono molecole proteiche presenti in diverse combinazioni in moltissime specie indifferentemente animali o vegetali) consentono di raggiungere l’obiettivo prefisso con intervento mirato, senza sparare nel mucchio dei geni o dei cromosomi o affidandosi ai capricci della natura, per ottenere qualche risultato utile.

Novità di metodo

Ho succintamente richiamato alcune note tecniche per sottolineare che la grande novità nella genetica degli Ogm consiste nel “metodo” consentito dai moderni strumenti messi a disposizione della scienza per raggiungere l’obiettivo di sempre: migliorare le piante e gli animali domestici per disporre in maggiore quantità di cibo sano, a costi ridotti, con minore fatica, e migliorarne le qualità nutritive. Questa è la storia dell’agricoltura e, dobbiamo convenirne, la storia dell’evoluzione della civiltà dell’uomo fino all’era industriale. è stato più volte ribadito da autorevoli esponenti del mondo scientifico e politico italiano (cfr. box a lato) che gli Ogm non causano problemi. Ma, ancora due considerazioni prima della conclusione.

Come si spiega il paradosso che nella medicina gli Ogm sono una conquista e accettati da tutti (produzione dell’insulina, vaccini, ecc.) e nell’alimentazione sono visti come un pericolo e rifiutati dagli ecologisti più oltranzisti e da qualche catena alimentare? Per la sola differenza che le medicine sono prescritte dai medici e il cibo dagli spot mediatici? E costoro come giudicano i miglioramenti qualitativi dell’ultima generazione delle piante geneticamente modificate che consentono di aggiungere ferro o vitamine al riso asiatico o permettono ai contadini dei Pvs la coltivazione nei terreni semiaridi?

E perché si finge di ignorare che gran parte del mais e della soia che l’Italia e l’Europa devono importare già da qualche anno proviene da coltivazioni Ogm? Non suggerisce nulla il fatto che si coltivano già 70 milioni di ettari di piante Ogm e che almeno due miliardi di persone mangiano cibi con Ogm in quantità ben superiore allo 0,9% consentito dalla Ue? E perché si dimentica che anche le varietà di mais coltivato, 10 volte più produttive di quelle degli anni ‘40, sono il risultato di ibridazioni che impediscono al seme di riprodurre gli stessi caratteri e che hanno provocato nell’opinione pubblica lo stesso allarme di oggi per gli Ogm?

Confutazioni ad hoc

Sorge il dubbio che non prevalga l’interesse per lo sviluppo sostenibile delle civiltà, ma il prurito antiamericano di qualche Lega di vago sapore giacobino e che si dimentichi le necessità alimentari degli 800 milioni di sottoalimentati di oggi e quella di un altro miliardo di uomini fra 25 anni, quando ci saranno minore superficie disponibile e più necessità di difesa ambientale. E questo per rincorrere il consenso elettorale dei già sazi consumatori italiani? In tema di salute vale la pena ricordare che anche la Commissione di Scienziati Europei, appositamente costituita, dopo 15 anni di ricerche, ha affermato che gli Ogm non hanno mostrato alcun rischio per la salute e per l’ambiente. Quindi assolti con formula piena.

Per inciso e per la cronaca, occorre anche dire che non vi è mai stato, nel mondo, alcun caso di morte o malattia causata da alimenti Ogm, salvo i casi di allergia, ormai risolti, diversamente dai tanti casi di avvelenamenti, malattie, epidemie, allergie causati dagli alimenti convenzionali, naturali o biologici. Tutto fa pensare che il caso Ogm sia stato montato da una campagna scandalistica con l’obiettivo di colpire le imprese produttrici multinazionali che piace identificare con il capitalismo e gli Stati Uniti d’America, che ha fatto presa sull’ignaro consumatore pervaso da quel timore per l’ignoto che la scienza ci ha inconsciamente comunicato facendoci conoscere estreme frontiere.

La seconda considerazione riguarda la convinzione che le piante Ogm provochino danni all’ambiente e questa sarebbe la motivazione più forte che ha spinto le autorità politiche piemontesi a condannare il mais ad essere distrutto d’autorità, senza un minimo di riflessione, presente invece nella soluzione lombarda. Personalmente penso che il rogo delle piante come il rogo dei libri tradisca, al di là delle leggi, un’isterica intolleranza contro la scienza e contro la proprietà altrui motivata da irragionevoli e teorici pericoli. I proclamati pericoli per la salute e per l’ambiente, mai dimostrati e solo paventati, si possono solo giustificare con la non conoscenza della fisiologia delle piante e delle pratiche colturali del mais, che un semplice agronomo è in grado d’insegnare.

Primo: soia, frumento, cotone, colza e leguminose sono autofecondanti, quindi non comportano alcun pericolo di diffondere semi Ogm. Il mais può fecondare piante fino a 200 metri, ma, come è noto, nessun seme viene utilizzato per la riproduzione perché il mais da seme si produce in ambiente controllato. Secondo: il mais Ogm contiene un gene che impedisce l’attacco della piralide, un insetto che può produrre danni fino al 40% del raccolto nella pianura padana, rendendo superflui i trattamenti antiparassitari, con grande vantaggio per i costi e per l’ambiente.

La soia Ogm è resistente ad un erbicida di rapida decomposizione, che consente, con un solo trattamento, di distruggere le erbe infestanti che possono provocare danni fino all’80%, in sostituzione dei tre o quattro in uso oggi. In ambedue i casi il vantaggio per l’ambiente è evidente. Ma è discutibile anche l’affermazione di temere la perdita della qualità dei prodotti coltivati in Italia, tesi cara al ministro Gianni Alemanno e al Presidente della Coldiretti. I prodotti Ogm non hanno caratteristiche qualitative o organolettiche inferiori, se mai superiori, a quelli convenzionali e il mais Ogm differisce da quello convenzionale solo per avere fra i 30.000 geni quello del bacillus thuringiensis, batterio che si usa abitualmente nella lotta biologica contro gli insetti.

Etichette doc

Resta il problema conclusivo di concedere ai produttori la scelta di quale tipo di mais o soia, per ora le specie modificate più comuni, coltivare con le norme di cautela relative a distanze e corridoi di rifugio per gli insetti, come avviene in America, e ai consumatori la possibilità di scegliere prodotti alimentari nei quali possano essere contenute materie prime geneticamente modificate, come sono certo avviene anche oggi, essendo ben informati su quello che mangiano. Gli alimenti con Ogm, dove sono consentiti, sono supercontrollati (cfr box a lato). Questo aspetto non è di facile realizzazione e forse, nel tempo, si dimostrerà superfluo, considerata la sostanziale equivalenza degli alimenti convenzionali e di quelli Ogm.

Buonsenso cercasi

Concludo con l’affermazione del Prof. Clives James, canadese, massima autorità nel campo delle produzioni agricole biotecnologiche, pronunciata durante una recente visita all’Università di Pavia, dove sarà costituito un centro internazionale sui prodotti agricoli transgenici, partendo dalla constatazione che esiste nel mondo una grande fraintendimento sull’utilizzo delle biotecnologie e citando i casi della Cina, del Brasile, del Messico e di altri Paesi: «I prodotti alimentari transgenici garantiscono la sopravvivenza delle popolazioni nei Paesi poveri del mondo, la riduzione degli insetticidi chimici, il drastico abbattimento dei costi alla produzione e al consumo, l’aumento del reddito procapite dei contadini, la protezione della biodiversità e la tutela dell’ambiente». Vogliamo accettare il progresso per noi e per l’umanità e chiudere un’inutile e antistorica crociata, o dobbiamo aspettare il buon senso dopo il prossimo turno elettorale?