L’Italia che sarà (se vince l’Unione)

Prodi_UnioneTempi n.15 del 06 aprile 2006

C’è una grande parte dell’Italia che un assaggio di governo unionista lo ha già avuto, e sa che di “segnali preoccupanti” ce n’è anche per la vita, per le libertà religiosa e di educazione, il lavoro, l’integrazione degli extracomunitari, le tasse, e molto altro ancora. Eccone una ricca ma non esaustiva carrellata.

di Tempi

Benedetto XVI, il 30 marzo, parlando di politica dinanzi ai membri del Ppe, s’è preoccupato di elencare quei «princìpi che» per i cattolici «non sono negoziabili», e «particolarmente i seguenti: tutela della vita, dal concepimento alla morte naturale; promozione della famiglia quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla equivalente a forme diverse di unione; tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli».

La ragione di questa cura del Pontefice l’aveva espressa a chiare lettere dieci giorni prima il presidente della Cei, aprendo il Consiglio permanente dell’assemblea. Ruini aveva parlato di «segnali preoccupanti» che «giungono da vari Consigli regionali, dove sono state presentate, e in qualche caso approvate, proposte riguardanti le unioni di fatto che equiparano i loro diritti a quelli delle famiglie legittime» e che «puntano a diventare legge dell’intero paese».

La Chiesa cattolica non si schiera, d’accordo. Né essa desidera essere schierata, come è giusto che sia. Tuttavia ci siamo fatti un giro per i “vari Consigli regionali” di cui sopra, e abbiamo scoperto che di motivi di sgomento Sua Santità ne ha in abbondanza, soprattutto – come si evince dalla cartina a lato – nelle Regioni di un certo colore. E non solo per quanto riguarda i Pacs: c’è una grande parte dell’Italia che un assaggio di governo unionista lo ha già avuto, e sa che di “segnali preoccupanti” ce n’è anche per la vita, per le libertà religiosa e di educazione, il lavoro, l’integrazione degli extracomunitari, le tasse, e molto altro ancora. Eccone una ricca ma non esaustiva carrellata.

Piemonte. La giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso (Ds) ha da poco presentato un ddl che «tutela la piena dignità delle unioni civili». La legge sul buono scuola continua a essere al centro dello scontro politico. Il centrodestra e la Margherita in difesa del buono scuola, il resto del centrosinistra pronto a ridimensionarlo drasticamente se non a cancellarlo. Inoltre la Regione sta per aumentare di un punto l’Irap (dal 4,25 al 5,25 per cento) alle banche piemontesi, cosa che le consentirebbe di incassare 55 milioni di euro. Gli istituti di credito non hanno però protestato.

Perché? «Viene da pensare – attacca il responsabile del credito di FI, Guido Crosetto – che le banche non si siano preoccupate di un simile esborso perché pensano di poterlo facilmente scaricare sui clienti e sui costi dei servizi». Interpellata sull’argomento, l’Associazione bancaria italiana preferisce non commentare. Certo è che, come avviene a livello nazionale, anche in Piemonte i vertici delle banche sono tutti vicini al centrosinistra. Il caso più eclatante è quello del SanPaolo Imi guidato dal presidente Enrico Salza, prodiano doc, in coppia con l’ad Alfonso Iozzo (Ds).

Stesso discorso per Unicredit, che in Piemonte è in mano agli uomini del vicepresidente Fabrizio Palenzona (esponente della Margherita). «Il salasso della Bresso – afferma Crosetto – è stato subìto con signorilità dalle banche perché viene da un ambiente “amico”: se vince l’Ulivo vedremo consolidarsi un’egemonia monocolore di politica e finanza, che continueranno a spalleggiarsi vicendevolmente».

Trentino-Alto Adige. La sinistra ha presentato in Regione una mozione, ancora in discussione, in cui si «invita il Parlamento ad approvare quanto prima una legge che introduca l’istituto del Patto civile di solidarietà, superando l’anomalia italiana e dando una concreta risposta agli inviti dell’Ue». S’è voluto anche «impegnare la giunta a predisporre proposte legislative e atti amministrativi per consentire ad ogni persona la libera manifestazione del proprio oientamento sessuale e della propria identità di genere».

Per quel che riguarda la scuola, la Provincia di Trento ha recepito in parte la riforma Moratti, ma ha aumentato gli organi di rappresentanza, in modo da rendere molto più complessa e lenta l’applicazione della stessa. Il Comune di Trento, dopo una chiassosa battaglia di piazza di repubblicani e associazioni gay, ha aperto a gennaio un registro per le unioni civili, per andare incontro alle necessità di «oltre duemila cittadini interessati a questa formazione sociale». Finora le iscrizioni al registro sono state 6.

Friuli Venezia Giulia Nella giunta regionale di centrosinistra guidata da Riccardo Illy, particolarmente attivo si mostra Roberto Antonaz, assessore all’Istruzione (Prc). Il Friuli è stato la prima Regione italiana ad aver istituito (legge 14/1991) il buono scuola per quelle famiglie che mandano i propri figli negli istituti non statali. Antonaz ha provveduto a ridurre sia il contributo sia il numero delle famiglie che possono beneficiarne.

Sempre Antonaz si è segnalato per le vivaci proteste contro la presenza di militari statunitensi ad Aviano (di cui Illy è stato nominato comandante onorario). La giunta, sebbene avesse promesso di cambiare la legge sulla famiglia nei primi cento giorni di governo, ancora non s’è mossa. Nella prima bozza presentata si fa riferimento alla famiglia «garantita dalla Costituzione», senza nominare l’articolo 29 («fondata sul matrimonio»).

Liguria. La Regione, guidata da Claudio Burlando (Ds), ha dato il via al percorso che porterà ai Pacs, inserendo le unioni di fatto nella legge che distribuisce diritti e denari in tema di servizi sociali e sanitari. Vi si legge al titolo I, “Norme generali”, art. 23 comma 5: «Gli interventi e i servizi destinati alla famiglia sono estesi ai nuclei di persone legate da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela e da altri vincoli solidaristici, purché aventi una convivenza abituale e continuativa e dimora nello stesso Comune». Facile capire che cosa si intenda con l’ambigua formula «vincoli solidaristici».

Emilia-Romagna. Lo statuto redatto e promulgato dal centrosinistra di Vasco Errani (Ds), nello spazio di cinque righe di preambolo diluisce le millenarie radici cristiane del territorio in un vago «patrimonio culturale, umanistico, ideale e religioso» di cui la giunta si dichiara «consapevole», affidando la fondazione della regione ai «valori della Resistenza al nazismo e al fascismo e sugli ideali di libertà e unità nazionale del Risorgimento».

Poi, grazie a combinazioni di concetti come «riconoscimento della pari dignità sociale della persona, senza alcuna discriminazione per ragioni di genere» e come la valorizzazione «delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona» (formazioni di cui la famiglia naturale sarebbe solo un esempio), di fatto apre a proposte come quella sui Pacs che lo Sdi ha recentemente avviato all’iter di approvazione. Numerose sono le leggi manifesto approvate dalla giunta di Errani.

Quella contro la vivisezione degli animali, ad esempio, è talmente animalista che avrebbe impedito qualsiasi tipo di ricerca alle università. Infatti è stata impugnata davanti alla Corte costituzionale. C’è anche una legge anti-Biagi (17/2005) che promette incentivi a chi “stabilizza” i lavoratori precari. «Pura demagogia» secondo il consigliere forzista Gianni Varani, visto che più sotto la legge stessa pone come condizioni alla distribuzione delle regalie che i soldi ci siano e che l’Ue non vi ravvisi un’alterazione della normale concorrenza.

Da tenere a mente poi l’immancabile legge anti-Moratti (12/2003) che Mariangela Bastico, assessore regionale alla Scuola nonché coordinatrice del “gruppo conoscenza” ds per la stesura del programma prodiano, promette di esportare a Roma. L’ultima trovata, però, è del Prc, che secondo Varani «dietro il termine “requisizione temporanea” nasconde un progetto di legge regionale per la requisizione di case sfitte da parte dei Comuni che somiglia più a un esproprio proletario che alla difesa degli svantaggiati».

Toscana. La Regione, per statuto, persegue sia «la tutela della famiglia fondata sul matrimonio» sia «il riconoscimento delle altre forme di convivenza» per le quali, ovvio, l’«orientamento sessuale» non è dirimente. «Un fatto che – prevede Paolo Bartolozzi (FI), vicepresidente del Consiglio regionale – porterà all’equiparazione di famiglie e unioni di fatto al momento di definire le graduatorie per l’edilizia pubblica».

Molti Comuni, fra i quali Firenze e Pisa, per le coppie di fatto hanno già istituito i registri. Con provvedimenti e proposte molto “progressisti” la sinistra toscana ha riempito di sé le cronache degli ultimi mesi. Ora autorizzando l’importazione della pillola abortiva Ru486 nell’ospedale di Pontedera e in altre Asl, ora proponendo la creazione in ogni Asl di safe injection rooms, stanze in cui ci si possa drogare con assistenza professionale.

Lo stesso Bartolozzi è stato autore di una recente interrogazione in Consiglio: «Poche settimane fa alcuni presidi toscani hanno negato al vescovo di Massa Marittima (Gr) il permesso di visitare i rispettivi istituti. Questo, però, proprio mentre, finanziata dalla Regione e dai Comuni interessati, Aleida Guevara, figlia del Che, incontrava gli studenti di alcune città illustrando, senza contraddittorio, come Cuba sia un paese democratico e invece in Italia manchi la libertà di espressione».

Sui rapporti con l’islam, per i lettori di Tempi sarà sufficiente ricordare la vicenda della mega-moschea promessa dal Comune di Colle Val d’Elsa, malgrado i contribuenti, alla mini-comunità musulmana della zona. Ultima segnalazione per l’amministrazione ulivista di Firenze: sulla base di un articolo dell’Unità in cui si calcolava in 800 milioni il costo per il Comune dell’esenzione della curia dall’Ici (un errore di almeno tre zeri), il Consiglio ha approvato a maggioranza un invito al sindaco «affinché si appelli alle istituzioni religiose fiorentine perché venga versato al Comune un contributo volontario pari all’importo dell’esenzione».

Un invito dove non solo «una falsità passa per verità», commenta Gabriele Toccafondi (FI), «ma addirittura si insinua che senza quei soldi il Comune non potrà assistere i poveri.».

Umbria. Nello statuto non vi è alcuna menzione al santo patrono d’Italia che all’Umbria deve i natali, Francesco d’Assisi. In realtà, in data 26 febbraio 2002, l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale aveva depositato una proposta di legge in cui l’articolo 1 recitava: «Il giorno 4 ottobre, ricorrenza di san Francesco, è considerato giorno festivo; la solennità è dedicata al riconoscimento del valore universale della pace e del dialogo interetnico ed interreligioso».

Poi anche tale riferimento dal sapore “pacifista” è stato tolto e, ricalcando la Costituzione europea che ha omesso riferimenti religiosi, s’è preferito scrivere che l’Umbria è «nata dalla Resistenza», «riconosce il valore dell’unità nazionale espresso nel Risorgimento» e tutela «ogni forma di convivenza». Proprio su quest’ultimo punto è stata depositata in Regione una proposta di legge targata Ds, Sdi, Rc, Verdi e Pdci che mette sullo stesso piano famiglie fondate sul matrimonio e unioni di fatto, anche omosessuali. La nuova norma prevede una sorta di cerimonia davanti al sindaco, offre agevolazioni su casa, fisco, previdenza, servizi. In un anno sono possibili anche 3 o 4 “riconoscimenti”.

Marche. Lo statuto della Regione guidata da Gian Mario Spacca si ispira «al patrimonio storico del Risorgimento, ai valori ideali e politici della Repubblica nata dalla Resistenza, ai princìpi di libertà, pluralismo e autonomia già sostenuti in seno all’Assemblea costituente dalle forze laiche e cattoliche regionaliste, alla tradizione laica e alla matrice religiosa che hanno segnato la storia delle Marche». Come altre Regioni, anche le Marche sono sul punto di approvare normative che riconoscano le unioni di fatto.

La Regione vanta di aver elaborato, prima in Italia, una normativa sul lavoro che «superi i limiti della legge Biagi». L’assessore al Lavoro, Ugo Ascoli, ha spiegato che tale provvedimento «ribadirà la centralità della regia pubblica nel collocamento lavorativo con scelte innovative». Tuttavia, finora, la “regia pubblica” della Regione ha dato risultati molto modesti. Come si legge nel “Piano trimestrale degli interventi per le politiche attive del lavoro 2004-06” – uno studio della Regione stessa – «i centri per l’impiego non riescono a intermediare più dell’8 per cento degli avviamenti complessivi».

Lazio. Effetti nel Lazio dopo un anno di governo di sinistra guidato da Piero Marrazzo: un taglio drastico al finanziamento degli oratori, delle parrocchie e degli istituti cattolici, a beneficio di interventi promozionali finalizzati «a una maggiore conoscenza della Regione», perfino all’estero. La rasoiata anticattolica vale complessivamente 200 mila euro. Per contro, la Regione s’impegna a farsi baluardo nella difesa delle coppie di fatto.

L’esecutivo regionale ha dato mandato di predisporre un atto legislativo, collegato della finanziaria regionale, che prevede forme di assistenza ai conviventi e a quanti risultino legati da vincoli affettivi. Fra i benefici, prestiti senza interessi, assistenza abitativa per la locazione, rimborsi delle bollette, parziale rimborso di Ici e tassa sui rifiuti.

Valore dello stanziamento preventivato: 1,5 milioni di euro, anche se, lamenta l’opposizione, una vera e propria legge sui Pacs non è mai stata approvata dal centrosinistra: «Per completezza d’informazione – ricorda Fabio Rampolli di An – bisogna dire che il titolo dello stanziamento in oggetto recita: “Misure sociali ed economiche a favore di persone in difficoltà e che non rientrano tra coloro che già fruiscono di benefici di cui alla legge regionale 32/01”. Cioè tutto e il contrario di tutto: potrebbe trattarsi delle coppie di fatto, delle coppie omosessuali, dei cittadini senza reddito, dei nomadi, dei senza casa».

Puglia. A fine gennaio la giunta guidata da Nichi Vendola (Prc) ha messo a punto un disegno di legge che «afferma il superamento della distinzione tra famiglie di diritto, fondate sul matrimonio, e famiglie di fatto», ovvero «insiemi di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione e da altri vincoli affettivi». Rispondendo alle critiche del presidente della Camera Casini, Vendola ha detto: «Abbiamo scritto la legge dando la massima considerazione alle osservazioni del mondo cattolico e delle gerarchie eccelsiastiche».

Il 2 febbraio, poi, l’assessore alla Salute, Alberto Tedesco, ha annunciato l’invio di una circolare a tutte le Asl per informare che «tutte le metodiche per l’interruzione volontaria di gravidanza sono utilizzabili in Puglia, compresa la Ru486». Va detto, però, che c’è anche una legge approvata dalla precendente giunta (di centrodestra) e non ancora abrogata, la quale prevede i buoni scuola. Manca ancora il regolamento. Speriamo bene.

Campania. La giunta e il Consiglio della Campania, «una Regione che nemmeno riesce a garantire il diritto alla salute dei suoi cittadini» ironizza il consigliere di An Crescenzio Rivellini, finanziano alcune associazioni culturali islamiche impegnate nella costruzione, nel centro di Napoli, di quella che promette di essere la moschea più grande d’Italia. Analogamente il “reddito di cittadinanza”, promessa e vanto del governatore ds Antonio Bassolino, verrà assegnato per almeno la metà a extracomunitari anziché a napoletani bisognosi.

«Come può essere altrimenti – si chiede Rivellini – quando, per esempio, le bollette della luce nel calcolo del punteggio vengono divise per il numero di componenti della famiglia? Chi ha quattro figli in casa è sicuramente penalizzato». Oltre all’assessorato per i Diritti civili, la sinistra campana ha inaugurato anche un’apposita commissione.

La guida un consigliere ds, Luisa Bossa, e porta avanti una serie di proposte di legge sui Pacs che (dopo le elezioni) saranno portate in aula. Avanza pure il fronte abortista, di cui fa parte perfino il margherito demitiano assessore alla Sanità, Angelo Montemarano, il quale ha autorizzato la sperimentazione della Ru486 a Caserta e in un ospedale della provincia di Napoli. Per quanto riguarda l’educazione, basta ricordare che da due anni l’assessorato all’Istruzione distribuisce alle scuole l’Agenda della Pace, dove, per dire, manca la Pasqua e il 25 dicembre è spiegato così: «Natale, amare anche i nemici».

«Il fatto – chiude Rivellini – è che la sinistra ha la testa a spasso per il mondo. La Provincia di Napoli ha un assessorato alla Pace (presieduto dalla Daimmo, Prc) che spende i soldi dei contribuenti per spedire delegazioni in Chiapas e in Palestina. Non si poteva cominciare da Scampia?».

Sardegna. Ad Atzara (Nu), 1.280 anime e zero conviventi more uxorio, la giunta guidata dal Pdci ha istituito un registro per le coppie di fatto. A novembre la Regione, per bocca dell’assessore alla Sanità, Nerina Dirindin, ha autorizzato gli ospedali ad avviare la distribuzione della Ru486 «se le Asl ne faranno richiesta». Nessuna notizia sul numero di domande pervenute ai produttori. I lettori di Tempi, poi, sanno bene come la pensino Renato Soru e la sua giunta democratica sulla libertà di educazione.

A prescindere dai singoli provvedimenti, pur significativi, con cui la Regione mette in pericolo l’esistenza stessa delle scuole non statali (in barba alla legge Berlinguer-D’Alema sulla parità), vale la pena ricordare qui che cosa ha sostenuto Mr. Tiscali in un convegno tre mesi fa: «Finora siamo stati costretti a ricorrere al contributo dei privati, specie per la scuola dell’infanzia. Mi auguro che Stato e Regione investano di più per creare scuole materne bellissime e per non lasciarle nelle mani dei privati».